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LA STRADA  DEL PD

SARA' ANCORA IN SALITA

La Liguria si allinea alla classifica negativa. Dati e analisi regione per regione

   di Franco Astengo

L'obiettivo del PD di rappresentare un vero "partito nazionale" in grado di presentarsi come competitivo sul terreno del governo è ancora lontano da raggiungere, se si esaminano con attenzione i dati emersi dalla partecipazione alle primarie dello scorso Ottobre: dati che dimostrano ancora una volta, se mai ce ne fosse ancora  bisogno, l'assoluta vacuità dell'idea della "vocazione maggioritaria" che portò, nel 2008, ad una secca sconfitta elettorale i cui effetti minacciano di prodursi nel tempo, se non si aprirà una nuova stagione di rapporti politici e di rinnovata capacità di radicarsi nella società.

Non abbiamo letto, in queste settimane, analisi particolarmente approfondite al riguardo e, allora, abbiamo pensato di tirar giù alcune note, sicuramente insufficienti ma almeno tali da suscitare un minimo di riflessione in quanti fossero seriamente interessati a questi temi.

Dunque: alle primarie del PD hanno partecipato 3.102.709 elettori.

In assenza di un albo di registrazione, in anticipo, per quanti intendono recarsi alle urne in questa occasione (un passaggio che, a noi, appare indispensabile; mentre i dirigenti del PD insistono nella linea:"due euro un voto") il riferimento utile, al fine di sviluppare un minimo di analisi, rimane quello dei risultati elettorali più vicini: nel nostro caso le Europee svoltesi nella primavera 2009, in cui il PD raccolse 8.008.203 voti (circa 4 milioni di voti in meno rispetto alle politiche del 2008) con una percentuale del 26,13% (i voti validi sono risultati essere, infatti, 30.646.628).

Nel caso delle primarie emerge, così, esaminando i dati un primo profilo di modificazione nella realtà elettorale del Partito così come questa si era presentata all'esito del voto preso in considerazione.

Partiamo dal dato: partecipanti alle primarie/voto PD in ciascheduna regione.

Ebbene, di fronte alla media nazionale del 38,74% ( 3.102.709 partecipanti alle primarie su 8.008.203 voti raccolti dal PD alle Europee), si registrano percentuali di partecipazione superiori in tutte le regioni del Sud e delle Isole, mentre in 7 di queste la percentuale di voto era risultata inferiore alla media nazionale del 26,13%.

Si tratta di Molise (88,46% partecipanti alle primarie: percentuale di voto 12,31%); Calabria (65,29% di partecipazione, con una percentuale di voto del 25,41%), Sicilia (48,49% di partecipazione, con il 21,88% di voto), Campania (46,36% di partecipazione con il 23,38% di voto), Puglia (38,97% di partecipazione con il 21,67% di voto), Abruzzo (41,7% di partecipazione, con il 22,28% di voto).

Sfuggono a questa regola la Basilicata (73,05% di partecipazione con il 29,37% di voto) e la Sardegna (54,35% di partecipazione ed il 35,60% di voto).

Al di sopra della linea di demarcazione riguardante le circoscrizioni meridionali e delle Isole si collocano soltanto l'Emilia Romagna , il Lazio e l'Umbria, tutte regioni nelle quali la percentuale di voto alle Europee era risultata superiore alla media nazionale e che, alle primarie, hanno portato alle urne rispettivamente il 39,88%, il 40,49% ed il 43,16% del loro elettorato.

Del tutto al di sotto della media nazionale di partecipazione il resto d'Italia:  la provincia di Bolzano ( 35,45%),Toscana (35,41%), Liguria (34,87%), Lombardia (32,78%), Val d'Aosta (32,74%), provincia di Trento (32,48%), Marche (32,39%),Veneto (32,17%), Friuli (31,35%), Piemonte (26,68%).

Emergono quindi, da questi dati, gli elementi per segnalare una debolezza emergente nella capacità di attrazione del PD nelle zone decisive del Paese, in particolare nelle aree industriali del Nord, tanto più che già i risultati elettorali delle europee avevano fatto segnare una cifra "in rosso" (rispetto alla media nazionale) in Friuli, Lombardia, Piemonte, Val d'Aosta e Veneto.

La Liguria si allinea, così, in questa classifica negativa dopo che alle Europee aveva fatto registrare un migliore "trend" di voto (29,78%).

Analisi maggiormente dettagliate diranno quanto è contata, nel Sud, rispetto alla partecipazione il dato del "convogliamento" di elettori da parte di cordate a sostegno di questo o quel candidato in sede locale (non dimentichiamo che le primarie si sono svolte su liste per diversi livelli di elezione negli organismi dirigenti del partito); per intanto basterà segnalare gli elementi che sono emersi in questa occasione, aggiungendo ancora pochi numeri però, a nostro avviso, estremamente esemplificativi.

Toscana ed Emilia, le due "grandi regioni rosse" hanno portato al voto complessivamente 676.308 elettori (pari al 21,79% dei partecipanti complessivi, rappresentando così ancora un dignitoso 14,68% dell'intero elettorato); Liguria, Piemonte, Lombardia ne hanno portato 604.412 (19,48% del totale e soltanto il 7% dell'elettorato).

Riteniamo che questi numeri, messi così senza commento, indichino molto delle future difficoltà del PD.

Savona,  28 Novembre 2009                                                    Franco Astengo