TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
Tormenti &
veleni a Palazzo Sisto IV Berruti e la Torre
Fuksas La sfida Di
Tullio-Molteni Il sindaco "spariglia" sul progetto
della Margonara. Un feuilleton dell'assessore alla Cultura
sulla bellezza delle donne savonesi
scatena una acida querelle con il compagno di giunta LUCIANO ANGELINI* Cosa accade a Palazzo Sisto IV? Quale virus ha
contagiato Federico Berruti e i suoi assessori
Molteni e Di Tullio? Quali dubbi e tormenti,
quali pressioni e tensioni, quali smanie di apparire per non scomparire
nell'oblio e nel disinteresse della città, si sono aggrovigliati nei
pensieri di tre personaggi (più l'inevitabile contorno) su cui dovrebbe
fare perno l'amministrazione comunale? Dubbi emersi per non dire
esplosi, tra il serio e il faceto, e che suscitano non poche
perplessità, se non altro perché dall'equilibrio e dall'intesa degli
amministratori sugli obiettivi da raggiungere dipendono in parte le
sorti della città. Il sindaco, con una sortita tanto improvvisa
quanto inattesa, ha cancellato con un colpo di spugna la Torre
di Fuksas e di fatto il progetto, rimettendo tutto in
discussione. Una sortita dalle motivazioni sconcertanti, sorprendente
anche per chi, come noi, non ha mai nutrito simpatie per il progetto e
per la "rapallizzazione" del territorio. Ecco, in soldoni, il Berruti-pensiero:
"Se è la Torre che blocca il progetto della Margonara,
eliminiamola". Come dire: scusate, abbiamo scherzato. Senza sapere che
lo schizzo di Fuksas, bello o brutto che sia, non è qui
il caso di ridiscuterne, altro non era (ed è) che l'escamotage per non
alzare barriere di cemento tra l'Aurelia e il mare. Ma sopratutto senza
tenere conto e di fatto disarcionandosi, per la gioia di quanti hanno
condotto una tenace battaglia in difesa dello scoglio della
Madonnetta e di quello che c'è intorno e sui fondali adiacenti,
da quello che era stato il suo "cavallo di battaglia", vale a dire la
grande consultazione attraverso la quale, con un colpo di teatro, aveva
coinvolto enti, associazioni, sindacati e categorie di vario ordine e
grado. Una assise che, ricordiamolo, aveva mobilitato la città e che
aveva visto la presentazione di decine di documenti e di
proposte, sollecitazioni, puntualizzazioni e richieste anche vincolanti,
oltre al secco "no" della Consulta culturale savonese, ma che si era
conclusa con l'assenso del 99 per cento dei partecipanti, pur con
numerosi distinguo. Federico Berruti, forse
traguardando le prossime e future scadenze elettorali, avvertendo e
temendo di essere etichettato come il sindaco del "non fare", ha
compiuto un triplo salto mortale, forse per uscire dall'impasse con un
energico colpo di acceleratore, appalesando un decisionismo che vaga tra
provocazione e incoerenza. Un segnale incomprensibile ai più, rimbombato
in un isolamento quasi totale sul piano politico (assessori e
consiglieri, compresi quelli dell'opposizione, avevano espresso
entusiasmo financo imbarazzante per lo "schizzo" di Fuksas),
del mondo imprenditoriale e, apriti cielo, dell'Autorità
Portuale (il progetto Margonara, senza muovere
un sasso, è già costato qualcosa come un milione di euro). La situazione, per dirla alla Flajano,
è grave ma non seria. Che dire della querelle tra l'assessore
Molteni e il suo vicino di scranno Livio Di Tullio.
Casus belli: un feuilleton, che nei giornali sta per un argomento di
taglio basso su temi frivoli, curiosi, sia di cultura che di costume, o
anche su fatti di cronaca. Articoli da scrivere in punta di penna e che
nei giornali vengono affidati a giornalisti arguti, smaliziati, o anche
caustici. Certo attenti alla società e al mondo che li circonda.
Molteni, intraprendente assessore alla Cultura, grazie
all'ospitalità del quotidiano La Stampa si è lasciato
andare in punta di penna ad un divertissement sulla bellezza
(innegabile) delle donne savonesi e, di rimbalzo, sulla bellezza della
città. Nè volgare, nè offensivo nei confronti delle donne, del loro
ruolo e della loro importanza nella società. Ci mancherebbe altro. Un
feuilleton e niente di più. Una "leggerezza", anche stilistica,
apprezzabile, giornalisticamente parlando, oltre che un momento di pausa
e alleggerimento nel magma della cronacaccia e della politica
autoreferenziale. Un intervento su cui soffermarsi e sorridere. Senza
scandalizzarsi o alzare barricate e sollevare temi alti della società.
Suvvia, cerchiamo di restare con i piedi per terra. Ma l'assessore Di Tullio,
seguito a ruota da tre "vestali" del suo partito, è saltato su. L'ha
intesa e presa malissimo. Pervaso da sacro fuoco, prima ha risposto a
muso duro, ergendosi a paladino, con corazza, spadone e cimiero, delle
donne savonesi e italiche; poi, dopo un aspro quanto sconcertante (per
toni e temi) botta e risposta a mezzo stampa, si è avventurato
sul terreno dell'ironia, a lui, non ce ne voglia, poco congeniale.
Risultato: imbarazzo generale. Commento: ma a Palazzo Sisto IV non hanno
altro a cui pensare? Ragazzi, siamo seri, dateci un taglio.
*Giornalista
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