TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

 

Un sogno di bambini

Sentivo la tramontana, la sentivo soffiare già la notte. La riconoscevo dal ruggito lontano, dal fischio mentre si incanalava nel carruggio, dallo sbatacchiare delle persiane.

La sentivo e il desiderio si accendeva in me: far volare l’aquilone.

Non aspettavo altro per interrompere la monotonia dei giorni felici. Un pezzetto di stoffa e quattro bastoncini che si alzano e ti portano lassù, nel cielo. La magia dell’aquilone: un sogno di bambini.

Ricordo le corse sulla spiaggia per farlo alzare; il brivido nel vederlo a mezz’aria, così basso che puoi ancora raggiungerlo con la mano ma già pronto ad librarsi.

Quello era il momento perfetto; quello della promessa del volo.

Mi rivedo, trepidante e ansiosa mentre le mani ascoltano. Lo so, il filo deve restare teso, sempre in tensione. Bisogna sbobinare lentamente, con pazienza. Se ne lasci troppo e la corrente cala l’aquilone precipita, se ne da poco l’aquilone non vola.

Ho trascorso interminabili pomeriggi col naso all’insù.

Ho trascorso interminabili pomeriggi a far volare aquiloni.

Il momento peggiore era quello del rientro, quando dovevi tirarlo giù.

Iniziavi a riavvolgere la bobina e, a poco a poco, lui scendeva, diventava sempre più reale, più pesante fino a quando perdeva l’ascensionale e volteggiando su se stesso, precipitava.

Allora potevo tornare a casa, felice di aver trascorso un pomeriggio speciale, in un luogo magico che avevo potuto raggiungere facendo volare il mio aquilone.

Poi si cresce, si diventa adulti, o “grandi”, come sempre dicono i bambini.

La voglia di giocare si spegne, i balocchi vengono dimenticati, finiti chissà dove.

Così è stato anche per il mio aquilone, caduto nel dimenticatoio fino a oggi.

A volte il passato torna, nel momento in cui meno te l’aspetti.

Lotto invano contro la tramontana che si ostina ad animare i miei capelli, quasi volesse trasformarmi in Medusa. Scosto la frangia e alzo gli occhi al cielo.

È lì, leggiadro e colorato, intendo a far sorridere il cielo con le sue acrobazie: l’aquilone.

Un pezzetto di stoffa e quattro bastoncini che si alzano e ti portano lassù, a poter toccare il cielo con un dito. La magia dell’aquilone: un sogno di bambini.

Scorgendo lo sconosciuto che sbobinava è tornata la voglia di far volare l’aquilone ancora una volta.

Guardandomi alle spalle, ho rivisto vecchi ricordi; vecchie foto scattate col cuore.

Immagini che non hanno impressionato nessuna pellicola ma che sono dentro me e non sbiadiranno. Ho rivisto un ragazzo che pedalava con un braccio alzato e gli occhi al cielo per far tornare bambina una ventenne innamorata.

Quella è stata l’ultima volta che sono salita in cielo a raccogliere le stelle.

La vita fa il suo corso ed è inutile rammaricarsi ma, da allora, non ho più desiderato vedere volare aquiloni.

Fino a oggi.

Oggi, in questa ventosa giornata di marzo.

Oggi, in questa giornata dove il cielo è talmente sereno da sembrare trasparente.

Oggi, in questa giornata in cui cammino assorta sulla spiaggia.

Oggi, in questa giornata in cui vago perché la vita segue il suo corso ed è inutile crucciarsi più di tanto.

Oggi, in questa giornata in cui vado avanti cercando un  nuovo sogno.

Oggi, mi avvicino al bambino che eri;  a te che tieni il filo.

Oggi torno bambina e chiedo a uno sconosciuto “Posso farlo volare un poco anch’io?”

A volte il passato torna, nel momento in cui meno te l’aspetti.