Le
auto sfrecciano veloci, un boato, il rombo del
motore e poi lo spostamento d’aria. Un turbinio
che
pare voglia risucchiarmi via.
Lo stringo come se quel mazzo
di rose potessi proteggermi da questo mio
camminare su di una stretta striscia di freddo
asfalto grigio.
Cammino fino a raggiungere il
semaforo.
Cammino e raggiungo quel faro
d’acciaio.
Lego le rose.
Lego quell’ultimo, invano,
saluto a te.
Le rose resteranno lì,
appassiranno poco a poco, perderanno il loro
brillante colore.
Resteranno lì fino ad appassire, fino a quando
un turbinio qualsiasi le strapperà via facendole
volare lontano, disperdendole
nell’aria.
Nulla invece potrà strappare
via il dolore che sento per il tuo non essere
più.
*Cristina
Ricci,
quarantun anni,
abita a Spotorno,
ha
pubblicato il
suo primo
romanzo (La
montagna d’acqua
– ed. Il Filo,
Roma),
un altro
recentemente
finito e tanta
voglia di
scrivere.
A questo
“scarno”
curriculum si
può aggiungere
la
collaborazione
con il blog
dell’Udi
Savonese per il
quale Cristina
Ricci ha scritto
alcuni pezzi
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