TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

 

 

Testimonianza inedita sul “costo” delle scelte urbanistiche di Savona e dintorni 

<Io una spia? 47 anni di comunismo edilizio

Da Todros, ai socialisti, ai democristiani>

Al sindaco Martinengo dissi: <E’ la morte del territorio>. Il Pci di Taramasso

 

                                                  di Luciano Corrado                              

 

Savona –  In tempo di crisi nera (non per tutti) non c’è di meglio che distrarre scatenando dibattiti. Vuoti di contenuti seri. Donne belle, donne brutte, veline, escort.  Importante è girare al largo dai problemi reali, quelli che fanno l’abc della vita quotidiana, coinvolgendo i comuni mortali.

Con tasse statali, regionali, provinciali, comunali che non diminuiscono mai e pagano sempre gli stessi. L’evasione fiscale che imperversa e penalizza. Opere pubbliche vitali sbandierate da decenni. Il lavoro precario sempre più precario. Mestieranti della politica che fanno nuovi proseliti anche tra i giornalisti. Che pretendono di tifare, iniettare, imporre il buonumore a chi non arriva a fine mese. Ha difficoltà a rispettare i pagamenti delle utenze, le rate condominiali. In tutta la provincia avanza l’impennata di sfratti per morosità (abitazioni, negozi, bar), di insolvenze, di “pagherò” non onorati.

Non è un luogo comune ricordare agli smemorati che crescono vertiginosamente povertà, drammi famigliari e umani. La Caritas diocesana sempre più assediata. E nei pochi cantieri aperti, chissà perché, ormai si sente parlare solo “straniero”.   

Ci perdoneranno i lettori, ma Trucioli Savonesi va controcorrente. Resta fuori dal coro festante e litigioso. Continua, con caparbietà, sulla strada di “informare per conoscere”, approfondire le pagine della nostra storia. Capire come e perché si è arrivati a tanti paradossi. Io do la colpa a te, tu dai la colpa  a me. Da circo equestre. Come si sono coalizzati i gruppi di potere trasversale. Chi ha condizionato chi, a discapito degli interessi collettivi. Parassitismo, clientelismo, corruzione ambientale elevati a sistema. Ora vogliono pure abituarci. Per questo ci distraggono col gossip, col femminismo. A chi giova? A chi non giova?

Savona, città capoluogo, da decenni alle prese con il sonnifero del comunismo messo in pratica. Un fardello pesantissimo che ha provocato danni devastanti allo sviluppo di un intero comprensorio.

Non ha dubbi il nostro interlocutore. Non ne vorrebbe parlare. Vorrebbe “spegnersi in santa pace”. Forse è tra i pochi savonesi che hanno vissuto in prima persona fasi cruciali, dagli anni sessanta in poi. Ha un bagaglio di ricordi, soprattutto vicino al mondo degli imprenditori. La sua “fede”, manco a dirlo, è lontana da quella di Marx, ma non è di matrice fascista. Semmai liberale integralista. Accetta il colloquio-intervista. Ad un patto: <il mio nome sia eventualmente rivelato quando avrò chiuso per sempre gli occhi>.

D) Cosa ricorda, possiamo dire da tecnico, delle scelte urbanistiche di Savona che, ormai è evidente, hanno  condizionato (in negativo) lo sviluppo e il posto di lavoro di intere generazioni…

R) Bisogna risalire agli inizi degli anni sessanta. Piero Taramasso, ingegnere, perito industriale, poi preside dell’Istituto Nautico, assessore all’Urbanistica, ebbe un ruolo preminente nel primo piano regolatore comprensoriale, sei comuni. La stesura dello strumento urbanistico venne affidata all’architetto Alberto Todros di Torino che è stato deputato del Pci. Il supporto tecnico andò all’ingegner Nicola. Dunque, da un assessore di stampo comunista, all’urbanista di partito e ideologia marxista.

D) Ebbe modo di discutere di scelte urbanistiche con Taramasso?

R)  Tralascio …. Le zone turistiche-alberghiere, solitamente, privilegiano il fronte mare. Nel comprensorio savonese invece bastava un’unica area di 55 mila mq. nel Comune di Albisola Superiore. Su quelle aree sorgevano tre importanti aziende. La Grandis, con un centinaio di dipendenti, fiorente industria metalmeccanica che occupava anche ottimi tecnici. L’ingegner Grandis aveva due figli…La seconda era la Sacier, attività di confetture della famiglia Salomone. La terza azienda commercializzava materiale edile, di proprietà del geometra Bonfiglio.

D) Cosa accadde, visto il nefasto esito finale… 

R) Taglio molti particolari…Ricordo quei giorni. Vado dall’allora sindaco di Albisola ….e faccio presente che Grandis, Bonfiglio e Salomone  non possono trasformarsi con la bacchetta magica in improvvisati albergatori. Non avevano, inoltre, la prospettiva concreta di vendere gli immobili-albergo. La controproposta: consentiteci la costruzione di abitazioni in misura del 50 per cento; noi cediamo gratuitamente il restante 50 per cento della superficie.  La risposta: che ne facciamo delle aree alberghiere, mentre voi vi assicurate la parte più ghiotta, ovvero le case. Risultato: tutto andò a monte, tutta l’area è in stato di abbandono, degrado e via i posti di lavoro.

D) E’ fuori da ogni logica credere che il “galantuomo” Taramasso sia stato il “grande vecchio” delle scelte urbanistiche…

R) Spero che i tagli del nostro lungo discorso non si esauriscano nella ricerca di colpevoli. Parlo di comunismo, non di reati. Taramasso si tenne nel cassetto quel primo, storico, strumento urbanistico. Non aveva il coraggio di presentarlo….per una serie di ragioni….

D)  Scusi, lei è sicuro che la memoria non tradisca…nonostante i ruoli che ha ricoperto parla da “accusatore”…

R) Tra i collaboratori di Trucioli Savonesi ho letto un nome che potrebbe, se vuole, confermare o smentire. Posso continuare? Alla carica di sindaco venne chiamato il socialista avvocato Benedetto Martinengo…A chi chiese di studiare ed approfondire il piano del “compagno comunista” Todros?  Si tratta di Guido Luccini, allora giovane perito edile. Se non sbaglio le sue prime esperienze li fece con i palazzi di via Bellini. Luccini tornò dal sindaco… : avvocato, per me si distrugge il territorio, questo è un piano da gettare…

D) Quale fu la reazione del sindaco?

R) Non posso dimostrare nulla se non la mia totale buona fede. Il sindaco finì per ascoltare i suggerimenti di due assessori di indiscussa onestà, ma forse, a mio avviso, troppo di sinistra, pur essendo democristiani veri. L’ingegner Barile e l’avvocato Nanni Russo

Ricordo che Luccini tornò alla carica – può rivelarlo, se lo ritiene - , gridò a Martinengo che eravamo di fronte ad una pianificazione da “comunismo reale”. Una follia. Per Savona sarebbe stata una catastrofe annunciata. Con ripercussioni disastrose sul futuro…

D) Quindi possiamo parlare di filosofia, strategia comunista del territorio…

R) Le scelte dell’architetto Todros furono avallate dalle eminenze locali dell’epoca. …Quale sorte è toccata alle aree industriali? Industrie chimiche e metallurgiche che avevano ingoiato miliardi dello Stato: Monteponi, Montedison, Sarpom, Enel, Fiat, Italsider. Lo Stato ha dato a quelle aziende finanziamenti fino all’84 per cento, di cui il 14 per cento a fondo perso, il rimanente rimborsabile in 30 anni, ad interessi irrisori…  Nel 1967 è stato approvato il Pris. …Il pensiero dominante comunista finì per schiacciare l’anima socialista; in buona parte della nostra Liguria si privilegiarono scelte di pianificazione territoriale, sulla falsariga dei PTCP, piano territoriale comprensoriale particolare, di chiarissima impronta. Erano gli anni delle occupazioni universitarie; la “rivolta” esplose nelle facoltà di architettura….In Italia abbiamo  136 mila iscritti all’ordine degli architetti, in Liguria sono 4.185. Negli Stati Uniti mi pare meno di 30 mila. Qualcosa vorrà pur dire e non voglio criminalizzare una categoria….

D) Tutta colpa degli architetti “compagni”, forse non sta in piedi… In Italia c’è pure l’inflazione di avvocati, ingegneri, geometri, commercialisti, medici, rispetto alle medie europee.   

R) Non è certo responsabilità degli operai, dei pensionati, degli esercenti se ci siamo ridotti a questa edilizia tanto biasimata…la Legge Galasso tutela il crinale delle colline? Bene abbiamo assistito all’aggressione delle nostre colline, ultimo polmone rimasto, partendo dal basso, errore madornale. Basti pensare al recentissimo e sciagurato esempio di Messina.  Perché non spianare i versanti?

Resto del parere che pochi privati e le Coop siano stati gli unici beneficiari del comunismo urbanistico, ma i disastri sono stati a pioggia.

Penso a Savona dove il “grande disegno”  ha prodotto la nuova stazione ferroviaria, il nuovo ospedale, il nuovo palazzo di Giustizia, il palazzo della Provincia, le gruviere della “167”, le Ammiraglie. Altri guizzi nella zona del Priamar, nei box-affare, nel depuratore, nei centri commerciali di corso Ricci.

D) Abbiamo qualche difficoltà a fare di ogni erba un fascio. Anche se, alla luce degli eventi, per il Palazzo di Giustizia c’è chi propone già di demolirlo o ricavarne … in quanto irrazionale, per la costosissima manutenzione… ; poi il depuratore, l’ospedale fatto e rifatto…pozzi senza fondo…Il degrado delle case “popolari”.

R) Chi si è pappato le aree pianeggianti? Vi risulta che sia stato rilanciato l’artigianato, il commercio, il turismo alberghiero?  Gli artigiani per inserirsi a Legino hanno impiegato anche 20 anni e molte vicende li abbiamo dimenticate in fretta…Quanti posti di lavoro si sono persi nell’enorme catino degli insediamenti industriali di Vado, Quiliano, Savona, Albisola? Si tratta di 700 mila mq. destinati ad insediamenti produttivi, finanziati e rifinanziati dallo Stato, da pantalone si suol dire. Non ho nulla contro le cooperative, ma non possiamo dimenticare che per statuto reinvestono l’utile e non pagano tasse sull’utile stesso. Per i privati con capitali disponibili meglio dunque speculare, esportare soldi “neri” , piuttosto che investire in “posti di lavoro”. E si parla di emergenza occupazione!

Ecco perché inizia, a mio avviso, dal piano regolatore del 1962 la sventura economica del comprensorio, di Savona in particolare. Qualcuno ricorderà pure le cosiddette zone, come la Papessa, acquistate da enti Democristiani che vennero colorate in verde, a servizi, in modo da sedare anche la concorrenza più spicciola.

D) Può esibire qualche “papello” che scrisse negli anni… o tutto a voce…Si rischia la credibilità.

R) Nel 1966 inviai questo scritto, mi limito a mostrare alcune righe. Ricordavo che nulla era cambiato nella variante del ’90; finirono per inserire tre zone turistiche decidendo, dopo mezzo secolo dalla fine della guerra, bontà loro, di indicare tre soli alberghi. Uno vicino al porto di Savona, l’altro all’uscita dell’autostrada, con i miasmi del depuratore, il terzo al Merello di Bergeggi, assai noto alle cronache giudiziarie. Ci si era dimenticati il naturale sviluppo di un comprensorio. Dopo aver previsto di fare turismo su 55 mila mq di aree occupate dalla Grandis, Sacier, Bonfiglio. Chi voleva investire, produrre aveva una palla al piede, il comunismo reale, magari a tinte casalinghe.

Luciano Corrado