I
"Gialli" del Lodo Mondadori
COLPITI I BILANCI DELLE FAMIGLIE.
STRANGOLATO IL CREDITO ALLE IMPRESE
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Piero Marrazzo |
C' era da aspettarselo. Con le dimissioni ed il trans-ferimento dell'ex governatore del Lazio in un convento, non era finita lì. Anzi, la spy story doveva ancora cominciare. Era, per così dire, solo agli inizi. Naturalmente tirare ancora sul pentito Piero Marrazzo era come sparare su un'ambulanza della Croce Rossa, in trans-ito, sul campo di battaglia. Ma le ripercussioni del caso, le ricadute, gli effetti collaterali non potevano essere fermati. Tanto più che - in concomitanza - si era aperto il processo al paparazzo Fabrizio Corona (detto Stella e Corona, a causa di una sua nuova amica star del cinema ) e, quando sentiva parlare di paparazzi, l'opinione pubblica non voleva più farsi gli affari suoi. Voleva sapere tutta la verità. Nuda e cruda. Preferibilmente, nuda. |
Il gossip mediatico – aveva
avvertito il Profeta dell'informazione- è
come un boomerang. Sull'effetto boomerang sapeva
tutto il ministro Frattini, il quale su
incarico del Capo, era andato a documentarsi sui
boomerang, presso gli aborigeni australiani ed a
Bruxelles sulle partite di giro, dal commissario
Ue all'economia, Almunia, esperto del rapporto
deficit-Pil e sugli sfondamenti dei tetti delle
spese di bilancio. Frattini non avendo
praticamente nulla da fare alla Farnesina aveva
fatto un rapporto dettagliato sul “chi la fa
l'aspetti” al ministro dell'Interno, Maroni, il
quale a sua volta aveva riferito a chi sappiamo
noi. I calciatori avevano presentato teorie sui
gironi di ritorno, sugli spareggi e sui
regolamenti di conti tra club rivali. Sfortunatamente, gli
avvenimenti non riguardavano unicamente il
gossip mediatico, i modesti assegni ai trans
(cinquemila euro a prestazione, che volete che
siano ? Soltanto sei mesi di una
pensione dell'Inps) ; le presunte rivelazioni di
altri nomi eccellenti (si fa per dire), le
narrazioni dei paparazzi degli scoop
ricattatori, dei racconti di calciatori in
trans-ferta, di Vip fotografati assieme alle
eroine del jet-set , con rispetto parlando. No.
L'Italica scena si trasformò di colpo nella
scena del delitto. C'era in giro un misterioso
serial killer. Una lunga serie di delitti
impuniti, come nei migliori “Gialli” del Lodo
Mondadori . Serpeggiava la voce, nei circoli
bene informati, che il tentativo orrendo di
dissanguare l'economia italiana fosse da
attribuirsi ad una bieca macchinazione
perpetrata dai banchieri della City
londinese d'intesa con la Ue. C'erano vari
indizi ad alimentare gli orribili sospetti : la
regina Elisabetta, dopo il festival del cinema
di Roma, aveva conferito il titolo di baronetto
a Christopher Lee, il conte Dracula. La corte europea dei diritti
dell'uomo di Strasburgo aveva fatto
l'inquisizione alla ministra Gelmini,
ordinandole: “Via i crocifissi dalle aule
scolastiche”. Dracula, infatti, non sopportava
la vista dei crocifissi. La Gelmini aveva riconosciuto
che nelle scuole italiane era successo di tutto
(casi di bullismo, spaccio di stupefacenti, casi
di pedofilia). “ Ma il crocefisso – disse in
lacrime - è l'unico che non ha mai dato fastidio
a nessuno. Nessun maestro si è mai lamentato di
lui. Ottimi voti in condotta. Allora perché
espellerlo per sempre dalle scuole ?” La corte europea non aveva
voluto sentire ragioni. Forse, una cospirazione
internazionale delle toghe rosso-nere. Ma non
c'erano prove certe. Così si tornò a seguire la pista indiziaria nazionale, la più credibile. Il complotto nasceva, verosimilmente, tra le mura di casa. Se si trattasse di una casa aperta o di una casa chiusa, nessuno ancora poteva affermarlo con assoluta certezza. Neppure Pier Ferdinando Casini. Certo, qualche responsabilità da Oltre Manica doveva pur emergere nel magma delle prove indiziarie, perché qualcuno era stato di manica larga. Aveva pagato somme ingenti ad un azzeccagarbugli inglese, incastrato dalla magistratura italiana. Ma questo, più che altro, aveva sollevato tremendi sospetti di un complotto da parte delle toghe rosse. Ai danni dell'innocenza in persona, quell' asceta della morigeratezza che si chiamava Silvio Berlusconi. |
Silvio Berlusconi e Putin |
Il guru Silvio prima o poi
era atteso in tribunale. Per una visita di
cortesia ai giudici che non vedeva da tempo e
che era ansioso di salutare. Loro, ingrati, lo
avevano ripagato con un avviso di garanzia. “Vuoi vedere che mi sono
beccato la scarlattina,con tutte le macchioline
rosse, per colpa loro ? Infatti, la
scarlattina è inequivocabilmente un virus
comunista.” era esploso Silvio non potendone più
di tutte quelle vessazioni e provocazioni dei
comunisti. Lo aveva persino chiesto all'amico
Putin: “Ma voi ne avete ancora tanti di 'sti
comunisti in Russia ? No. E allora perché ce ne
sono ancora così tanti in Italia ?” La situazione, tuttavia, non
era grave per i processi già in corso. Era grave
per via del serial killer in azione, che
continuava ad infierire indisturbato. Tutti gli esperti in materia di delitti misteriosi erano stati consultati. Il ministro Giulio Tremonti, intervistato da Crozza a Ballarò, aveva lasciato tutti a bocca aperta: “Guardate, qui lo dico e qui lo nego. Ma non mi stupirebbe che la misteriosa mano criminale - dopo aver perpetrato tanti misfatti - strangolasse, in una notte di plenilunio, anche il credito delle piccole e medie imprese. E' solo un sospetto, intendiamoci, ma le piccole e medie imprese farebbero bene a stare attente ai lupi mannari in circolazione. Sapete, chi si fa pecora il lupo se lo mangia... ” |
L'agghiacciante rivelazione
di Tremonti gettò il Paese nel panico.
Solitamente, così cauto e prudente nelle
previsioni del bilancio statale, questa volta il
ministro – ripreso in diretta da una telecamera
a posto fisso – aveva rivelato
nell'atteggiamento facciale sintomi d'angoscia,
per non dire di terrore. Tutto ciò non era
sfuggito agli attoniti spettatori serali. Era la
conferma che c'era in giro un killer seriale.
Chissà cosa c'è sotto, si era chiesto l'italiano
medio rivolto alla Santanché. Non trovando
risposte soddisfacenti, aveva rivolto la stessa
domanda ad un'altra esperta in gialli siciliani,
la ministra Prestigiacomo. Quest'ultima, pur
avendo letto tutti i libri di Camilleri e del
commissario Montalbano, non seppe cosa dire, se
non che la nave dei veleni al largo delle coste
calabresi era in realtà un relitto della prima
guerra mondiale. Si era così evitato almeno
l'inquinamento delle prove. Ma l'incauto richiamo alla
guerra ridette fuoco alle polveri. Tutti si
guardarono con sospetto. Chi aveva riaperto le
ostilità e, soprattutto, chi era il folle
omicida ? L'idea di chiamare un
investigatore di grido convinse tutti: “Aho!
Vieni un po' qui a investigà!” Così l'inchiesta
venne affidata al Commissario Basettoni
Luca Cordero di Montezemolo della squadra mobile
“Italia Futura”, che si mise subito al lavoro. Vennero ritrovate, sulla
scena dell'ultimo delitto, dopo una minuziosa
ispezione dei Nar, un paio di scarpe da uomo,
stranamente munite di tacchi a spillo. Il primo interrogativo per il
commissario Basettoni fu,dunque, a chi
appartenessero le scarpe coi tacchi a spillo. Ad
un viado o ad una escort, ad un'indossatrice ?
Vennero convocati in questura i grandi stilisti
e, lì per lì , Dolce - Gabbana e Valentino non
poterono escludere di averle viste ai piedi di
una certa Naomi. “Ahà!”-
esclamò il commissario Basettoni - “La
diciottenne che lo chiamava Papy. Qui, gatta ci
cova...” “No. Quale diciottenne ?
Naomi Campbell è una vecchietta! E'
la minigonna che la ringiovanisce” dissero gli
stilisti. Che delusione. Le indagini dovettero
ricominciare daccapo, perché tutte le ipotesi si
erano rivelate infondate . Come poteva Naomi
Campbell essere responsabile di tanti brutti
delitti commessi nel Bel Paese ? Al massimo i
suoi calendari potevano aver provocato casi di
miopia, o addirittura di cecità, nelle scuole
medie e nei licei. Al massimo, come dicevano
D'Alema ed il sindaco di Venezia, Cacciari. Del resto, il presidente
Obama non poteva di sicuro essere il mandante di
un serial killer che rischiava di rovinargli la
festa economica di Halloween alla Casa Bianca,
con la first lady nei panni di Cat Women. Eppoi,
anche la solidarietà tra persone abbronzate ha i
suoi limiti. Naomi ed Obama, dunque, non
c'entravano nulla. La prima si era soltanto
rifatta il guardaroba con i soldi del pret-à
-porter made in Italy; il secondo aveva risanato
i conti delle banche, della Borsa di Wall Street
, dell'industria automobilistica, dell'economia
Usa svenando gli europei (Italia per
prima) ma nient'altro che una normale
solidarietà finanziaria tra alleati atlantici.
No, il maniaco doveva essere ricercato altrove.
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Renato Brunetta |
Una ulteriore perizia
confermò che non si trattava delle scarpe a
tacchi a spillo da sfilata di moda. “Un uomo
basso che vuole apparire più alto ?” suggerì un
esperto di Scotland Yard, fatto venire apposta
da Londra a spese di Romano Prodi, di Padoa
Schioppa e di Walter Veltroni intenzionati, per
una volta, a vederci chiaro e fare piena luce
sulla serie di delitti di cui era rimasta
vittima l' economia italiana, convinti com'erano
della loro rispettiva innocenza. In tempi non
sospetti, certo, avevano lasciato in giro delle
impronte nelle tasche degli italiani, con
balzelli e gabelle varie, ma non erano loro tre
gli autori dei peggiori misfatti. Semmai era il
Balzello di Dio, un personaggio di cui nessuno
osava neppure più pronunciare il nome . Persino
gli innamorati esitavano, a fine anno, a
scambiarsi gli auguri sotto la pianta di Vischio
o di Visco, per paura che cadesse loro in testa
una tegola fiscale. |
Il ministro Brunetta, un
altro degli indiziati – anche per allontanare da
sé i peggiori sospetti, data l'ipotesi
fatta balenare dal ritrovamento delle scarpe –
asserì che doveva trattarsi di uno che di tempo
ne aveva anche troppo. “Un fannullone che può
permettersi di andare in giro, sia di giorno che
di notte. Ve lo dico io: cercate qualcuno che vi
faccia pensare al dottor Jeckill ed a mister
Hyde! Faccia da santarellino di giorno e
tremendo predatore notturno, assetato del sangue
dei contribuenti. ” Giulio Tremonti rinviò al
mittente la patata bollente: “Propenderei di più
per uno spendaccione, uno che gli euro li getta
dalla finestra, che ha le mani bucate come il
bilancio statale. Ma io non ho la minima idea di
chi possa trattarsi.” Le indagini non approdavano a
nulla ed il serial-killer continuava a colpire.
Stavolta aveva fatto fuori, in quattro e quattr'
otto , il posto fisso degli italiani. Gli orfani
del posto fisso – i precari – si erano
costituiti parte civile. La solita denuncia
contro ignoti, dissero i sindacalisti che
ricevevano, ogni giorno, i parenti delle vittime
e li indirizzavano alle società di mutuo
soccorso patrocinate dalle dame della carità
delle Benemerita Confraternita confindustriale e
della società di mutuo soccorso, l'ABI,
Associazione Benefattori Italiani. Pronti ad
allentare i cordoni del credito bancario ma solo
dietro solide garanzie (case ed yachts, terreni
e pozzi petroliferi, di preferenza. Anche le
mogli dei petrolieri e degli emiri arabi, le
sette sorelle, avevano proposto mutui agevolati
a tasso variabile. Dal sessanta all'ottanta per
cento. I debitori avevano preferito impegnarsi
gli anelli che gli erano rimasti – al naso – ai
monti di pietà nazionali. Almeno avevano aiutato
la campagna “date oro alla Patria.” Se vi fosse stata maggiore
collaborazione tra gli agenti di PS (Prendili e
Sbattili dentro) e la benemerita arma dei
carabinieri (i fratelli Branca) , forse
Basettoni avrebbe chiarito più velocemente il
mistero che, invece, si infittiva ogni giorno di
più. Il commissario chiamò la sua squadra
speciale di pronto intervento “Italia Futura”
incaricandola di fare piena luce. “Quando? Domani o dopo ?”
“Che domani e che dopo, subito, no. Datevi da
fare. Non c'è tempo da perdere...” E cambiò nome
alla volante “Italia Futura”, ribattezzandola
“Italia ieri, oggi e domani”. Ma le vittime
continuavano a cadere come le foglie d'autunno.
Infatti, eravamo in novembre. L'opinione pubblica
esasperata lamentava questo stato di cose.
Cercate di dialogare aveva detto ai
rappresentanti delle forze dell'ordine il
presidente Napolitano, perché senza dialogo non
c'è banca intesa. Corrado Passera – il banchiere
più amato dagli italiani ai quali Passera è
sempre piaciuto – confermò l'autorevole giudizio
del capo dello Stato. |
Basettoni e Bersani |
Però il dialogo in un primo
tempo almeno non ci fu. Il commissario Basettoni
proprio non andava d'accordo con un altro
investigatore sui casi degli orrendi
delitti: il suo più acerrimo rivale, il
maresciallo dei carabinieri, Pierluigi Bersani,
recentemente confermato in servizio stabile
permanente. C'erano stati dissapori tra i
due per una indagine su furti di galline, nei
pollai del Piacentino, quando Basettoni e
Bersani, entrambi inquirenti di prima nomina,
erano stati chiamati a collaborare per una prima
inchiesta riguardante furti di galline predate
da alcuni volponi scoperti poi da Mani Pulite,
con diramazioni all'estero per i galletti
amburghesi, i ravioli di Fini e gli gnocchi di
Rana. L'indagine sulle gnocche era stata
affidata al politico esordiente, Berlusca da
Arcore, novizio di buona volontà parecchio
promettente. Da allora, tra poliziotti e
carabinieri era sorta una certa rivalità
sotterranea, una ruggine di vecchia data. Si
facevano i dispetti a colpi di barzellette e di
buchi nelle gomme delle volanti. “Dateci i mezzi
e togliete le ronde padane ! ” avevano gridato
gli agenti, indignati dai tagli ai bilanci della
sicurezza, proprio nel momento in cui i serial
killer colpivano da tutte le parti. Senza tanti
complimenti. Sì perché venne a tutti il sospetto
che i serial killer fossero in tanti. Non c'era
una sola mano omicida. C'erano diverse firme a
seconda dei misfatti barbaramente perpetrati. Anche le toghe rosse
minacciavano di scendere in sciopero. “Speriamo che scendano in
sciopero e che ci restino fino alla prescrizione
del processo sul Lodo Mondadori” si era detto un
personaggio rimasto nell'ombra.
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Intanto, ogni giorno il processo Corona
riservava inaspettati colpi di scena.
Venne fuori che c'era dietro la scabrosa vicenda
un complotto monarchico di “Stella e Corona” per
rimettere Filiberto di Savoia, al Quirinale –
vecchia magione appartenuta ai suoi avi – in
modo che, con un semplice decreto reale, il
“delfino” potesse ristabilire la Terza
Repubblica Sociale. La seconda Repubblica
– come era accaduto alla prima dava segni di
scollamento – e ciò preoccupava la ministra
delle Pari opportunità, Mara Carfagna,
alla quale si scollavano continuamente le
calze di nylon. Per comprarsi delle calze nuove,
la ministra aveva querelato Sabina Guzzanti,
chiedendole risarcimenti del tipo “mò te riduco
sul lastrico”. Anche il Berlusca, già che c'era,
aveva querelato “L'Unità”,
il quotidiano
fondato da Antonio Gramsci ed affondato da
Conchita de Gregorio. Ma non divaghiamo dal
filone principale dell'inchiesta. Si scoprì che il complotto
monarchico era solo un diversivo inventato di
sana pianta da Stella e Corona, il quale
voleva coinvolgere nell'inchiesta i poteri
forti, rappresentati dal suo amico torinese
Lapo, col quale ogni tanto usciva a lapparsi una
birra. “Ma quali foto col viado ? “
fu costretto ad ammettere Corona, messo alle
strette. Anche Filiberto, ad un certo punto,
aveva dovuto riconoscere che la corona dei
Savoia gli andava stretta. “Quali ricatti a Lapo ?” Gli
avevo inviato soltanto alcune foto omaggio della
sua prima comunione e della cresima. Pareva un
angioletto, vi assicuro.” “Ricatti ai calciatori ?” “Ma no. Erano richieste
d'autografi che inviavo loro dopo le partite
quando avevano fatto goal. Sapete l'entusiasmo
di un tifoso...” Comunque fosse, non
risultavano rapporti apparenti con gli ultimi
delitti rimasti impuniti. Basettoni dovette ammettere
che i presunti scandali da collegiali non
c'entravano nulla con i casi più recenti, dovuti
alla mano esperta di un professionista del
crimine. Altro che foto ricattatorie, quello
colpiva con una freddezza ed una precisione
chirurgica. Venne sospettato Marino Marini, il
chirurgo del PD, ma egli riuscì a dimostrare che
nel periodo dei fattacci non solo non
operava, ma seguiva un seminario sulle strategie
elettorali vincenti, tenuto dal suo compagno di
partito don Franceschini, coadiuvato dal teologo
torinese Piero Fassino. Insomma, continuava a
sfuggire agli inquirenti Jack lo
Squartatore delle finanze e dell'economia
italiana, colui che aveva riempito di buchi il
bilancio dello Stato, che aveva indebitato
all'inverosimile i piccoli imprenditori,
insomma, il colpevole dei peggiori
attentati alle tasche dei contribuenti. Il
fantomas senza volto, l' inafferrabile mister X.
Spalleggiato da una Banda Bassotti, chissà. Per essere rassicurato sul
sostegno popolare, Berlusconi chiese in un
sondaggio. Voi andreste con la D'Addario o con
Natalia ? La maggioranza degli italiani dette
ragione nel sondaggio alle scelte del cavaliere
per il 70%. Avendo visto che il partito delle
escort aveva pur sempre la preferenza degli
italiani, mentre il partito dei trans doveva
accontentarsi della minoranza, il cavaliere
lanciò in grande l'operazione “trasparente come
una velina” e proclamò in tutti i telegiornali:
“Sono io quello che ha salvato il culo al
Paese!” Tra l'opinione pubblica si
ristabiliva una certa fiducia, tanto più che
“Chi l'ha visto il posto fisso?” il programma
preferito dagli italiani, assicurava che ormai
del serial killer non c'era più nemmeno l'ombra.
Forse, era andato all'estero. E
invece no. Dopo i delitti di cui erano rimasti
vittime la Sanità, i Trasporti pubblici, la
Giustizia, la Sicurezza, il Commercio,
l'Industria leggera e quella pesante,
l'Agricoltura, venne uccisa pure l'Università,
durante l'anno accademico. Dapprima, i sospetti
si addensarono su un gruppo di studenti fuori
corso, tra i quali Ignazio La Russa e Maurizio
Gasparri. Poi si parlò di una misteriosa
dark lady,
forse la mitica Lady
Mastella da Ceppaloni, la quale, indignata,
affermò: “Ecco cosa vuol dire fare del bene e
dare un'occupazione ad un gruppetto di
imprenditori edili disoccupati della Campania.”
Dalla giunta di Firenze, candidi come gigli,
alcuni ex amministratori fecero eco:”A chi lo
dici!” Sempre in Campania, Bassolino
gridava: “Ve la prendete con me perché sono
piccolino, magrettino e bassolino...” Ma chi era la misteriosa lady
?
La dark lady
incriminata, dopo lunghe indagini, fu la
ministra Maria Stella Gelmini. Si scoprì che –
nelle notti buie e piovose quando non c'era in
giro un'anima viva – lei, d'accordo con la
maestrina dalla penna rossa, Rosy Bindi, andava
a rimettere nelle aule scolastiche i crocifissi
che erano stati tolti per ordine della Corte
europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.
Umberto Bossi, la piccola vedetta lombarda,
rimaneva fuori a fare da palo. Con accorato tono
deamicisiano, la Gelmini e la maestrina Bindi
dissero ai giudici: “Voi non avete Cuore! Tutti
mettono il crocefisso nelle aule scolastiche,
dagli Appennini alle Ande. Solo voi europei del
Nord non siete d'accordo.” L'Eurabia, dove non
c'era più l'ora di religione se non quella
islamica, continuò a puntare il dito
inquisitorio. L'eurodeputato Magdi Cristiano
Allam, all'assemblea di Strasburgo, venne
invitato a rileggersi il Corano anziché i libri
di Oriana Fallaci ed a lasciare a casa il
Vangelo. Alla fine la Gelmini riuscì a
dimostrare la propria innocenza. Chi aveva fatto
fuori Scuola e Università doveva trovarsi
necessariamente in Italia.
Lei,
invece, nel periodo del fattaccio, era in
visita ad Oxford ed a Cambridge, e poi negli
Usa, ad Harvard, per trarre ispirazioni
riguardo alla riforma nazionale
dell'insegnamento nelle scuole medie. Ma, in
attesa dei benefici della riforma, il mondo
dell'insegnamento non ce l'aveva fatta e non era
sfuggito ai colpi del famigerato Terminator. Ormai, il Paese non ne poteva
più della spy story e dell'intricatissimo
“giallo” che non faceva dormire né gli evasori,
né i contribuenti. I primi temevano che –
indaga, indaga – qualcuno scoprisse dove avevano
nascosto il gruzzolo ed i secondi temevano (anzi
erano certi) che i costi dell'indagine, alla
fine, li dovessero pagare loro, i soliti
fessi. Adesso, vorrete sicuramente
sapere come andò a finire l'inchiesta del
commissario Basettoni – coadiuvato infine dal
maresciallo Bersani, il quale
aveva ripreso a collaborare grazie ai buoni
uffici del procuratore D'Alema che mirava a
divenire procuratore d'Europa, con la
benedizione dell'Amministratore del Palazzo
– e quali risultati ebbero le ripetute indagini
condotte dal detective privato, Antonio Di
Pietro. Quest'ultimo sosteneva pubblicamente di
conoscere nome e cognome del serial killer e di
essere pronto a sporgere regolare denuncia,
fornendo prove e controprove ai magistrati.
Ammesso che qualcuno glielo chiedesse. Nessuno,
beninteso, si sognò mai di chiederglielo. Nel frattempo, erano scaduti
i termini e con la prescrizione la lunga
inchiesta venne archiviata. Il cavaliere – che,
col la sua spada invincibile, era riuscito a
rabbonire anche gli ultimi Draghi di Banka
Italia – poté annunciare che si cominciava ad
intravvedere l'uscita dal tunnel della crisi
economica e vi erano inequivocabili sintomi di
ripresa. “Eppoi, sappiatelo, sia che non
si esca dal tunnel, sia che io sia condannato in
tribunale, la poltrona non la mollo! Va bene,
avete capito ? Fatevene una ragione una volta
per tutte e finiamola con questi tentativi di
golpe.”
Anche le presunte vittime del misterioso
terminator
cominciavano, mano a mano, a riprendersi. Alcune
erano, miracolosamente, resuscitate grazie alle
preghiere della pia Irene Pivetti,
riconvertitasi al leghismo cattolico e perdonata
dal gran druido dei Celti, che l'aveva
ribattezzata – nella sua veste bianca - alle
sorgenti del Pò. La lotta , però, era stata
dura e sul terreno qualcuno ci aveva lasciato le
penne. Ad esempio, si erano beccati l'ergastolo
i quattro (o cinque) carabinieri che avevano
reso visita a via Gradoli, dove per caso passava
Marrazzo, il quale era stato finalmente
avvertito in tempo dalla sua portinaia informata
da quelle di Marina e di Papy. Tra pezzi grossi
non solo ci si avverte, ma si pretende
giustizia. Così volavano in aria i soliti
quattro (o cinque) stracci. Ergastolo e lavori
forzati per i carabinieri. Jack lo Squartatore,
risultato poi non essere il serial killer, venne
rimesso fuori dopo una settimana, per buona
condotta ed assegnato ai servizi socialmente
utili. Gli altri andarono in convento a fare
penitenza e ad espiare quattro peccati veniali
presto dimenticati da tutti. Da tutti quelli che
contano. Gli altri, quelli che non contano, che
se li ricordano a fare ? Chissà, forse sarà finito in
convento anche il misterioso serial killer anche
se il Vaticano aveva avvertito tutti i penitenti
passati, presenti e futuri : i nostri sono
monasteri, abbazie, conventi di frati e non
hotel a cinque stelle. Beppe Grillo aveva
fondato subito un Movimento a cinque stelle ed
aveva annunciato – urbi et orbi – i pentiti,
quelli veri, li raccolgo io. Gli elettori
pentiti erano legioni ed il rifugio a cinque
stelle di Beppe Grillo era sempre pieno. Cosa
volete che vi dica ? Questo brutto romanzo
giallo non finisce certo qui ed è destinato a
durare a lungo. Ma, credetemi, non è colpa mia. Franco Ivaldo
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