TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
NUCLEARE? SI’, PURCHÉ LE
SCORIE FINISCANO…
…in Piazza Montecitorio! Quanto più tecnologica diventa una società,
tanto più abbondanti e pericolosi sono i suoi rifiuti, secondo una scala
di rischio che va dalla lattina ai rifiuti radioattivi. Un governo responsabile, allora, deve adoprarsi
affinché l’industria produca sostanze di più lunga vita e col minor
grado di offesa ambientale una volta scadute a rifiuti. Deve promuovere,
cioè, comportamenti diametralmente opposti a quanto l’industria farebbe,
se priva di direttive e controlli, per perseguire il solo profitto. Cosa succede, invece? Non esistono incentivi
alle industrie per produrre materiali in minor quantità e maggiore
eco-compatibilità. Si cerca invece di agire soltanto a valle, sui
consumatori, affinché pratichino la raccolta differenziata. Che è buona
cosa, intendiamoci; ma è solo uno dei metodi per ridurre l’impatto
ambientale. Partiamo dagli imballaggi, che costituiscono la
maggior parte dei rifiuti domestici. Basterebbe commissionare ad un ente
pubblico, ad es. l’Enea, uno studio sull’impatto, dalla materia prima al
prodotto finito e alla sua trasformazione in rifiuto, dei contenitori in
vetro anziché in plastica, o in metallo, o in accoppiati; e
successivamente modulare l’Iva premiando i materiali più riciclabili e
gli imballaggi più sobri a parità di prodotto utile. Passando alle apparecchiature elettriche, la
scala di valori dovrebbe partire da quelle alimentate direttamente dalla
rete, per scendere alle pile ricaricabili e, ultime, a quelle a perdere. Se poi prendiamo in esame i rifiuti tossici,
dovrebbero essere gravati già alla fonte da tasse di massima
dissuasione, anziché dover poi rincorrerli in varie plaghe del
territorio nazionale dove le bande criminali se ne disfano, su incarico
delle industrie che li hanno prodotti, che ritengono così di essersi
lavate la coscienza (anzi, la fedina penale). Stesso principio vale per le scorie nucleari,
rappresentanti il massimo della tossicità. Nonostante questo, il governo
in carica ha rispolverato vecchi programmi nucleari, con ciò ignorando
che: a)
un referendum nazionale del 1987 con oltre l’80%
di SI proibisce che l’Italia ospiti centrali atomiche; b)
ricorrere a reazioni nucleari per trasformare
acqua in vapore è una bestemmia termodinamica; c)
le centrali di cui oggi si avvierebbe la
costruzione sono di 3° generazione, con tempi di costruzione di 10-15
anni, e totale incertezza sul destino delle loro scorie; mentre saranno
solo quelle di 4° generazione che sapranno (forse) riutilizzarle. Di
queste ultime si potrà (forse) iniziare la costruzione non prima di
10-15 anni, richiedendone altrettanti per la loro messa in marcia. Il
che significa che solo tra 25-30 anni le scorie potrebbero essere,
almeno in parte, trattabili, mentre nel frattempo non si saprà cosa
farne. d)
smantellare a fine vita una centrale nucleare
significa dover neutralizzare migliaia di tonnellate di un impianto
divenuto esso stesso l’ultima scoria radioattiva. La cosa è tanto più grave in quanto non si
tratta di teorie, bensì di fatti avallati dalle scoperte che rivelano
come sinora ci si liberi spesso in maniera criminale delle “scomode”
scorie. Ultime, in ordine di tempo, le rivelazioni di un pentito circa
gli affondamenti di “navi dei veleni” nel Mediterraneo o tramite il più
“artigianale” infossamento di scorie radioattive nei letti in secca di
fiumi e torrenti, disseminando inquinanti assassini su vastissime aree
marine o terrestri (specie nel Sud, dove la criminalità organizzata ha
azzerato l’etica di comportamento dei vecchi capibastone, che mai
avrebbero contaminato in modo irreversibile la propria terra natìa,
quindi le loro stesse famiglie). La natura delle scorie affondate o interrate
dimostra che non sono coinvolti in questi “smaltimenti” soltanto mafia,
camorra & affini, bensì istituzioni pubbliche e/o grandi società
“blasonate” gestenti gli impianti, che si liberano di ogni
responsabilità diretta affidando a terzi il lavoro sporco, di cui sono
comunque mandanti. Il fatto aggiuntivo che sempre più vengano a galla
relazioni occulte anche tra uomini delle istituzioni (il suddetto
pentito ha fatto i nomi di Craxi e De Michelis, quest’ultimo appena
nominato dal ministro Brunetta suo collaboratore a Venezia, compenso
annuo € 40.000: alla faccia dei “fannulloni”), servizi segreti* e
delinquenti comuni, alla mera ricerca del profitto monetario, induce a
gravare di un forte sospetto la decisione del nostro governo di
rilanciare il nucleare: a quali interessi è asservita la parte politica
che prende simili decisioni? Ma quando si tratterà di decidere dove erigere
le centrali, non ci sarà una sola Regione, o Provincia, o Comune,
disposta ad ospitarli (peccato non si possa costruirle in Somalia, in
cambio di armi!). E allora il potere mostrerà il suo volto ormai
familiare, con scontri tra * A proposito: a cosa
servono i servizi segreti, se non a commettere atti illegali,
incompatibili con uno Stato di diritto, che pure li copre? Può uno Stato
che si avvale di servizi segreti definirsi democratico? Marco Giacinto Pellifroni
27 settembre 2009 |