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DIALOGO COL MIO "ALTER EGO"
(chiamato semplicemente "ALTER")
TRENTESIMA PARTE
di Aldo Pastore

Aldo Pastore ALDO: Toh! Chi si rivede! Sei di nuovo qui?

ALTER: Ma come sarebbe a dire "Sei di nuovo qui? Sono due mesi che non ti vedo! Ti sei eclissato e nessuno ti ha più visto!
Ma dove sei stato?

 

ALDO: Non mi sono mosso da casa, durante tutta l'Estate, caro Alter!

Sei tu, invece, che sei andato in ferie ed hai perso il contatto non soltanto con il sottoscritto, ma, addirittura, con la quotidianità e con i problemi reali della gente!

 

ALTER: Non è vero, Aldo! Sono stato in ferie, ma ho continuato a leggere  i giornali ed a dialogare con tutti i cittadini che incontravo!

 

 ALDO: Dimmi, allora, che cosa hai scoperto e quali sono le tue impressioni sull'attuale situazione della società in cui viviamo e, di conseguenza, dei nostri concittadini.

 

ALTER: Sono molto depresso, Aldo!

 Vedo che i problemi aumentano e che i drammi delle persone e delle famiglie risultano sempre più accentuati.

La crisi economica è sempre più grave; sta aumentando il numero dei senza-lavoro e dei precari; molte persone (soprattutto, anziani) e molte famiglie tendono ad indebitarsi perchè, con le loro scarse risorse, non riescono ad arrivare alla fine del mese.

Abbiamo una Scuola quasi dimezzata ed una Sanità che risponde soltanto a criteri economici e disprezza i Cittadini, trattandoli in modo diseguali e venendo ad aggravare, di nuovo, il divario tra le classi.

Per di più, caro Aldo, ho dovuto paradossalmente prendere atto che, in queste ultime settimane, lo scontro politico si è progressivamente trasformato in insulto personale e che si sta perdendo ogni freno inibitorio nel processo di demolizione dell'avversario.


ALDO: Condivido quanto dici, Alter, e, tuttavia, mi pare necessario ragionare, in concreto, su ogni specifico argomento, con fredda lucidità, basandoci su precisi dati statistici e su serie argomentazioni, lasciando ad altri l'estemporanea superficialità e la vuota improvvisazione.

ALTER: Benissimo, Aldo, vedo di seguirti nel tuo ragionamento e, di conseguenza, di sedare i miei "bollenti spiriti".
Da dove vogliamo incominciare?


ALDO
: Ti parrà strano, Alter, ma io VORREI INCOMINCIARE DAI NEONATI!

ALTER:
Dai neonati? E perchè?

ALDO
: Vedi, Alter, anch'io, in queste settimane, ho letto i giornali e sono andato ad analizzare, nel profondo, le notizie da loro riportate.
Leggi, in particolare, il Titolo di questi due servizi giornalistici, entrambi pubblicati da il Quotidiano "IL SECOLOXIX".
Il primo porta la data dell'11 Agosto 2009 ed è così formulato:

"NEONATI ABBANDONATI, E' ALLARME.
IL TRIBUNALE DEI MINORI DI GENOVA: CON LA CRISI PIU' GENITORI NON RICONOSCONO IL FIGLIO"

 

Il secondo è datato 12 Agosto 2009; in esso è possibile leggere:

"BIMBI RIFIUTATI, COSI' LA LIGURIA RISPONDE AL NUOVO ALLARME NAZIONALE.
AI COMUNI OGNI MINORE COSTA MILLE-DUEMILA EURO AL MESE"

 

ALTER: ma davvero succede tutto questo? Mi sembra che questo terribile problema non sia sufficientemente conosciuto o sia semplicemente sottovalutato dalla pubblica opinione
Mi domando, caro Aldo, in quale condizione esistenziale viene a trovarsi un neonato rifiutato dai propri genitori e quale possa essere il suo futuro!
E mi chiedo quali possano essere  le motivazioni di questo innaturale abbandono!

ALDO
: Le cause dell'abbandono sono molteplici e sono tutte molto serie, caro Alter, ed è veramente impressionante constatare che, in un numero sempre più crescente di casi, resta precluso il passaggio dalla procreazione alla genitorialità responsabile, per cui al neonato diventa impossibile assurgere al ruolo di figlio.
Ma, forse più delle parole valgono queste considerazioni di FEDERICO BIANCHI DI CASTELBIANCO, che testualmente ti riporto:

Federico Bianchi di Castelbianco
"Le situazioni riscontate trovano, a volte, spiegazioni nelle vite disperate di alcune famiglie (talvolta: extracomunitarie), segnate dalla precarietà e dalla povertà e, in altri casi, in unioni dove il padre, di fronte all'evento della nascita, non trova la forza di portare avanti la relazione e abbandona la compagna; ciò può comportare, a catena, il conseguente abbandono del piccolo da parte della madre.
Ma il fenomeno sociale più importante è il Rifiuto della Genitorialità mascherato da motivazioni economiche o sociali che nascondono la paura, lo spavento o addirittura il terrore di diventare genitori."
In estrema sintesi, posso dirti, Alter, che alla base dell'innaturale scelta del rifiuto della genitorialità da parte dei genitori (e, soprattutto, della madre) vi è, quasi sempre, la DIFFICILE CONDIZIONE ESISTENZIALE DELLA DONNA NELLA NOSTRA SOCIETA'; possiamo riassumere il tutto nelle seguenti fondamentali CAUSE:
. L'ASSOLUTA SOLITUDINE DELLA DONNA: è frequente il caso di Donne che sono state abbandonate dal partner (familiare o occasionale); la situazione diventa addirittura drammatica quando si tratta di Donne Straniere Irregolari, prive di un minimo sostegno familiare e assistenziale;
. L'INSUFFICIENTE SUPPORTO AFFETTIVO ED ECONOMICO DEL PARTNER MASCHILE;
. IL RIFIUTO INCONSCIO DELLA DONNA ALLA NASCITA DI UN FIGLIO, concepito attraverso la violenza sessuale o l'occasionalità del rapporto;
. L'INDIGENZA o, addirittura, la POVERTA' ECONOMICA, che conducono alla giustificata preoccupazione di non poter allevare ed educare convenientemente il neonato;
. LA PAURA (oltremodo giustificata) DI POTER PERDERE IL POSTO DI LAVORO, ovviamente nel caso di donne impegnate in attività occupazionali.

ALTER: Prendo atto di queste tue ponderate riflessioni, Aldo, perchè esse corrispondono sostanzialmente alla realtà che quotidianamente veniamo a vedere e a riscontrare.
Ma, allora, di fronte a queste incontestabili situazioni, ti domando:
Non è forse preferibile ricorrere all'ABORTO piuttosto che scegliere, a posteriori, il RIFIUTO DEL NEONATO?
Ti dico questo, Aldo, perchè, come ben sai, siamo dotati, in Italia, di una Legge, la 194 del 1978, che non solo permette, ma, addirittura, favorisce ed incentiva la scelta dell'interruzione della gravidanza!

ALDO
: No, Alter, dissento da questo tuo ragionamento (che, peraltro, è condiviso erroneamente da una parte dell'opinione pubblica e subdolamente da alcuni esponenti politici) per la semplice motivazione che la Legge 194 non favorisce affatto la scelta abortiva e le tecniche esecutive ad essa connesse; anzi, essa è servita a prevenire e quindi a ridurre, in misura consistente, le interruzioni di gravidanza.
Questa mia affermazione è sostenuta, in modo ineccepibile, dai dati statistici ufficiali:
NUMERO DEGLI ABORTI IN ITALIA
- 1982:
234.081
- 1991:
160.494
- 2004: 138.123
- 2005: 132.790
- 2006: 131.038
- 2007: 127.038
Come vedi si tratta di numeri che indicano una costante diminuzione, negli anni, delle interruzioni di gravidanza; d'altra parte, in termini percentuali, è dimostrato che dal 1982 all'anno 2007 vi è stata una DIMINUZIONE DEGLI ABORTI pari al 45,9 per Cento
Dunque: emerge da queste statistiche, un giudizio positivo sulla legge 194; a trentuno anni di distanza dalla sua promulgazione, voglio, inoltre, ricordarti che:
. Essa concede il tempo necessario a capire se si vuole o non si vuole una gravidanza;
. Garantisce il diritto alla scelta (che è un diritto fondamentale della democrazia)
.
E' accessibile anche a donne molto giovani;
.
Ha ridotto nettamente il ricorso all'aborto clandestino (con conseguente grave danno economico per i cosiddetti "cucchiai d'oro").

ALTER: Ma ...Aldo, stiamo andando "fuori tema" (come è tua abitudine consolidata).
Io avevo fatto semplicemente un cenno al ricorso all'Aborto; tu hai cercato di convincermi che questa via è impraticabile! Bene! Ma allora devi dirmi cosa possiamo e dobbiamo fare per venire incontro all'innata, difficile condizione esistenziale dei neonati rifiutati ed abbandonati.
Un tempo c'erano le ceste lasciate davanti alle Chiese, con un bimbo in lacrime ed un biglietto di addio.
C'erano le ruote nei conventi e c'erano gli Orfanotrofi.
Ora, il mondo è cambiato, ma il problema continua ad affligerci!
Pensa, Aldo, in quale situazione si trova un bimbo appena nato, senza un nome, un cognome, una nazionalità, ma, soprattutto senza riconosciuti genitori; è nell'identica situazione di un atleta che deve gareggiare sui Cento Metri Piani, ma deve partire indietro, con Cinquanta Metri di distanza dagli altri atleti (in questo caso coetanei), per cui egli è costretto a gareggiare sui Centocinquanta Metri e non già sui Cento.
Ti ripeto: come possiamo e dobbiamo affrontare questo drammatico problema?

ALDO: La responsabilità di essere andati "fuori tema" è unicamente Tua e non Mia, caro Alter, perchè costantemente tendi a divagare dall'argomento, oggetto della discussione, e ad introdurre temi aggiuntivi.
E' quindi diventato tardi per affrontare seriamente il problema. Fatti vedere la prossima settimana ed, allora, incominceremo a ragionare e discutere sulle soluzioni possibili.
Ma, debbo dirti anticipatamente che io propendo per la Soluzione ADOZIONE.
L'adozione, infatti, non è soltanto un atto giuridico di eccezionale rilievo, ma è soprattutto un grande gesto di AMORE, vale a dire il sentimento più alto e più nobile che l'animo umano possa rivolgere verso gli altri esseri viventi.
Inoltre, nel concetto di Adozione è incluso anche il Diritto di ogni bambino ad avere una famiglia; infine, questo Diritto si collega ad una importante affermazione di principio che posso così sintetizzare:
"NON E' SOLTANTO IL CONCEPIMENTO A DETERMINARE IL RAPPORTO GENITORE-FIGLIO, MA E', SOPRATTUTTO, IL VIVERE INSIEME IN UNA CRESCENTE CONDIVISIONE, DALLA QUALE NASCE L'INDISSOLUBILE VINCOLO DI FILIAZIONE." 

18 Settembre 2009                                             Aldo Pastore