TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
Francesco Pazienza e le "bombe di Savona"
<Non ne so nulla, mai sentito...>
di
Mario Molinari (Savona News)
Trucioli Savonesi pubblica volentieri
l'articolo-intervista su un tema che il
nostro blog ha affrontato più volte ed
in più circostanze. Rivolgendosi anche,
senza fortuna, al presidente emerito
Francesco Cossiga.
Potrebbero esserci presto altre novità
sul fronte editoriale, come aveva
promesso in un incontro-pubblico, andato
deserto ed ignorato dalla stampa locale,
il prof. Massimo Macciò,
già autore di un libro dal titolo "Le
bombe di Savona. Chi c'era racconta"
(nel 2007). Grazie all'impegno e alla
tenacia di Macciò
potrebbero arrivare nuovi squarci di
luce.
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Nell'indifferenza, c'è da scommettere,
dell'Amministrazione comunale, dopo le
brutte figure già offerte alla città,
coinvolgendo e disdicendo uno scrittore
da grandi inchieste a livello nazionale.
La Cultura di Savona solitamente fa
parlare chi non sa quando si tratta di
affrontare questioni delicate. Ma è solo
un caso, fortuito.
Il "big" Pazienza viene
descritto da Eugenio Scalfari,
tra i padri viventi del giornalismo
italiano, con queste parole: <... un
personaggio senza scrupoli legato ai
servizi segreti di
Santovito e al sottobosco
della Cia...l'altro si
chiamava Flavio Carboni,
professione apparente imprenditore
edile, di professione reale
millantatore e forse peggio. Fu
Pazienza a
presentare Carboni
a Roberto Calvi
nell'estate 1981, quando il presidente
dell'Ambrosiano era da poco
uscito di prigione e dopo aver
dichiarato ai magistrati di aver versato
21 miliardi all'estero ai fiduciari del
partito socialista, su indicazioni di
Ortolani e
della P 2. Da quella presentazione
nacque un sodalizio che sarebbe poi
finito nel giugno dell'anno successivo
sotto il ponte del Black-friars di
Londra...>. Fin qui Scalfari.
Le "Bombe di Savona" risalgono
all'autunno 74-75, all'epoca in cui non
si conosceva ancora l'esistenza di
Gladio. E attirarono negli anni
anche l'attenzione di
Mino Pecorelli (morto ammazzato
ad opera di ignoti ed un processo a
carico di Andreotti quale mandante)
su Op che attaccò duramente il
socialista presidente
Sandro Pertini, ma
soprattutto il resoconto di alcuni
articoli pubblicati dal Secolo XIX,
definendoli di ispirazione comunista.
Peccato che fosse un cronista, lontano
dal Pci. E' vivente e dell'inchiesta ha
seguito molte tappe. Magari potrebbe
dire qualcosa sul perchè non si fece mai
chiarezza sull'ispiratore dell'articolo
di Op che, a Savona,
dimostrava di essere molto introdotto.
Anche facendo "disinformazione".
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Piazza Fontana e bombe
di Savona: parla
Francesco Pazienza
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Francesco Pazienza si
racconta in
un'intervista esclusiva
a
Savonanews,
primo quotidiano on line
nato in provincia di
Savona. Ha scontato 10
anni per depistaggio
alle indagini sulla
strage di Bologna, altri
3 per il crac Ambrosiano
e associazione a
delinquere. Amico di
Noriega, frequentatore
dei servizi segreti
francesi, americani e
sudamericani, nel 1980 è
a capo del Super Sismi.
Braccio destro di Licio
Gelli, il suo ambiente è
il sottobosco di confine
fra l'alta finanza e
l'alta criminalità,
l'alta politica e il
Vaticano. Protagonista
delle vicende più
tragiche della storia
italiana degli anni '80,
è depositario di
informazioni mai
rivelate, altre
raccontate a modo suo.
Laureato in medicina a
Taranto, non ha mai
indossato un camice.
Negli anni '70 vive a
Parigi e fa
intermediazioni d'affari
per il miliardario greco
Ghertsos. Poi l'incontro
con il capo del Sismi,
Santovito. Grandi
alberghi, yacht, belle
donne, sigari
rigorosamente cubani e
tagliasigari d'oro...
Un'altra epoca. Adesso
ha 62 anni e fuma le
Capri... Milena
Gabanelli descrive così
Francesco Pazienza nella
sua intervista a
Repubblica nel gennaio
di quest'anno.
Per chi non lo
conoscesse - Francesco
Pazienza, ex ufficiale
del Sismi, il servizio
segreto militare
italiano, ha un
curriculum che fa paura.
Solo nell'archivio
dell'ANSA, il nome di
Pazienza Francesco si
trova in 57 schermate da
30 articoli ciascuna.
Per dare un'idea...
Tanto, forse troppo per
riuscire a tracciare un
profilo completo di un
personaggio misterioso,
il cui nome appare - a
torto o a ragione - in
quasi tutti i misteri
irrisolti di questo
Paese, dal crack di
Michele Sindona e del
Banco Ambrosiano / Calvi
allo IOR di Mons.
Marcinkus, all'attentato
a Papa Wojtyla, fino
alla P2 e alla strage di
Bologna, passando per il
caso Pecorelli e Gladio.
Francesco Pazienza (con
una laurea da 110 e lode
in medicina) oggi è
libero, ma continua a
prestare servizio in
croce rossa, in un
paesino della Liguria.
Quando lo conobbi nel
corso di un' "irruzione"
giornalistica in una
sede Pubblica
Assistenza, indossava la
divisa rosso fluò dei
militi e stava leggendo
l'Herald Tribune... A 40
anni dalla strage di
Piazza Fontana (il
triste anniversario
ricorre domani) sembra
interessante chiedergli
una lettura di quei
fatti, del tutto
inedita.
Il numero di cellulare è
ancora attivo. Risponde.
Francesco Pazienza, a
quarant'anni dalla
strage di Piazza
Fontana, ci può dire
com'è andata?
"Non so nulla..."
MM: detto da lei è il
colmo...
F.P. Un
momento, stiamo parlando
del 1969 e non mi ero
ancora laureato. L'unica
cosa che so è che su
questa cosa (Piazza
Fontana n.d.r.) stimolai
un uomo che sapeva
tutto, che si chiamava
Federico Umberto D'Amato
(Prefetto, ex direttore
dell' Ufficio Affari
Riservati del Ministero
dell' Interno durante il
sequestro Moro vedi
http://it.wikipedia.org/wiki/Federico_Umberto_D%27Amato
n.d.r) , mi
disse: "quella non
doveva essere una
strage. quei cogl... non
sapevano che la banca
era aperta"
MM:
La banca è la Nazionale
dell' Agricoltura di
Piazza Fontana a Milano,
ma quei cogl... chi
sono?
F.P. In
quegli anni Federico
Umberto D'Amato era uno
degli uomini più potenti
d'Italia... Secondo lui
(l'attentato in Piazza
Fontana n.d.r.) doveva
essere un atto
dimostrativo. Che poi il
suo Ufficio tirasse le
cordicelle di questi,
non me lo disse. Mi
ricordo però il suo
scatto! Ripeto, mi disse
"Quei cogl.... sono
andati a mettere una
bomba e non lo sapevano
che il pomeriggio la
banca non era chiusa,
quei cogl..." ricordo
benissimo
quest'espressione: quei
cogl...
MM:
Quando glielo disse?
F.P.:
Ricordo che lui (D'Amato
n.d.r.) doveva essere
ascoltato a Milano
proprio su piazza
Fontana. Gli dissi che
ci saremmo allora visti
per cena. Era 1993 /
1994...
MM:
Quei cogl... chi sono?
F.P.:
Le sto dicendo
esattamente quello che
mi disse. Io mi permisi
di chiedergli se avesse
saputo qualcosa in
anticipo o meno, ma
sapevo che non mi
avrebbe risposto...
MM:
Sarebbe utile saperlo.
Lei crede nella
strategia della
tensione?
F.P.
Mentre dieci anni fa ero
convinto che la
strategia della tensione
fosse una bufala, adesso
dopo avere riflettuto e
letto sono molto meno
sicuro della mia
convinzione di allora.
In Italia è successo
veramente qualcosa.
Sulla strage di Bologna
ci fu un vero e proprio
depistaggio per coprire
le responsabilità di
Gheddafi, lo dissi anche
a Milena Gabanelli
MM:
Su Bologna ne riparliamo
a fine luglio se crede.
Vorrei invece chiederle
un commento sulle
cosiddette "Bombe di
Savona", una serie di 12
attentati non letali che
tra il 1974 e il 1975
misero a dura prova una
città operaia come
questa...
F.P.:
Non ne so proprio
niente...
Ne parleremo domani, 12
dicembre.
Mario Molinari
ilpunto@savonanews.it
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