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Dipende anche da noi, da tutti noi


di Milena Debenedetti

 

Andando controcorrente, non chioserò sulle deprimenti vicende, su una telenovela ormai sconfinata in farsa horror, che sta monopolizzando l’interesse dei media e continuando a devastare il paese, con pericolose involuzioni autoritarie dietro l’angolo.

 

Mentre qui si disquisisce di clima politico più o meno acceso, più o meno avvelenato, c’è un altro clima che dovrebbe starci a cuore, molto più importante di quelle che, al confronto, sono povere beghe da pollaio.

Ed è il clima di cui si sta discutendo a Copenaghen. Mea culpa, non ho seguito a sufficienza l’iter, so solo che, a dispetto delle accalorate manifestazioni di tante organizzazioni ambientaliste e civili, sarà difficilissimo raggiungere un’intesa significativa.

 

Perché? Molto semplicemente perché il sistema economico mondiale lo impedisce. Le basi stesse su cui si regge, della crescita, del consumo, della finanza, del benessere basato sul possesso e l’acquisizione, della creazione di nuovi bisogni artificiali, della manipolazione, del debito, della ricchezza sterminata nelle mani di pochi, dell’ingordigia senza limiti, della sproporzione, dell’ingiustizia elevata a sistema, dell’economia finanziaria elevata a filosofia e religione fondante…

…queste basi, dicevo, sono all’antitesi di tutto ciò che sarebbe necessario per porre un freno al disastro e dare un’inversione di tendenza. Sarebbe un suicidio, per il sistema stesso. E visto che a decidere sono gli stessi che gestiscono il sistema, dubito fortemente che vogliano o possano “suicidarlo”.

Senza contare che abbiamo “pezzi”, componenti del sistema con bisogni incompatibili: paesi poveri, paesi emergenti, nuove potenze, stanca Europa con buoni propositi (e debolezze interne),  USA a metà del guado. Pezzi che non si possono incastrare tra loro, come in un irrisolvibile puzzle.

Dunque, nutro poche speranze. Al più si arriverà a un accordo tamponante, belle parole e buoni propositi, senza molto di consistente, come purtroppo sta accadendo per Kyoto.

( *Nota: ho scritto venerdì questo pezzo, sembra che le conclusioni confermino le mie aspettative*)

L’Italia in tutto questo si distingue. Secondo i dati dell’associazione German Watch sui cambiamenti climatici, segnalati da Beppe Grillo sul suo blog...VEDI  

siamo tra quelli messi peggio, quanto a emissioni, vera e propria maglia nera. E pensare che un tempo eravamo fra i primi a firmare e a impegnarci, almeno sulla carta, per questi trattati. Almeno a parole.

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Ora, via! Liberi tutti, senza freni inibitori. Del resto, mi bastava guardare in faccia la Prestigiacomo, carica di borse dello shopping di lusso,  per capire che fine avrebbe fatto l’ambiente con questo governo. Non voleva la carta igienica riciclata nei bagni del ministero perché “brutta”, così grigia.

Questo dice tutto, più di mille parole.

C’è indubbiamente di che scoraggiarsi, come cittadini del mondo e ancor più come italiani.

Tuttavia, non dobbiamo mai dimenticare una cosa: il sistema, per funzionare, ha sempre e comunque bisogno di noi.

Se siamo preoccupati, se non ci piace questo mondo di rapina che hanno creato, possiamo, ma soprattutto dobbiamo, riflettere, a partire dai nostri costumi quotidiani.

Ricordarci che ogni piccolo gesto ha influenza, che la nostra responsabilità non viene mai meno.

Che esiste comunque un filo invisibile, ma reale, che ci lega direttamente a quella centrale che abbiamo davanti a casa, a quell’inceneritore che vogliono costruire, all’ambiente avvelenato.

Possiamo agire in privato, e come cittadini, ripartendo dai Comuni. Ogni piccolo gesto quotidiano è politico.

Per sapere cosa fare basta guardarsi intorno, la tanto vituperata rete ci dà le informazioni, copiamo i buoni esempi, come sta facendo l’Associazione Comuni Virtuosi: ad esempio con politiche di risparmio energetico, dall’illuminazione pubblica all’isolamento degli edifici, oltre a beneficiare l’ambiente si può concretamente far risparmiare le tasche dei cittadini.

Impegniamoci per l’acqua pubblica, chiediamo di installare fontanelle per purificarla e renderla frizzante, accessibili ai cittadini, con gran risparmio di plastica dell’inutile (e spesso tutt’altro che sana) acqua minerale portata da chissà dove, riduzione dell’inquinamento di camion che la trasportano, e quant’altro.

Vedete quanto si potrebbe ottenere con piccoli gesti, che si ripercuoterebbero sull’ambiente in positivo, amplificandosi?

Cominciamo a parlare di nuovo di vuoti a rendere, come una volta. Perché “riciclare” ottime bottiglie di vetro frantumandole per rifonderle sa di follia appena meno grave del gettarle via.

Diciamo no anche alla marea di borsine di plastica con cui ci inondano. Portiamoci le sporte da casa. Chiediamo che le direttive tese a ridurne progressivamente fino ad eliminarne l’uso, siano al più presto applicate.

Sono indistruttibili, inquinano l’ambiente come una pestilenza, ce le vogliono imporre a tutti i costi per alimentare la loro marcia economia, marcia fino al midollo.

Plastica che ci farà finire spiaggiati come i capodogli in Puglia. Tristissima ed emblematica vicenda...VEDI

 

Usiamo un po’ meno e un po’ meglio l’automobile. Razionalizziamo i nostri acquisti e rifiutiamo di imbottirci di inutili gadget usa e getta.

E così via. Un minimo di sensibilità, di coscienza individuale e collettiva, di pressione sui nostri amministratori e politici locali, perché non possano continuare a far finta di niente, può ancora aiutarci a invertire la tendenza.

Forse è già troppo tardi per impedire il disastro ambientale. Forse no.

In ogni caso, ci avremo provato, ci sentiremo appena un pelino meno colpevoli.

Cominciamo magari a pensarci, mentre facciamo gli acquisti delle feste, e a razionalizzare. Proviamo magari a farci da soli qualche decoro, come una volta, divertendosi con i bambini, invece di acquistare quei pasticci cinesi che invadono gli scaffali.

 

A proposito: lo sapete che quest’anno pare il governo cinese faccia pressioni sui cittadini perché festeggino il Natale? Non sanno cosa, ma obbedienti festeggiano. E comprano, per alimentare l’economia.

Voler tenere in piedi un’economia costruita su queste basi aberranti è illogico, è come vendersi la casa per pagarsi un mobile. Non cediamo allo spreco, per scelta o per necessità che sia.

 

Intanto, un Buon Natale a tutti. Che sia saggio, sereno, risparmioso.

 

   Milena Debenedetti 

Il mio ultimo romanzo  I Maghi degli Elementi