TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
Cosa
insegnano le assenze a Montecitorio. Un giorno buio della storia
d’Italia “Scudo fiscale”
e…la giovane deputata Pd: 43% di tasse su
miseri stipendi, pensioni da fame Un
insulto ai cittadini onesti che meritava lo sciopero generale, invece … Proprio
oggi, nella giornata della grande manifestazione sulla libertà di
stampa, mentre “grida di dolore” si levano da ogni parte d'Italia per la
precaria salute della nostra democrazia ed accade l'ennesima tragedia
annunciata dal dissesto idrogeologico del nostro territorio (male
atavico, che nessuno affronta: mentre la speculazione edilizia è male
comune delle amministrazioni locali di tutti i colori): ebbene, in
questo giorno così importante, il peggior provvedimento preso da tutti i
governi di destra della storia d'Italia (esclusi, forse, la tassa sul
macinato, le entrate in guerra e le leggi razziali), quello sullo “scudo
fiscale”, quello che meritava lo sciopero generale ancor più del taglio
della scala mobile, delle pensioni e dell'art.18, passa perché
l'opposizione non è stata in grado di garantire la presenza dei propri
deputati (i “rappresentanti del popolo”) nell'aula, sempre più sorda e
grigia, di Montecitorio. Si badi
bene il provvedimento, passa due volte, sempre per le assenze
determinanti registratesi precipuamente nel PD: la prima sul
passaggio agli articoli nella verifica dei criteri di costituzionalità;
la seconda al momento del voto finale. Verrebbe
da fare facile ironia, ricordando come la sinistra sia stata esclusa dal
Parlamento grazie al marchingegno dello sbarramento e che questi (tu
l'hai voluto George Dandin!) sono gli effetti pratici del “voto
utile” di Veltroni e della sua “vocazione maggioritaria” che si
intende, tra l'altro, pervicacemente portare avanti anche per il futuro
(errare humanum est; sed perseverare diabolicum: è proprio il caso di
ricordarlo). Ma non è
il caso di soffermarsi su questo punto, quanto andare più a fondo
nell'analisi, perché questo brillante risultato chiama in causa due
questioni fondamentali. La prima
riguarda il partito: va detto con chiarezza, il PD non esiste,
non esiste nelle fondamenta, non tanto perché frutto della “fusione a
freddo” delle sue componenti, ma proprio perché entrambe le componenti
hanno adottato lo schema del “partito liquido”, delle cordate
interne, delle scelte sulle persone mai misurate sulla realtà, ma sui
giochi sottili delle convenienze interne e dell'irresistibile richiamo
del “nuovismo” televisivo: non a caso, tra gli assenti, figura anche
quella deputata, giovane volto accattivante, che aveva dichiarato al
momento della candidatura “porto la mia inesperienza”.
Detto fatto: i risultati sono questi. L'idea
del “partito liquido” (ben oltre le varie trasformazioni della forma
partito che si leggono sui manuali: dal partito “acchiappatutti”,
al “partito di cartello”. Qui siamo già alla “non forma”
dell'agire politico) si è innestata perfettamente nel meccanismo della
nuova legge elettorale, quella del 2005, che affida completamente al
meccanismo di selezione interna ai partiti la composizione del
Parlamento lasciando risicatissimi margini di scelta agli elettori (in
realtà la sola scelta possibile è quella del determinare il premio di
maggioranza): né preferenze, né collegi uninominali. Su questi
due punti, mentre ci si balocca con le “finte” primarie di partito per
poi, magari, “cammellare” le truppe ad una votazione dal
sapore indistintamente populista, come quella prevista il 25 Ottobre, il
disastro è stato compiuto. Chiedo ai
dirigenti del PD: avete idea dei danni che un provvedimento come
lo “scudo fiscale” provoca nell'immaginario collettivo di chi lo
subisce, pagando ogni mese il 43% di tasse sul proprio stipendio di
1.200 euro e sulla propria pensione di 800? Non pensate che,
a questo modo, la fuga verso l'indifferenza, il ripiegamento,
l'astensionismo diverranno inarrestabili? Chiedo ai
dirigenti della sinistra, esclusi dal Parlamento: quando smetterete di
cercare ogni mezzuccio per autoconservare il vostro potere di risulta
(penso all'arroccamento di Rifondazione comunista, penso ai
cinque gruppetti soci fondatori di Sinistra e Libertà che
vogliano continuare a detenere la “golden share” del nuovo
soggetto politico, non sciogliendosi come sarebbe doveroso e pretendendo
di scegliere loro i cosiddetti “esterni” secondo il criterio
dell'affidabilità nel non ostacolare le loro scelte di piazzamento
elettorale alle Regionali, o stando nelle liste del PD o facendo
alleanze con UDC e post-fascisti?). Insomma:
dopo questa tragica vicenda, vogliamo pensarci?
Savona, 3
Ottobre 2009
Franco Astengo
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