TRUCIOLI SAVONESI spazio di riflessione per Savona e dintorni Laddove c’è Piazza della Libertà e prima
“piazza del Re”, arriva Sogno L’orgoglio di Alassio, un piduista fa battere il record in Liguria Un fedele di Licio Gelli tra gli applausi di
ex democristiani e leghisti alassini Alassio – Prima di
decidere di onorare la Medaglia d’oro della Resistenza, conte
Edgardo Sogno, il suo “parigrado” conte Marco Melgrati, primo
cittadino di Alassio, tra i più votati sindaci della storia alassini,
pare abbia chiesto “benedizioni, lumi ” e “pareri autorevoli”. I
maligni, ma poco vogliono crederci, assicurano che il “semaforo
verde” l’abbia acceso il ministro, di ferrea famiglia ex
democristiana imperiese, Claudio Scajola. E questo nonostante – come ha descritto con
documenti Trucioli Savonesi nel numero 230 del 17 gennaio 2010
(vedi…), il patriarca della Dc ligure Paolo Emilio Taviani, avesse
già rivelato e confermato il fallito “golpe bianco” nel 1974,
quando ricopriva la carica di Ministro dell’Interno. L’ha scritto
nel suo libro, pubblicato dopo la morte, nel 2002. Tra i “cospiratori” del mancato “colpo di
stato” figurano anche Pacciardi, Brusio (?) ed il generale
Palumbo, comandante della Divisione Carabinieri Pastrengo
che, con Sogno, risultarono iscritti alla loggia massonica
segreta P 2, a seguito dell’archivio trovato e sequestrato a
Castiglion Fibocchi (Arezzo), nella fabbrica di materassi di
Licio Gelli. Edgardo Sogno aveva
ricevuto la tessera n. 786, per Palumbo la n.62. E ancora – ma
non vogliamo fare anticipazioni eccessive – Sogno trascorse parte
della sua latitanza, a seguito di un ordine di cattura, anche a
Savona, ospite del fratello, di amici e dove rilasciò un’intervista
a La Stampa. Nello stesso periodo – o meglio pochi giorni dopo-
ci fu il primo attentato, poi seguì quello alla casa del senatore Dc,
Varaldo. Ai sempre presenti “smemorati” vale la
pena riproporre la pagina 12 della sentenza del giudice istruttore di
Savona, Antonio Petrella, del 12 gennaio 1981, in cui è scritto: <….Affiora
pure dalla lettura dall’incarto processuale il tentativo, essenzialmente
fatto dal Giudice Istruttore, di ipotizzare un collegamento degli
attentati con la posizione c.d. Liberal-Nazionale facente capo a
Edgardo Sogno (già inquisito dal giudice Violante a Torino;
la cui presenza a Savona era stata segnalata nei giorni precedenti
l’attentato del 25 febbraio 1975. In realtà pur dovendosi riconoscere
che lo svolgimento della indagine fu complicato da seri problemi da
ordine pubblico(tra l’altro fu stranamente sospesa l’esecuzione di
perquisizioni domiciliari nei confronti di quattro aderenti all’estremismo
di sinistra nel Savonese) deve affermarsi con un giudizio a
posteriori fondato sulla estrema modestia del materiale di valutazione a
disposizione del Giudice istruttore, che non indagò proficuamente in
alcuna direzione…>. Il ministro dell’Interno Taviani- che
pure difficile credere non fosse addentro ad alcune segrete cose dei
palazzi romani e morì “povero”, da statista, con molti segreti taciuti
in pubblico – ha scritto e Trucioli l’ha già reso noto che <…il
comandante medaglia d’oro Edgardo Sogno si è posto con i suoi
atteggiamenti e la sua proclamata linea politica, fuori dalla
Federazione Italiana Volontari della Libertà…e quando venni
interrogato dal giudice (Taviani) non volli infierire su Sogno…e
fu cosi prosciolto>. E aggiunse: <Dalle confessioni postume di
Sogno e da quelle di Li Gobbi, altra medaglia d’oro della
Resistenza risulta oggi che le intenzioni del golpe
sussistevano…ed abortì perché….Il Congresso della Federazione
partigiana deliberò che, con la sua latitanza, di fronte alla
convocazione della magistratura, Sogno si era posto fuori dalla
nostra Federazione…>. Un particolare, ai più sfuggito nel corso
degli anni. Anche ai cronisti savonese e “inviati speciali” che
seguirono le tre inchieste sulle bombe di Savona. Lo rivela lo stesso
Taviani nelle sue memorie autentiche, dove scrive che informò della
vicenda Sogno, Carlo Russo, ex ministro di Savona, che in realtà,
col senno del poi, nulla disse tra i molti commenti dei politici,
proprio sulla tristissima e tuttora oscura stagione delle bombe di
Savona. Taviani precisa inoltre di aver <incaricato Russo
di parlare con Brosio che lo contattò e lo convinse al riserbo>. Chissà se un giorno si avvererà la profezia
di Pertini che in un comunicati ai lavoratori dell’Italsider di
Savona scrisse, tra l’altro: <Un giorno sapremo chi sono i burattinai
che hanno guidato la mano dei terroristi>. Il professor Massimo Macciò di Savona,
autore del primo libro sulle bombe e quasi pronto per la seconda
edizione (assai più tormentata e rischiosa) con alcune novità “davvero
interessanti e inedite”, sta cercando la collaborazione di quanti
possono aggiungere qualcosa di più su ruolo e su ciò che sapeva lo
stimato parlamentare e già giudice della Corte Europea, Carlo Russo. Concludiamo ricordando che la scelta della
giunta Melgrati, in cui non mancano esponenti (almeno per quanto
riguarda la fondazione alassina) dei Circoli della Libertà e del Buon
governo di Marcello Dell’Utri, avrà fatto tutte le valutazioni del
caso su “Piazza Sogno”. A completezza informativa si
aggiunga che Melgrati, prima ex monarchico, poi esponente della
Dc alassina figurava tra i membri dei consigli di
circoscrizione (quartieri e frazioni), in base ad un accordo tra i
partiti, per Solva. Con lui sedevano: Gino Palli, Domenio
Russo, Domenico Gallizia e Bruno Sibona, tutti del Pci. Melgrati unico
esponente Dc, Gino Mugnaini e Carlo Stalla (Psi), Paolo Nattero,
Giovanni Verzeroli, Emanuele Cattaneo (Psdi). Rinviamo alla prossima puntata
la pubblicazione degli atti giudiziari, per evitare l’ingolfamento
di notizie, e che avevamo preannunciato, sulla presenza di Gianni
Melluso “detto Il Bello” ad Alassio e dintorni. Con una raffica di
rapine a banche ed ufficio postali. Melluso fu il “grande
accusatore” di Enzo Tortora al quale Alassio, ha dedicato
una via, in contemporanea a Sogno. Tortora “martire” di un
errore giudiziario a causa del “pentito” Melluso ed altri. Chi
ospitava la gang di Melluso in “missione speciale” in
Riviera? Si aggiunga che a sponsorizzare o meglio difendere
l’intitolazione di piazza Egdardo Sogno si è schierato –
criticando lo stesso avvocato Bottelli, con una mezza pagina de
La Stampa -, Pier Franco Quaglieni di Albenga. Da
scrittore e storico ha scritto: <…non può essere
ammissibile l’odio oltraggioso verso una Medaglia d’Oro della
Resistenza…Sogno anticomunista…troppo astio fazioso nei suoi confronti…>.
Forse anche per questo il sindaco Melgrati, smentendo lo
stesso Taviani, ha eliminato “Piazza della Libertà”
per regalare alle memoria ed ai valori culturali degli alassini “Piazza
Sogno”. R.T.
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