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Radiografia nelle città più colpite. La solitudine del Servizio Fito Sanitario

Ultimi “delitti” del parassita killer

Riviera delle Palme:Liguria da salvare

Sono 300 mila le palme in Liguria, 1400 a Bordighera, la prima a scoprire il punteruolo rosso. Ultimo caso ad Albenga, negligenze ad Alassio. Consigli utili

Genova –  Non ci sono soltanto i rischi più o meno insidiosi e “nascosti” del dissesto idrogeologico ad allarmare. Le colline ormai spoglie causa incendi ed omessi (ma sempre ben propagandati) rimboschimenti.   A trasformare il paesaggio è arrivata l’”emergenza palme” nel ponente ligure.

Il famigerato “Punteruolo rosso” si fa sempre più minaccioso e letale. Il parassita avanza anche grazie all’inerzia dell’uomo. C’è chi sta prendendo tutte le precauzioni possibili e chi tergiversa, pratica il menefreghismo nella prevenzione non facendo uso di strumenti adeguati per contrastare l’infestazione.

Esempio? Utilizza reti per la raccolta delle olive, anziché quelle indicate dagli esperti. Oppure non si abbattono subito le piante malate, favorendo di fatto la propagazione dell’”epidemia”.

La stessa denominazione “Riviera delle Palme”- il territorio abbraccia la provincia di Savona- verrebbe messa in discussione, spogliata delle sue piante-emblema. La ”capitale turistica”, Alassio, è la prima a decapitare, a pagarne le conseguenze. Diciotto palme da datteri (in realtà non fruttificano) sono già state segnalate “infette” dal Servizio Fito Sanitario della Regione (sede di Sanremo). Dovrebbero essere tutte abbattute, sia nelle aree pubbliche, sia private. Invece accade solo in parte e si procede con colpevole lentezza.

Pochi giorni fa l’infezione è stata trovata su una palma ad Albenga, ai confini di Ceriale.

Allarme, per ora, rientrato a Loano. Mentre Bordighera, la città ligure più ricca di palme (1400 piante) dopo aver scoperto il primo caso il 16 agosto 2007, è impegnata in una seria lotta di prevenzione e cura.

IL CASO DI ALBENGA -  Risale a pochi giorni fa la scoperta di un esemplare di palma attaccata dal “punteruolo” in una zona della fascia a mare ad Albenga. La sorpresa ha messo in allerta il Servizio Fito Sanitario che ha avvertito gli organi responsabili del Comune per gli opportuni interventi.

LE NEGLIGENZE DI ALASSIO – Il personale del Servizio Fito Sanitario della Regione Liguria, con sede a Sanremo, ha ispezionato già alcune volte il territorio a mare di Alassio. Qui la situazione, a quanto pare, è stata sottovaluta ed in parte ignorata dalle autorità comunali che intervengono soltanto se i tecnici regionali segnalano per iscritto caso per caso. <E’ un disastro – commenta un cittadino alassino – basti pensare che una palma, nel mio cortile, era stata potata nel mese di luglio e stava benissimo, in meno di due mesi, tra fine agosto ed i primi di settembre, è stata attaccata dal parassita, è irrimediabilmente devastata; possibile che si tratti di un caso isolato e nessuno ci abbia avvertito della minaccia?>.

Ad Alassio si ha l’impressione – almeno questo è il clima – che l’amministrazione comunale dorma sonni tranquilli. Erano state segnalate due palme “infette” in Viale delle Palme; erano stati suggeriti interventi, prescrizioni. L’ultima visita dei tecnici regionali, nel mese di maggio. Risultati molto scarsi, con quale “perla”.  Tra i consigli, diciamo preventivi, si era suggerito l’utilizzo di speciali retine di protezione antinsetto. Il Comune anziché utilizzare il materiale indicato, è ricorso almeno in un caso nella rete stesa per la raccolta delle olive. E’ chiaro che non è servito a nulla e si è dovuto procedere all’abbattimento, che comporta la distruzione “capillare”, unica cura al decreto legge che impone e recepisce la lotta obbligatoria nei casi di piante infestate.

L’aspetto più allarmante è che, a quanto emerge negli ambienti del Servizio Fito Sanitario regionale, per Alassio si tratta di una battaglia persa. 18 piante fino ad oggi ufficialmente segnalate non sono state neppure tutte abbattute. Alcune si trovano su suolo privato, come nel caso del Grand Hotel

Mediterranèe ed in via Dell’Oro 7. Alassio resterà senza palme?

LA SCELTA-SFIDA DI PIETRA LIGURE-  Da due anni è scattato l’allarme. I tecnici sono arrivati alla conclusione che sia molto rischioso la piantagione di nuove piante sia da parte dei Comuni (aree pubbliche), sia dei privati (giardini). Per il rischio che le nuove piantagioni siano già impestate, o perché suscettibili di attacchi del punteruolo. Eppure risulta che il Comune di Pietra Ligure  ha messo a dimora altre palme.

 

I CONSIGLI DEGLI ESPERTI – Di fronte ad un’epidemia più che incombente occorre muoversi sul fronte preventivo e “repressivo-curativo”, coinvolgendo nell’opera di sensibilizzazione il personale addetto dei Comuni, i giardinieri “privati”, quanti operano nel settore specifico.

Oltre alle reti antinsetti, di cui abbiamo accennato, a Bordighera sono state fasciate una ventina di piante e dopo un anno e mezzo le reti rimosse; sono in commercio prodotti specifici. Nemopack Palme e Nemasys.

Uno in particolare, ha il ruolo di insetticida naturale.  Piccoli vermicelli che si cibano delle larve depositate dal “Punteruolo Rosso”. Trattamenti che nel periodo estivo devono essere ripetuti ogni mese, ogni tre mesi in inverno. C’è un costo, soprattutto laddove occorre spruzzare con l’uso di un carrello elevatore, per versare l’intero contenuto miscelato con l’acqua. E’ uno dei mezzi per contenere, limitare i danni da propagazione.

Gli stessi tecnici del Servizio regionale mentre sconsigliano nuove piantagioni, suggeriscono che in alternativa possono essere piantate palme mediterranee, per intendersi più piccoline e che non corrono seri rischi.

LE SCELTE DELLA POLITICA -   La distruzione di palme, quasi un simbolo del paesaggio ponentino, ad iniziare dai lungomare, pone interrogativi e di conseguenza scelte fino ad oggi rinviate. C’è chi sostiene che non siano le palme (da datteri) piante radicate nella storia del nostro territorio, semmai gli agrumi, i lecci, gli olivi….Dunque si può anche rinunciare al “patrimonio” arboreo che lo stesso decreto legge, per la prima volta nella storia, prevede anche l’intervento dell’ente pubblico. Dunque non solo a spese del privato.

A Sanremo è attivo da anni un dinamico “Centro studi ricerche palme”, con il dottor Littardi da sempre impegnato nella difesa, nella promozione e nella divulgazione delle conoscenze di questo “tesoro” ambientale delle nostre cittadine, giardini di ville d’epoca compresi. Con alcuni “cimeli” (vedi altezze delle piante, longevità) da cartolina. Si quelle spedite per i “Saluti da….”.

Possiamo assistere, indifferenti, o perlomeno incerti, temporeggianti, alla morte delle nostre belle, amate e secolari palme? Ad Alassio più nulla sembra “fare scandalo”, almeno non sia un isolato campanello d’allarme. Prima che sia davvero tardi, del tipo “colline lunari”, mai rimboscate, dopo la distruzione degli incendi. Sempre in attesa dell’”homo sapiens”.

L. Cor.