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CENTRALE TIRRENO POWER:

 DUE PAGINE DI…………….

di Antonia Briuglia

 

Sulla Stampa del 27 novembre, sono apparse due pagine pagate da Tirreno Power per pubblicizzare il progetto di ampliamento della centrale a carbone. Due pagine di “discutibili” asserzioni pagate da chi, conscio della forte opposizione della popolazione e delle Istituzioni locali, come i Comuni di Vado e Quiliano e la Regione Liguria, finge di ignorarla e va avanti.

Due pagine da parte di chi non solo finge di non sapere, ma mostra l’arroganza di chi è convinto di ottenere l’appoggio giusto che avrà la meglio su chi, con ragione , l’ampliamento non lo vuole. Così, con solo due misere pagine di quotidiano, si dimostra la volontà di rigettare in blocco la grande opposizione al progetto che ormai si è configurata nel territorio, Amministrazioni comprese: fondamentali interlocutori dell’Azienda stessa.

Con due misere pagine si cerca, con presunzione, di convincere chi non conosce ancora e chi vuole, più o meno ingenuamente, fidarsi di chi gioca la vecchia carta dei posti di lavoro e del falso sviluppo, in cambio della salute di un intero territorio.

 

Aumentare la produzione di energia e diminuire le emissioni

 Questa è la parola d’ordine che da anni l’azienda continua a propinare per motivare la bontà di un’inutile, quanto dannoso, ampliamento. Inutile sicuramente perché, come ormai tutti sanno, la Liguria, proprio per la centrale di Vado, produce più energia di quanta ne consumi. Quindi sarebbe il caso di dichiarare, una volta per tutte, per chi dovremmo produrre più energia e aumentare questa discutibile quanto indefinita “competitività” ? 

Diminuire le emissioni…Tirreno Power, che ha rilevato dalla ex Genco Interpower nel gennaio 2003 la centrale , mentre decideva e otteneva di aggiungere il gruppo a ciclo combinato, realizzandone già un progetto di modifica, non ha mai ritenuto di portare le sostanziali trasformazioni tecnologiche migliorative ai gruppi 1 e 2 , oggi ritenuti da più parti fuorilegge e obsoleti. Inoltre mai ha pensato di coprire, come richiesto da tempo, il parco carbone che oggi propone come ulteriore valore di spicco alla richiesta di ampliamento.

Se “l’ambiente”, come dichiara Tirreno Power, “è asse predominante della sua azione e non onere”, perché mai si è perso tanto tempo nell’agire in conformità a tale dichiarata convinzione.

Se poi, come nelle due pagine si leggeva, “tutte le emissioni dichiarate saranno effettivamente abbattute” e Tirreno Power lo può provare con dati concreti desunti da studi e prove scientifiche perché, mai una volta, si è presentata agli incontri pubblici promossi dalle associazioni come <Uniti per la salute>, proprio con la sostanziale finalità di divulgazione scientifica e conoscenza degli effetti dannosi di tali emissioni?

Perché Tirreno Power ha sempre accuratamente evitato di confrontarsi pubblicamente con medici e scienziati, alcuni dei quali hanno, più volte e con dati alla mano, esposto pubblicamente la propria opposizione e il loro allarme sull’inquinamento atmosferico del savonese dovuto proprio alla centrale?

 

La centrale avrà ricadute sul territorio in termini di qualità della vita”.

Questa affermazione è pienamente condivisibile, ma non certo per le motivazioni che Tirreno Power dichiara.

La cornice dominante, entro cui è possibile collocare lo sviluppo di un territorio, non è più quella che un tempo ci veniva proposta, dove il lavoro era merce di scambio con tutti gli altri aspetti qualitativi della vita, non ultima la salute. E’ invece quella di un nuovo processo produttivo più evoluto e soprattutto legato alle strutture costituite da un tessuto generativo di beni e servizi adeguati, in cui la conoscenza è un fattore di produzione come valore culturale, sociale e politico. Beni e servizi in grado di rivitalizzare il territorio che si vuole oggi riconquistare e difendere perché diventi esso stesso generatore di benessere e qualità della vita.

Anche le Amministrazioni del territorio sono, oggi, consapevoli che l’ampliamento della centrale a carbone, con l’aumento della produzione energetica, non potrà più essere nel quadro delle priorità e  sanno soprattutto che è giunto il tempo di  fare tesoro degli errori passati e rimediare per il futuro.

Per giustificare l’uso del carbone si fa riferimento a indicazione dell’UE a limitare l’approvvigionamento di gas e metano da Russia e Paesi politicamente instabili e si asserisce, in aperto controsenso, che col carbone si riduce l’impatto ambientale. Trascurabile il fatto che l’Italia paghi già, con multe salate, il superamento dei limiti di emissioni di CO2 che una fonte come il carbone non potrà che aumentare.

 E’ anche comprensibile l’insistenza dell’Azienda davanti alle forze politiche come il PD, che oggi a Savona promuove raccolte-firme contro, ma che nel 2006 a Civitavecchia all’inaugurazione della centrale a carbone della stessa Tirreno Power, per bocca di Bersani allora Ministro, dichiarava ”Il Paese deve affrontare in modo strutturale il problema dell’energia, anche sfatando antichi tabù relativi a fonti come il carbone.”

Sarebbe comprensibile l’insistenza se le cose non fossero cambiate, se i cittadini non avessero mandato a casa chi per decenni ha mostrato atteggiamenti permissivi e subalterni e si fossero costituiti in Comitati attivi e competenti.

Sarebbe comprensibile, ma a Quiliano il Sindaco è Ferrando, a Vado il Sindaco è Caviglia che ha vinto le elezioni lontano dai partiti, proprio per la manifestata opposizione a progetti sul territorio, in primo luogo la centrale.

Sarebbe comprensibile, ma in Regione l’Assessore all’ambiente è Zunino che oltre ai due Sindaci e ai comitati, ha presentato ricorso al TAR contro la decisione Ministeriale favorevole all’ampliamento.

 

Sarebbe comprensibile se si credesse ancora a una “cultura dell’energia” fatta di Owatt, la mascotte mandata nelle scuole per convincere i giovani interlocutori della bontà del loro futuro legato ad una grande centrale a carbone.

Sarebbe comprensibile se gli insegnanti fossero ancora “garanti” del “circuito virtuoso dell’informazione dell’Azienda”, disposti a credere con i cittadini che cinquanta assunzioni siano molte e valgano il disastro ambientale che si perpetrerebbe.

Sarebbe comprensibile se la gente si accontentasse di credere in un ambiente dove la salute si possa misurare con “cromie e soluzioni di arredo a verde” e quella dell’aria, della terra e dell’acqua fosse un tabù.

 

 

                                                                ANTONIA BRIUGLIA

 

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