versione stampabile 

IN HOC SIGNO VINCIS?

(Intervista allo Studio Vinx di Savona)

 

  Marco Giacinto Pellifroni

 


M. G. Pellifroni

Certezza dell’impunità e avidità sono cattive consigliere, spingendo i limiti del lecito sempre più oltre, verso l’infinito.

Eppure è stato proprio questo il mix che ha caratterizzato il dorato mondo bancario lungo oltre 3 secoli, da quando, nel 1694, è stato fondato il suo prototipo, la Banca d’Inghilterra.

Non sarà sfuggito ai più assidui lettori di Trucioli quanto tempo io abbia dedicato allo studio di questo assurdo fenomeno di ipnosi collettiva nel quale s’è esercitato, avido ed impunito, il sistema bancario. Ipnosi, in quanto le masse hanno finito col trovare normale che un ristretto numero di personaggi, grazie a leggi varate da parlamenti collusi, ardisse decretare di sua proprietà la totalità della ricchezza, prodotta da quelle stesse masse, attraverso il meccanismo di un debito tanto opprimente quanto fasullo: un debito indebito, insomma.

Avendo già ampiamente approfondito in tante precedenti puntate l’argomento non mi ci soffermerò qui oltre, limitandomi a evidenziare che la mia analisi verteva sui principi fondanti del meccanismo bancario, ormai tanto radicato nella prassi da richiedere probabilmente, per essere rimosso, il lavoro di generazioni, o una rivoluzione.

C’è qualcuno invece che, anziché partire dalle radici e dal fusto, ha fatto il percorso inverso, cominciando dai rami e dai frutti avvelenati che spenzolano dall’albero dei soldi. Questo qualcuno aveva provato sulla propria pelle le bruciature provocate dai conti unilaterali che funzionari in doppiopetto gli presentavano ogni 3 mesi; conti che non s’era sino allora mai preso la briga di verificare. Quando però il debito intimatogli dalla sua banca, divenutagli d’un tratto nemica, arrivò alle centinaia di milioni (di lire), e su questo presupposto egli venne scaraventato nel cervellone della centrale rischi, mentre i suoi immobili venivano uno dopo l’altro pignorati in base a ingiunzioni rilasciate da giudici ciecamente fiduciosi nei conteggi della banca, il presunto insolvente ebbe un moto di ribellione, che si tradusse nella ferma determinazione di passare al vaglio le pretese della banca, per poi eventualmente contrattaccarla. Ci volle però la promulgazione di una legge sull’usura, che intervenne provvidenzialmente nel 1995, per disporre degli strumenti adatti a controbattere l’offensiva persecutoria di cui era rimasto vittima.

Fu allora che l’accusato fu in grado di indossare i panni dell’accusatore, dopo aver scoperto, conti rifatti alla mano, di essere di fatto creditore, e non già debitore verso le banche, e per di più vittima di usura!

Di qui l’idea di creare una nuova attività, per estendere ad altri perseguitati una valida forma di difesa, anzi di rivalsa. Nacque così, a Savona, lo Studio Vinx, dal nome del suo fondatore, Giorgio Vincis, “primo ed unico studio del genere certificato in Italia, e artefice delle prime denunce per usura nei confronti delle lobbies bancarie”, come lo stesso Vincis afferma con palese compiacimento. Egli si rese infatti conto che la sua situazione era comune a innumerevoli altri imprenditori, professionisti, semplici correntisti, ai quali estese l’invito a valersi dei suoi servizi per verificare la loro effettiva situazione finanziaria.

Negli anni della sua attività il suo studio è venuto così collezionando una variegata gamma di sentenze favorevoli in vari Tribunali italiani, salvando parecchi imprenditori dall’incubo, che lui stesso aveva sperimentato, delle richieste di rientro immediato, delle ingiunzioni di pagamento e dei conseguenti pignoramenti, portando alla scoperta che spesso le banche si arricchiscono praticando interessi usurari, specie grazie alle commissioni di massimo scoperto, o altre forme di vero e proprio adescamento tramite esotici e complicati prestiti e cartolarizzazioni, quali swap, CDO, CDS, ecc., che la successiva crisi finanziaria rese poi di dominio pubblico.

E a proposito di pignoramenti, Vincis deplora l’attuale iter processuale, secondo cui la banca immette sul mercato l’immobile pignorato attraverso le aste giudiziarie; aste nelle quali è presente in pianta stabile un organismo della stessa banca, che lo compra a prezzi fallimentari, per poi rivenderlo a prezzi di mercato.  

Quando sarebbe invece auspicabile che la vendita fosse consentita al suo legittimo proprietario, che, il giorno del rogito, presente un funzionario della banca, potrebbe estinguere con parte del ricavato il debito verso la banca stessa (ammesso naturalmente che debito sia, e non credito, come di frequente è il caso). Con questo artificio, la banca lucra ulteriormente sulla disgrazia dei suoi ex correntisti. Di incidenti come questo nessuno si preoccupa, finché non ne diventa vittima; mentre basterebbe un semplice cambio della normativa vigente per ovviarvi: qualcosa sul genere del decreto Bersani, a tutela dei tanti Davidi contro i pochi ma agguerriti Golia. L’attuale procedura, specie quando si tratta di imprese in difficoltà -ormai la maggioranza nell’ultimo biennio- è invece la sicura anticamera della loro rovina, col blocco dei conti bancari e degli anticipi sulle fatture, con l’impossibilità di far fronte ai pagamenti e il conseguente blocco delle forniture e quindi di ogni attività. 

Come sopra accennato, lo Studio Vinx, in seguito emulato da altri studi di consulenza e ricalcoli finanziari sparsi per la penisola, agisce perlopiù per il salvataggio di aziende strangolate da presunti debiti bancari, tutti comunque di una certa entità. Quello di cui ora la gente comune ha bisogno è il varo della tanto attesa legge sulla class action, continuamente rinviata da un governo cui non si capisce se stia a cuore il destino di milioni di cittadini, vittime delle cosiddette mini-truffe -tanto mini da non ripagare il ricorso alle vie giudiziarie-, o non piuttosto quello delle banche e delle grosse società fornitrici di servizi di largo consumo. Se entrasse in vigore la class action, la difesa dai soprusi dei grandi potrebbe beneficiare anche i semplici cittadini, alleggerendo nel contempo l’annoso intasamento dei Tribunali.

Non ricordo con quale governo venne alla luce la legge anti-usura; ma, qualunque fosse il suo colore, sono stati e saranno in tanti a ringraziarlo.

Se questo governo, oltre a spendere la maggior parte del suo tempo e delle sue energie per  proteggere il suo capo dai processi, riuscirà a risparmiarne per varare la legge sulla class action, ponendo fine allo stillicidio di milioni di micro truffe e raggiri e vincendo la resistenza di banche, assicurazioni e SpA che oggi ne cospargono di sabbia il cammino, saremo molti di più ad elevargli sentiti ringraziamenti nel vederci restituito il maltolto.

  

Marco Giacinto Pellifroni                                                              11 ottobre 2009