TRUCIOLI
SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni Si parla solo di riabilitazione e
tangenti, ma chi ignora la prima "emergenza nazionale" Craxi scriveva a Cederna <Io l'ambiente lo difende nei fatti> La difesa del suolo, tra le bandiere
del leader socialista, dimenticata da censori e untori Trucioli Savonesi
non è il blog con la potenza di fuoco di Beppe Grillo.
Siamo gli ultimi della classe. Alla maggioranza dei lettori non
interessa documentarsi, conoscere la storia attraverso atti ufficiali,
pagine di cronaca, dichiarazioni ed interviste dei protagonisti. Sapere
e conoscere quanto è stato scritto, diffuso (non in forma anonima) su un
personaggio, un problema, un progetto, un impegno di spesa, persino una
solenne promessa. Va di moda ed ha successo l'effimero, la
"memoria breve" e le poche eccezioni hanno una platea da "una
tantum". Ignorata se va bene oppure messa alla berlina.
L'accusa: comunisti, maoisti, estremisti, infangatori di professione,
qualunquisti. Insomma giudicare la nostra storia e quella
degli uomini pubblici solo con un metro "magico", in chiave
opportunistica, dei ventaggi di gruppo, di casta, di fazione, di lobby.
Laiche e cattoliche. Onlus (quotidiani) o Spa. Srl. E' il tragico momento che sta vivendo da
qualche decennio il nostro paese. Non è farina del nostro sacco. Semmai
lo spaccato descritto dalla stragrande maggioranza della stampa
mondiale. Al punto che Beppe Grillo - ed in questo
possiamo essere in sintonia e parzialmente testimoni -
nell'ultima puntata di Santoro ha ricordato: <Posso
dimostrarvi che un italiano o comunque si è più informati delle segrete
cose e vicende italiane leggendo la stampa estera, guardando le
televisioni estere, i mass media internazionali che non in casa
nostra...>. Bene, il nano Trucioli Savonesi
propone una pagina dell'Espresso - il glorioso
settimanale, rimasto quasi in solitaria dopo che Panorama
è passato alla corte di Berlusconi - del 25 gennaio
1987. Ventitrè anni fa esatti. Un intervento forte, capace di andare al
cuore del problema, diretto, come sapeva fare il Craxi
nella sua forma più diretta, esplicita, senza fronzoli. Che piaceva,
affascinava, anche al nostro concittadino savonese Sandro
Pertini. Era il presidente del consiglio
in carica che rispondeva, documentato, all'ottimo giornalista
Antonio Cederna. Un Bettino Craxi, socialista
ed ambientalista, ignorato nel "tema specifico" persino da quel
Luca Josi, origini di Pietra Ligure, figlio
dell'ex assessore regionale socialista della Regione Liguria
e attuale consigliere comunale di minoranza, Giuseppe (Pino) Josi,
che avrebbe reso un ottimo servizio alla completezza di informazione -
tenuto conto della indiscussa conoscenza e preparazione sul craxismo -. Ma l'ambiente rischia di essere "etichettato"
con quelle battaglie talebane di chi è "sempre contro".
Con gli effetti di essere spariti, almeno in Italia, dal Parlamento. Non
certo per colpa degli elettori italiani. Ma anche dei tanti Pecoraro
Scanio, italiani, a volte ministri. Proprio nei decenni in cui la difesa del
suolo diventa emergenza nazionale, ma fa notizia da prima pagina solo in
presenza di morti, disastri, cemento depotenziato nelle
costruzioni pubbliche e private. Facendo finire in secondo piano la
assai più diffusa corruzione ambientale, elevata a sistema,
grazie al banditismo ambientale dei colletti bianchi. Eppure ci si accanisce
sugli anni in cui Craxi "regnava". Sarà
utile per non dimenticare o santificare. Ma oggi con l'edilizia selvaggia che impera
trasversalmente, altro che fondi neri in Svizzera da 37 miliardi di
lire, fatti sparire da quel marpione di Raggio e che
pure sono una vergogna nazionale. Un mistero craxiano, da tesoretto
"ignoto", ma noto. Da anni lo scempio del territorio, da Nord a
Sud, con rarare eccezioni a macchia di leopardo opera di sindaci
coraggiosi, coscienziosi, fa da padrone. E i pochi interventi preventivi
e repressioni sono lasciati all'impegno dei vituperati magistrati e loro
stretti collaboratori. Che dire dei generosi e ripetuti condoni
edilizi in stile berlusconiano? Fino a 900 mq di superfice
complessiva. Non a caso il "padrone di Arcore" non
straparla mai di ambiente, salvaguardia di questo bene
comune, saccheggiato, derubato da mafiosità culturale sempre più
radicata e che produce degrado sommo. Fabbrica di corruzione e
profitti illeciti a catena. Nulla di nuovo, nè di misterioso, bensì la
quotidianità conosciuta, vissuta da centinaia e megliaia di
professionisti, imprenditori, operatori del settore di tutta Italia. La testimonianza, quel capitolo positivo di
Bettino Craxi viene testardamente ignorato, persino
dagli untori d'occasione che rispondono al nome di Minzolini
e dintorni. Emilio Fede e dintorni. Denis
Verdini, gran massone e dintorni. Forse non è un tabù, un affare di Stato, da
servizi segreti, perchè non si debba esaltare di fronte all'opinione
pubblica le riflessioni ad alta voce del presidente Craxi
a "difesa vera del suolo italiano". I meccanismi pervarsi
mai sciolti. Prendiamo nella lettera di Craxi a
Cederna ( vedi tutto....l'articolo) una
frase: <...Se in Italia è invalsa l'abitudine di intervenire sul
territorio a catastrofe compiuta non è certo per sbadataggine o
ignoranza. Il fatto è che ogni intervento sul territorio, per
risanamento o per tutela, colpisce interessi concreti di
istituti, di enti locali, di attività economiche industriali e agricole;
e per piegare questi interessi concreti sono necessari
ferma volontà politica, consenso, forza di persuazione; è necessaria la
diffusione, la propaganda di una nuova cultura che identifica nel
territorio un grande patrimonio comune, una grande risorsa da tutelare e
da potenziare per trarre benefici che sarebbero vanificati da un
ulteriore saccheggio e da un ulteriore degrado.
Non è giusto allora puntare il dito accusatore di omissioni e di ritardi
verso un governo, il primo governo italiano che ha dimostrato volontà
politica e impegno concreto per i problemi ambientali>. E cosi concludeva il presidente
Craxi: <Quando si ha davvero voglia di vincere una
battaglia, il primo compito è quello di individuare con la maggiore
chiarezza possibile le forze in campo, chi è a favore e chi è contro.
E' un interrogativo che, anche in questo campo, io mi sono dovuto porre
spesse volte>. I bravi e "liberi" giornalisti, da
Scalfari a Santoro, a Travaglio, a Pansa, a Bocca, Augias e
tanti altri, ricordandoci il Craxi "tangentaro", in
sintonia con Berlusconi, Ligresti e soci, farebbero
opera meritoria illuminare le coscienze e le conoscenze su quella zecca
di "denari da corruzione diffusa" prodotta
dall'abusivismo, dalla corsa alle aree edificabili, dal mare alle
colline, sui pendii e a ridosso dei pendii, dalla violenza perpetrata
all'esistenza del mare e delle sue correnti (vedi erosione
costante), dai ritardi dei piani regolatori, dei Puc;
ritardi e inadempienze tollerate, impunite che producono
varianti a persona, a società, a "peso d'oro" anche se non
mancheranno eccezioni. E' quanto emerge dal piccolo osservatorio
di vecchio cronista di strada e di provincia. Ma in Italia bisogna essere nel "circuito"
giusto persino per ricordare che sull'Ambiente e sulla
tutela del territorio, Bettino Craxi, dimostrava di
essere uno statista. Non lo diciamo noi, l'ha scritto di suo pugno,
documentandolo. O era un falso d'autore pubblicato dall'"Italia
che frana"? L.Cor.
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