TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
Maia Caro Osvaldo, ho letto la tua lettera. Non so dare risposta alle tua domanda, mi
spiace. Il nostro amore, il bene più prezioso che
avevamo, è andato perduto. Non chiedermi come e perché. So solo che
quando sentivo dentro quella romantica forza sovrannaturale nulla mi
pareva impossibile. Tenevamo testa ai nostri genitori e, quei baci
rubati, quegli incontri furtivi che sono sciocchezze agli occhi dei
ragazzi di oggi erano per me la prova che tutto avremmo potuto
affrontare senza uscirne sconfitti. L’entusiasmo di vivere con te è svanito a poco
a poco. Quella che era un’ eccitante avventura si è andata spegnendo
sempre più, scolorendo nella quotidianità. Ricordo a stento la ragazza che ancora ti fa
battere il cuore. Molto tempo fa ha lasciato il posto ad una donna
troppo oberata dalle faccende domestiche e dagli impegni famigliari. Una
donna che si è spesso, se non sempre, annullata per il bene delle
famiglia. Una donna schiacciata dal peso che la società le imponeva. So che il tuo orgoglio si sentirà ferito ma io,
Osvaldo, non ti rimprovero nulla. Erano altri tempi allora. Quello era il mio
ruolo e l’ho accettato anche con gioia. Ci sono stati momenti belli e
attimi bui, e tu mi sei stato vicino più di quanto mi potessi aspettare.
Attenzioni normali per i mariti di oggi già ti appartenevano ma, sempre
più spesso, io non sono più stata tutto per te. A poco a poco solo
diventata una parte del tutto, e, col il proseguire, mi sono sentita una
parte sempre più piccola. Una parte destinata a svanire. Ed è quel che
ho fatto alla fine, quando i figli ormai erano grandi e capaci di
camminare, da soli, nel mondo. Attraverso i loro entusiasmi si è accesa in me
la voglia della ricerca; l’ansia della scoperta. Il desiderio di
ricavare un angolo di paradiso da quest’ultimo scorcio di vita. Così
quella frase: “Da oggi esisto solo per me”. L’eredità è stata
un’occasione da non perdere. Un’occasione per realizzare sogni che non
erano più nostri ma soltanto miei. Chiedi cosa fossi diventato tu per me. Credi,
non so dare risposta alla tua domanda. Presi la mia decisione capendo ciò chi io ero
diventata per te: il nulla, o poco più. A cinque anni di distanza non so se davvero
sono approdata nell’Eden, ma so per certo di non avere rimpianti.
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