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Promossi & bocciati. Purché decisionisti alla Scajola e comunisti alla Burlando

I miei “furfanti”

non sono “cacasotto”

Ma sul crocifisso è finito Gabriele Saldo, ex vigile urbano-geometra di Imperia, oggi leader presenzialista. Il ministro ce l’ha con  lui? chiede Claudio Donzella

   (A cura di Belfagor)

 Sanremo - <Miei carissimi “CACASOTTO”, domani è festa si mangia la minestra/la minestra non vi piace/si mangia pane e brace/la brace è troppo nera/si mangia la pera/la pera è troppo bianca/si mangerà la panca/la panca è troppo dura/si va a letto addirittura>.

In castigo! All’inferno? In purgatorio? In paradiso? Se non è zuppa è pan bagnato.

<La decadenza del brodo va di pari passo con la disgregazione della famiglia. La frantumazione della famiglia procede con la dissacrazione dell’etica pubblica.  La disgregazione della morale pubblica sta trasformando l’Italia nel Paese dei furfanti. Il Paese dei furfanti sta facendo perdere la dignità anche a coloro che non lo meritano>.

Per Belfagor, costretto a regnare nell’inferno vero, dove sono rinchiusi i peggiori peccatori della Terra, ho assistito divertito al grandissimo chiasso che ha suscitato la “parolina” del mio fraterno amico e protetto, ministro Claudio Scajola.

Alla platea azzurra, che gremiva ogni angolo del Palafiori, è stato ricordato: <…il presidente della Regione Liguria, Burlando (già ministro di questa Repubblica, già sindaco di Genova, già inquilino innocente delle patrie galere ndr) è un vetero-comunista…bisogna…>.

Chi lo vuole battere alle prossime elezioni regionali di fine marzo 2010 non solo deve “tirare fuori i coglioni”, a Belfagor sarà perdonato per una volta il linguaggio scurrile che non andrebbe mai insegnato; bisogna non comportarsi da “cacasotto”. Frase pare indirizzata, nella foga ed esaltazione oratoria, da un caricatissimo e potentissimo ministro della Repubblica, al gruppo consiliare della Regione, agli accoliti della “Casa della Libertà-Pdl”. Ex Forza Italia, ex An.

I vari dizionari della amata lingua Dantesca la classificano in vari modi. Cacasotto = singolare maschile e femminile invariato. Volgare, spregiativo sta a significare pauroso e vigliacco. Sinonimo di fifone. Il contrario di coraggio, intrepido. L’etimologia:  composto di caca (re) + sotto.

Chi ha letto il resoconto su La Stampa- edizione ligure di lunedì  19 ottobre (riferendo la cronaca di domenica 18 ottobre) si sarà divertito perché il “cacasotto” è stato tradotto in “cagasotto”, terminologia finora “sconosciuta” ai testi linguistici.


Claudio Scajola

Un Belfagor che, nell’inferno dantesco, vive e ascolta cose ben peggiori, non avrebbe dato tutta quella importanza. Ferendo nell’animo tanti “innocenti”.

Vi annuncio di aver già prenotato un posto all’inferno per Peter Gomez e Marco Travaglio perché nel libro “Se li conosci li eviti” hanno sparato e sparlato del mio Claudio imperiese e ignorato il nostro Claudio genovese. Al primo hanno dedicato un “curriculum”: laurea in giurisprudenza, ex funzionario pubblico Inadel, consigliere comunale e poi sindaco Dc di  Imperia, presidente dell’Asl 3, in Forza Italia e in Parlamento dal 1996, ministro dell’Interno, poi dell’attuazione del programma, coordinatore nazionale del partito prima di Bondi, presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti (Copaco); 3 legislature all’attivo.

Il soprannome da combattente non poteva mancare: Sciaboletta. Citano anche alcune frasi celebri. Nel 1995 lo Scajola di tradizione e famiglia democristiana, tra i primi pupilli ponentini del potente Paolo Emilio Taviani, dice di Forza Italia: <Sono solo dei fascistelli>. L’anno dopo cambia idea, e si accoppia ai “fascistelli”. Taviani, in una riunione riservata a Loano, fece qualche confidenza ai presenti sulle motivazioni di quel “trasloco”

Sempre Gomez e Travaglio che hanno la brutta abitudine e attitudine a fare del <giornalismo investigativo che richiede anche la libertà del giornale come impresa editoriale>, raccontano di una famiglia <superdemocristiana che ha regalato ad Imperia tre sindaci: il padre Ferdinando costretto a dimettersi negli anni cinquanta per aver favorito il cognato per un posto di primario nel locale ospedale, il figlio Alessandro, giovanissimo parlamentare scudocrociato tavianeo, infine Claudio nel 1982, l’ultimogenito. Poi il fratello Maurizio, la sorella…. 




Belfagor ritiene che il ritratto più completo del capo indiscusso dell’“anticacasotto si può leggere nelle righe del  giornalista-galantuomo Rino De Stefano che, con De Ferrari, ha dato alle stampe “Oltre L’Orizzonte” – dal passato al futuro nell’avventura politica di Claudio Scjaola - , con il coordinamento editoriale di Sabrina Burlando. 
Perché tanto “rumore” a proposito di “cacasotto”, visto che abbiamo nella cartuccera altre frasi celebri. <Fatevi dire da Maroni se Marco Biagi (poi ucciso dalle br ndr) era una figura centrale. Era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza>. Fu grande bufera e  Claudio,  fiutando il vento, rassegnò le dimissioni. 

Si “sfogò” anche con (in)felici battute a proposito della vicenda
Sme e caso Telekom- Serbia. Perché, nonostante si rivelerà una torbidissima storia-bufala di servizi segreti deviati, per Claudio <dopo le dichiarazioni di Igor Marini – calunniatore professionista ndr – Prodi, Fassino e Dini potrebbe aver bisogno dell’immunità parlamentare assai più di Berlusconi>. Il perseguitato dalle togacce rosse.

Come fa Belfagor a dimenticare quel celeberrimo sermone alla scajolana: <Caro signor Porchia non sei il sindaco di Imperia, sei il capo di un gruppo parassitario che non conta un tubo e non prende un voto>.

Con quale diritti il già segretario della Cgil di Imperia si permetteva di criticare un monumento allo sviluppo, alla trasparenza legalitaria, costituita dalla realizzazione di uno dei più grandi porti del Mediterraneo, anche alla luce di articoli recenti di cronaca giudiziaria? Controversie legali di dissesti, insolvenze, infiltrazioni malavitose? Sempre brava gente, a scanso di equivoci, assicura Belfagor.

E poi il Claudio Donzella (ottima e cautissima la pagina a sua firma del Secolo XIX di lunedì 19 ottobre) poteva chiedere a Belfagor pure il curriculum di Gabriele. Origini assai umili, con il papà Prospero di terra Mendaighina. Gente semplice, onesta, con il dna dell’operosità nella rettitudine.  Il Gabriele di Pontedassio vigile ad Imperia, poi un brutto incidente, il diploma da geometra, il cambio di mansioni, la gavetta in politica, instancabile attacchino e finalmente la meritata “promozione” (vedi a fianco due pagine di “Genova e Liguria- Dove & Chi” edizione 2003) . Tutti gli uomini del presidente Giuliano.

Il Gabriele Saldo, sempre presente con suoi scritti sul periodico “Errelle”, edito dalla Regione Liguria, qualcuno ha deciso di “farlo fuori” senza l’uso della lupara? Poco “professionista della politica”, al punto che oltre ad essere capogruppo in Regione, presidente dimissionario di Alpi Liguri Sviluppo e Turismo (15 mila euro lordi l’anno), i blog e giornali online imperiesi fanno “girare” un bigliettino da visita. Il testo: la natura nelle vostre mani. Gabriele saldo- EM Giappone Italia s.r.l , via Roma… Sanremo…telefoni e sito internet/ www.emgiapponeitalia.it Tutto alla luce del sole.

Il gran capo Silvio direbbe: ecco l’esempio lampante che da noi non c’è posto per i mestieranti della politica. Da noi nessuno fa carriera senza un lavoro, non vogliamo i parassiti, ma la meritocrazia.  

Bravo Gabriele, non lasciarti intimidire, resta il politico semplice, alla buona, vicino alla gente di campagna e di montagna, gli ultimi veri eroi di un’identità bistrattata. In estinzione.

Non importa se a volte ricevi “visite” tra  i ruderi, a 2000 metri di altezza (vedi foto  esclusiva in basso). Meglio l’aria pulita che quella fetida di certe “regge”.

Qualcuno ti sta pugnalando alle spalle, ma all’inferno per te, purtroppo, non c’è posto. Continua a far del bene sulla terra.

Belfagor