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Integralisti e infiltrati - 1

di Milena Debenedetti


Più e più volte, sino alla nausea, da queste pagine ho ripetuto la litania, l’invocazione ai vari gruppi, alle associazioni, ai movimenti, per trovare un coordinamento, un’unione, una rete, dove ciascuno potesse essere pari grado, mantenendo le proprie priorità e la propria indipendenza di pensiero e azione, ma al tempo stesso ci si potesse coalizzare quando necessario, in nome di scopi comuni e condivisi, locali e non, civili e politici e ambientali ed economici e sociali e chi più ne ha, più volonterosamente ne metta. Il tutto, ovvio, per un maggior impatto ed efficacia dell’azione stessa

Bene, non dico che questo obiettivo sia disatteso, o accantonato, non dico che non si siano fatti passi in avanti in tal senso, che non vi siano altri che la pensano nello stesso modo, anzi. Peccherei di eccesso di pessimismo, se non ammettessi che ora inizia a esservi maggior condivisione, se non altro di informazioni, una rete di conoscenze anche personali, il che aiuta, perché è molto meglio vedersi in faccia fra persone, piuttosto che per sigle via web. Che certe persone fanno volonterosamente da ponte fra movimenti.  Che certi movimenti stanno facendo il salto di qualità. Che si iniziano a scorgere segnali promettenti, persino qualche risultato. E sorgono nuovi fermenti, nuove consapevolezze, come il Popolo Viola. Grazie anche alla novità di Facebook, la prova che uno mezzo  tutto sommato frivolo può diventare utilissimo ausilio.

 

Ma sono passetti troppo timidi, troppo lenti. Mentre, al contempo, come ben sappiamo, chi vuol decidere tutto il peggio per il nostro territorio e per la comunità si muove spedito come un sol uomo, in nome del miracoloso potere del denaro.

 

Lamentavo, sempre in quelle mie periodiche litanie, le cause che rallentano i processi virtuosi: diffidenze, ideologismi, vecchi rancori personali, monomanie su singoli obiettivi, protagonismi e aspetti caratteriali, disorganizzazioni, fraintendimenti, impegno a intermittenza di alcuni causa ovvie priorità familiari, lavorative, di salute eccetera.

 

Spesso non c’è dietro vero malanimo, anzi, per certi versi una  dose di spontaneità è il substrato stesso, l’ideale terreno fertile del movimentismo, lo rende agile e vivace, diverso e non inquadrabile. Altrimenti il rischio è sempre quello, saltando il fosso o crescendo troppo, di irrigidirsi nel classico burocratismo da partiti, e allora siamo alle solite, si combina niente, si duplica l’esistente e il rinnovamento va a farfalle.

 

Però neppure si deve esagerare con il “caos primordiale”.

Adesso, proprio in virtù di quei segnali e risultati di cui accennavo sopra, e in virtù del momento di urgenza che viviamo, siamo entrati in una seconda fase, e lo scenario è cambiato: come nei videogiochi, quando sali di livello, arrivano nuovi e più temibili nemici e pericoli.

 

Da una parte, buon segno: vuol dire, appunto, che stiamo crescendo e qualcuno inizia a preoccuparsi.

Dall’altra, però, è ovvio che aumentino i problemi, e che si rischi la crisi di crescita che azzoppa.

Il tutto, guarda guarda caso, in concomitanza con la possibilità che si creino liste civiche per i prossimi appuntamenti elettorali.

 

Un po’ tutti i partiti le temono come la peste. Il panorama attuale di spartizione delle preferenze appare abbastanza delineato,  ma la paura è per quegli altri: quel quaranta per cento e passa che sono diventati ormai a tutti gli effetti, e per varie cause, fantasmi del voto, ma che sono comunque  mediamente molto, molto inferociti, esasperati, e che se si risvegliassero, se si aggregassero, se trovassero qualche motivo per non dire più “tanto sono tutti uguali”, allora sì che sarebbero dolori.

 

Meglio che rimangano assenti, per non fare danni agli equilibri già decisi e consolidati.

 

Così, ecco entrare in campo nuove forze, ecco crearsi strane e impreviste intese.

Si leggono dichiarazioni sibilline. Si lanciano offese e insinuazioni. Si alzano violenti polveroni. Gli amici diventano nemici, e viceversa.

Tutti percepiscono il nervosismo, la confusione, la sensazione di avanzare in una nuova nebbia, con pesanti bastoni di traverso.

Molto più difficile, all’interno della confusione, discernere chi ne sia veramente l’innesco.

E di innesco è appropriato parlare, primo perché trattasi di miscela esplosiva, in grado di fare gravi danni, secondo perché effettivamente la miccia, di solito, non è che uno pezzetto di spago.

E le “micce” qui sono pochi, pochissimi infiltrati con intenti affatto limpidi, abili nella dialettica, che si presentano molto bene e sanno agire trovando i punti deboli di persone e gruppi, e gli argomenti giusti per suscitarli. Ne abbiamo già assaggiato alcuni validi esempi.

 

Per quanto siano pochi e sia facile sospettarli, il difficile è isolarli o accusarli con chiarezza. Perché si mimetizzano molto bene, assumendo le fattezze e i modi di chi li circonda.

 

Si confondono  all’interno di una categoria molto diffusa nei gruppi, e in generale fra chi si oppone e protesta con più calore e convinzione: gli integralisti, i talebani.

La prossima volta vado nel dettaglio, sono specie umane interessanti.

....continua la prossima settimana

 

Intanto vi ricordo che  il prossimo Sabato 30 gennaio, in piazza Saffi, dalle 16 alle 19, in concomitanza con molte altre piazze d’Italia e con l’adesione di ANPI SV, Prc SV, Amici di Beppe Grillo SV,

 il Popolo Viola di Savona organizza  un SIT-IN in difesa della Costituzione.

Un’iniziativa di sensibilizzazione e partecipazione per tutti coloro che, indipendentemente dalle loro idee politiche, ritengono fondamentale il Documento alla base della nostra Democrazia e intendono difenderlo dagli attacchi pericolosi che sta subendo.

 

 

Milena Debenedetti 

Il mio ultimo romanzo  I Maghi degli Elementi