TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
Ronde di ieri e di oggi: quale modello di
sicurezza per il paese? Le scarse domande presentate nel Paese presso
gli Uffici Territoriali del Governo (Prefetture), all’indomani della
“regolarizzazione” delle associazioni di volontari che dovrebbero, un
domani, occuparsi della sicurezza nelle nostre città, apre una
discussione in relazione al “collante” che legava l’esperienza delle
ronde cittadine sorte nel passato al nord nonché cosa queste
rappresenteranno in futuro alla luce, anche, delle norme tese a
regolamentarle “ex novo”. In sostanza la domanda potrebbe essere:
terminato “l’aspetto ideologizzante” che storicamente caratterizzava le
medesime, quale connotazione assumeranno domani tali associazioni che
ambiscono a ritagliarsi uno spazio nel panorama della sicurezza
cittadina? Probabilmente solo con il trascorrere del tempo
potrà essere chiaro il reale impiego di esse unitamente ai costi di
gestione necessari al loro mantenimento. In proposito, qualora dette risorse fossero a
carico della collettività, ciò ci induce a domandarci: perché, allora,
non provare a rafforzare gli attuali apparati deputati alla sicurezza
nonché alla amministrazione della giustizia? E ancora, in una materia così complessa e
delicata quale la sicurezza dei cittadini non sarà anche il caso di
individuare, imponendole, in capo a soggetti a cui si demandano compiti
simili, specifiche garanzie quali professionalità e imparzialità? Tali requisiti non possono che essere ritenuti
indispensabili quanto essenziali in una particolare simile attività che
coinvolge le persone e la società tutta, mansioni che, lo si voglia
oppure no, vanno affidate a chi, per mandato, è deputato a garantirle,
anche in relazione a particolari obblighi di legge e mi riferisco, anche
stavolta, alle forze dell’ordine. Non si discute della bontà in termini di
motivazione o delle qualità morali dei singoli che andranno a comporre
queste associazioni (sicuramente in molti casi si tratta di persone
oneste ed equilibrate), qui si parla, in particolare, di capacità
professionali che scaturiscono da una specifica preparazione e da
aggiornamenti costanti tali da offrire garanzie sul piano della capacità
di comprendere e di considerare, per quello che realmente sono,
eventuali possibili minacce anche solo, nel caso, di un semplice
osservatore passivo. All’obiezione secondo la quale le ronde
costituirebbero una sorta di “sicurezza aggiuntiva” alle forze
dell’ordine è facile rispondere che, meglio di questo, sarebbe investire
sulla sicurezza primaria (polizia, carabinieri e guardia di finanza)
impedendo la continua diminuzione di risorse, mezzi e uomini su tutto il
territorio, da nord a sud, dalle grandi alle piccole città italiane. A nulla sembrano essere valsi gli appelli che
chiedono, soprattutto, di immettere nuove giovani forze tra il personale
- l’età media di un poliziotto è attualmente di 45 anni -, o di
invertire la tendenza che vede una diminuzione di operatori pari a circa
2.000 unità all’anno. Anche la tecnologia e i mezzi sono essenziali
per la prevenzione e la lotta al crimine ma i continui tagli in
finanziaria che vedono le forze di polizia come un “costo” anziché una
risorsa, contraddicono quei proclami che enfatizzano non meglio
precisati interventi sul versante della sicurezza. Anche la giustizia, rovescio della medaglia
“sicurezza”, non vive momenti esaltanti; sicurezza e giustizia
subiscono, ogni anno, continue riduzioni in termini di risorse
economiche costringendo il personale a lavorare ad organici ridotti con
carichi di lavoro enormi che generano ritardi e “disaffezione” da parte
dei cittadini che vorrebbero tempi certi per la giustizia e interventi
celeri da parte delle forze dell’ordine. Tutti diritti che devono essere assicurati alle
persone e, in particolare, ai più deboli come ai più indifesi ma con
quali risorse? Legalità e Giustizia, pur non essendo sinonimi
sono comunque legati da comuni necessità e destini ed hanno bisogno, per
funzionare, di indispensabili risorse e le scorciatoie non servono a
fare tutto questo, ciò che serve è potenziare gli apparati esistenti in
un comune sforzo tra Società, Enti Locali e Ministeri per una Sicurezza
che stia al passo con le emergenze di oggi ma che sia, anche, a “misura
di cittadino” attraverso una reale presenza sul territorio capace di
tempestivi interventi nei centri urbani e con una Giustizia in grado di
assolvere, in tempi sempre più brevi e nei confronti di tutti, le
proprie indispensabili funzioni. Per questo, bene fanno gli operatori della
sicurezza a rivendicare questo ruolo con dignità chiedendo le giuste
quanto necessarie risorse per meglio garantire quegli aspetti legati
alla sicurezza che preoccupano i cittadini e le persone comuni, veri
destinatari della loro difficile opera. Daniele Tissone
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