TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
LA
TRASFORMAZIONE DELLA DESTRA SOTTO
LA LENTE DI INGRANDIMENTO In questi
mesi è apparso evidente l'apparire di uno scontro a destra,
personalizzato da un lato dal Presidente del Consiglio e
dall'altro dal Presidente della Camera, inteso da molti quale una
tattica di logoramento da parte di quest'ultimo nel gioco dell'eventuale
successione e da altri quale un vero e proprio spostamento d'asse, da
parte di un settore del PDL verso la ricerca di nuovi spazi e,
forse anche di nuove alleanze. Ci è
parso, quindi, il caso di scavare meglio nella realtà di questo
confronto, allo scopo di verificare anche una possibilità di proposta
politica tale da diventare oggetto di dibattito, tra le diverse parti in
causa. Quel che
è certo è il fatto che la posta in palio appare essere l'esito del
processo di trasformazione della destra italiana, arrivata per tappe
successive, in ragione principalmente dei fatti dell'89 (più ancora che
di Tangentopoli) ad assumere stabilmente la guida del Paese. Da un
lato, la parte maggioritaria del PDL legata al Presidente del
Consiglio ed alla forte caratterizzazione personalistica che questi sa
imprimere all'azione politica, punta a portare a termine la forma
surrettizia di trasformazione del sistema, avvenuta nel corso di questi
anni principalmente nel costume e in alcuni ambiti della società,
introducendo in Italia una sorta di “modello gollista” (la definizione è
del senatore Quagliariello, in risposta ad una domanda rivolta da
Giuliano Ferrara, sul modello che avrebbe dovuto assumere la
destra italiana per poter durare al governo riuscendo a collegarsi con
gli establishment europei ed americani), adeguando così la Costituzione
formale a quella materiale ( è questa l'insidia vera delle cosiddette
“riforme condivise”). Si
tratterebbe del punto di arrivo della caotica transizione italiana,
avviata all'inizio degli anni '90 del XX secolo: la pianta
dell'invenzione “partito personale” , creato dall'attuale
Presidente del Consiglio, si è rivelata la specie che si è meglio
adattata nella circostanza. Ma
l'incognita della tenuta di una coalizione di centrodestra nel momento
in cui il suo fondatore fosse costretto a cessare il ruolo di “federatore
nazionale” svolto fin dal 1994 (ricordate l'alleanza con la
Lega al Nord, quella con il MSI al Sud?) rimane tutta
da scoprire. Qui entra
in gioco il ruolo del Presidente della Camera e della pattuglia dei suoi
seguaci. Secondo
questo “pensatoio” la storia degli ultimi sessant'anni
dimostra che le democrazie europee, pur se molto differenziate al loro
interno, possono conoscere “cicli politici convergenti” con periodiche
ondate politico – culturali capaci di attraversare le diverse nazioni,
ed influenzarne le dinamiche politiche interne. E' stato
il caso della stagione socialdemocratica dal dopoguerra fino agli anni
'70, di quella neoliberista degli anni '80 o della “terza via” di
Giddens e Blair negli anni '90. Le
trasformazioni sociali ed economiche avvenute nell'ultimo ventennio
starebbero favorendo la comparsa di una inedita stagione politica.. La destra
riformista, immaginata dal Presidente della Camera, a questo punto,
dovrebbe essere una “destra riformista”, in grado di
indicare la possibilità di affermazione per un nuovo soggetto,
pragmatico, post-ideologico, laico e modernizzatore; rispettoso dei
diritti individuali e per certi versi persino “libertario”. In grado
di sfidare la sinistra sui suoi stessi terreni, dall'ambiente, alle
politiche di integrazione nei confronti degli immigrati. Immigrati
verso i quali si pensa ad una “cittadinanza del ventunesimo secolo”
ed ai quali si chiede un atto volontario di amore per il paese nel quale
si è nati o che si è scelto come propria patria. A questo
modo “nuovi e vecchi italiani posso ritrovarsi uniti”, nella nuova
prassi della cittadinanza “nazionale ed europeista al tempo stesso”. La destra
italiana, in particolare quella che dal 1995 si è riconosciuta in
Alleanza Nazionale, avrebbe intrapreso un lento lavoro di revisione
critica che, negli ultimi tempi, ha conosciuto un'accelerazione,
permettendosi di porsi in sintonia, sul piano ideale, dei programmi,
dello stile e della mentalità, con le esperienze europee di “destra
nuova” (da Sarkozy, a Cameron, ai moderati svedesi di
Reinfeldt). Come
mostrerebbe, del resto, su di un versante diverso, il lavoro nel senso
della revisione dell'ortodossia ideologica liberista, avviato dal
Ministro dell'Economia. Dove il
Ministro dell'Economia, può rappresentare anche quel raccordo con il
Nord e con la Lega necessario per riequilibrare il tradizionale
insediamento sudista di AN. Questo,
dunque, riassunto molto schematicamente il livello dello scontro a
destra, verso il quale sarebbe davvero un errore rispondere con l'idea
della riforme costituzionali “condivise”, perché il solo terreno
possibile, in queste condizioni, per andare ad un confronto sarebbe
quello del completamento dell'ipotesi gollista (non a caso la
Bicamerale D'Alema nel 1997,prevedeva il semipresidenzialismo alla
francese). In quel
modo non si possono creare alcune condizioni per una normalizzazione del
sistema politico italiano. Quale
proposta potrebbe allora essere avanzata, per fare in modo che lo
scontro si chiarisca fino in fondo e maturino condizioni diverse? Restiamo
nel campo della politica istituzionale: l'idea potrebbe essere quella di
una forte campagna per la modifica della legge elettorale in senso
proporzionale; il modello tedesco (si potrebbe discutere sulla soglia di
sbarramento) potrebbe essere utilizzato al proposito, anche perché
comprende un altro elemento molto importante al fine di affrontare la
prossima fase politica; quello dello svincolarsi dalla imposizione
relativa alle coalizioni necessariamente costruite prima delle elezioni. Un
ritorno all'indietro per molti, un passo verso la chiusura dell'infinita
transizione per altri. Savona,
Dicembre 2009
Franco Astengo
|