TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
Eva ed Adamo
Fantastico questo lavoro da bagnino che mi
costringe a passare fuori anche la notte. Ragazze a volontà; una pacchia!! Mi sento come
un bambino in un negozio di caramelle, non ho che da scartare ed
assaggiare. Turiste, spariscono dalla mia vita dopo una settimana, due
al massimo. Incredibile, godere tutto senza neanche la preoccupazione di
scaricarle nel modo giusto; tanto la vacanza finirà; basta la promessa
di qualche telefonata che non farò mai. Questa è una serata speciale. E’ la sera del
mio compleanno. Oggi è una giornata dove solo i pigri o i
vacanzieri possono permettersi di stare senza far nulla, nel pieno
dell’estate non posso permettermi un giorno di ferie nè darmi malato per
avere una giornata di libertà. Del resto ho già organizzato tutto. Grande grigliata e birra a volontà. Ho già sparso la voce, è un bel po’ che ci
penso. Gli invitati non li conto neanche. E’ la mia festa. Nulla è
troppo. Un sacco di amici e tutti che portano qualcuno che non conosco
ancora. Finalmente è quasi sera, mi mancano pochi metri
di spiaggia da rastrellare e poi sono libero. Questa è la mia notte. “Hey, mozzarellina, cosa fai stasera?”. La biondina è un nuovo arrivo. Indossa un
costume intero che le dona molto più di un succinto bikini. Ha due
occhietti birichini e, con quei codini, sembra proprio una bambolina. Si
l’americana Barbie: la bambola che toglie il fiato. “Hai una proposta interessante?”. Spregiudicata la tizia, mi faccio forte, la mia
autostima è già salita di qualche punto e senza rendermene conto i miei
pettorali si sono già gonfiati. “Ti basto io o preferisci una grigliata? Puoi
avere tutti e due: è la mia festa”. E, per non lasciarmela scappare,
ormai ho imparato la tecnica che funziona sempre, “Ti passo a prendere
alle nove davanti al bar Gigi. Ok?”. La risposta ormai è superflua, l’aspetto solo
per educazione. I miei pensieri sono già oltre. µ Mi sento proprio figo. Indosso quel paio di
jeans che tanto fanno incazzare mia madre. Neanche sia una fatica
metterli in lavatrice. Che lagna. Ogni volta una litigata perché lei
dice che non sono dignitosi; che sembro uno zingaro, un figlio di
nessuno che… e poi chi l’ascolta più? Sempre lo stesso disco, possibile
che non si sia ancora annoiata del solito sound? Sopra i Levis una
semplice maglietta, un po’ di gel e sono pronto. Appena in tempo. Che serata mi aspetta!! Sono già tutti li a
fare casino. Un coro scanzonatorio intona Tanti auguri a te, e nel
mentre arriva lei. In due ore la bambolina si è trasformata in una
vera pupa. Pantaloni attillati al punto giusto, una camicetta che
permette una discreta vista e.. prima che possa notare altro no stuolo
di fischi. Mi avvicino a Barbie, cazzo il paragone mi è
rimasto più impresso del suo vero nome, e, come un buon cavaliere, la
invito a salire sul mio vespino. Il viaggio è breve, ma dal calore del suo corpo
già so che sarà un indimenticabile compleanno. Sono arrivata da pochi giorni, inutile dire che
ti ho messo gli occhi addosso da subito. Come non notarti? Più che Adamo sembri Adone,
la tua risata squilla, la tua voce sembra competere con quella del mare
e, il tuo nome è un’eterna eco. Sembra che nulla possa esistere senza di
te. Ti bei nel ruolo da prima donna, sempre circondato da amici e
bellone? Mi piace pensare che sia un modo per sfuggire ad una solitudine
che ti terrorizza e ti attanaglia. Mi piace immaginarti con limiti
simili ai miei; umano e non super uomo. Sono qui sdraiata sul lettino. Il sole mi
scalda le spalle mente ti sento passare. Il mio sguardo è nascosto dietro l’ennesimo
libro che mi isola dal mondo, ma non posso sbagliare. I suoni non
mentono. Dapprima il silenzio nella tua precedente
postazione. Poi, a poco a poco, mentre ti sposti inizia il tuo richiamo,
un “Ciao” qui, un “Come stai” là, ecco il brusio che sale, tra poco
qualche risata, prima di altre la tua. Hai un bel modo di ridere, esulti con
trasporto, tutto in te gioisce, il tuo corpo si contrae e la tua mimica
cambia, gli occhi si stringono quasi a chiudersi. Sei diverso dagli
altri. Non sogghigni e non ridacchi, esprimi solo la gioia di esserci. Stò in disparte, con un ardente desiderio di
urlare “Ci sono anch’io!” ma, a parte il mio nome, non ho nulla della
prima donna. Resto qui immobile. Mentre fingo di leggere e tu neanche ti
accorgi che anch’io ho le carte in regole. Come tutti gli altri anch’io vorrei orbitarti
attorno, ma ho già volteggiato troppe volte intorno ad altri soli. Sono
già stata un asteroide che ha deviato rotta. Non mi interessa più essere
una meteora. Non accetto più di fare una fugace comparsa. µ Ieri, ieri… Mi manca il fiato a pensarci. Mi hai sorpresa,
“Hey, mozzarellina”. Quasi non credevo che stessi dicendo a me. Ti ho
risposto solo perché sono sempre l’ultima ad andare via e sapevo che non
potevi parlare ad altri. Ti ho risposto con arroganza. Regola n° 1 - Mai fare sentire quanto forte ti
batte il cuore; l’insolenza è una buona corazza. Ti ho colpito, ho visto la tua reazione,
l’accettazione del combattimento. Ho dovuto controllare il mio respiro,
tenere sotto controllo la gioia che provavo in quel momento e
ringraziare la leggera scottatura che nasconde il rossore. Così al tuo invito “Ti basto io o preferisci
una maxi grigliata?” non ho potuto far altro che sorridere. Ti ho detto “Si”, ma tu ormai eri già oltre,
richiamato da chissà quale chimera. Sono corsa a casa, ho urlato “Stasera faccio un
po’ tardi”, una doccia veloce. Ho indossato quello che mai avrei
pensato, sciolto i capelli e via. Alle otto e mezza sono già in strada, mi
impongo di camminare, di non correre, di rallentare il passo. Con
l’avvicinarmi sento già le voci. Tu sei già lì, bello come non mai. Sotto la
maglietta i tuoi muscoli guizzano, col bianco l’abbronzatura appare
ancora di più, ed i tuoi occhi maliziosi sono ancora più verdi. Verdi come il mare burrascoso in cui sono già
naufragata. µ Il tempo è passato, forse non pensavi che
restassi così a lungo. Avere parenti al mare può essere una gran
fortuna. Ora però è un supplizio. Ogni volta che torno
il tuo ricordo mi tormenta. Il dolore riemerge; mi assale. Un angolo, la
nostra panchina riaccendono flashback che fanno rimpiangere quel che
poteva essere e non è stato. Quell’estate però ero appagata. Quando mi
facevano piacere le tue parole, quando i tuoi occhi si fondevano coi
miei. Quanto bramavo le tue carezze; i tuoi baci. Ricordo una sera in
cui stavo male, una frase mi attraversò la mente “Potrei morire adesso e
sarei felice”. Soddisfatta di aver conosciuto te, di averti amato, di
averti accolto nel mio grembo. Pronta a finire la mia vita, piuttosto che
veder finire il nostro amore. Ma da parte tua c’era solo una bella e
credibile recitazione. Sono continuati i tramonti, hanno girato le
stagioni e sono passati anni ma io non sono più quella che ero. Quanto mi manchi Eva. L’estate è finita da un
pezzo. Non ce la faccio: mesi e mesi senza te. Odio aspettare. Il tempo
è sempre contro di noi. Come un orologio impazzito corre troppo lento
quando siamo lontani e troppo veloce se siamo insieme. Piccola mi
manchi. Non basta il ricordo di te, non le foto, non le telefonate. Mi
sento solo, troppo solo. Tu non sai come sia innaturale per me. Così, all’improvviso, ma non inaspettate, è
arrivata lei. µ Mi sento in gabbia. Ruggisco come un leone.
Misuro la camera a grandi falcate. Il muro mi viene incontro sempre
troppo presto. Dietrofront. Ricomincio da capo. La mia vita scorreva
liscia e all’improvviso si è incasinata. Ha ragione mia madre. Sono anni che mi ripete
che mi metterò nei guai. Odo il tono sprezzante con cui mi rimprovera
ogni volta. Mi immagino la confessione. Lei si siede, colpita a morte,
solo un attimo. Poi prenderà fiato comincerà “Te lo avevo detto io! Sono
anni che te lo ripeto” poi il ritornello. “Cosa ho fatto di male per
meritarmi un figlio così”, “Mi farai morire”, poi la panoramica sul
mondo “Che vergogna. Cosa penserà la gente?”. Adesso dovrò mettere la testa a posto. Basta
divertimenti, amici, uscite. E, in questo caso la cosa da fare è una sola. Ho 20 anni, troppo pochi per accettare la
paternità. Corro al cesso e vomito. Il solo pensiero è per
me inaccettabile. Non posso rinunciare a tutto così. Non adesso,
non ora. Mi occorre tempo per crescere ancora un poco e
fare andare la barca nella direzione in cui voglio io. Oggi devo
concentrarmi, uscire dalla tempesta. Il cielo tornerà sereno solo abortendo. Sì; l’unico modo. Riuscirò a convincerla. L’ho
già mangiata in un boccone una volta. Tratto con le donne da sempre e,
ormai, conosco la tecnica. Ed Eva? Eva è sacrificabile. Capirà. Tutto d’un tratto la stanza pare un campo da
calcio, sfinito mi butto sul letto. Fissando il soffitto elaboro il
piano d’azione. Ed Eva? Tengo a lei. A volte ho pensato che
potesse darmi la forza per cambiare; per essere diverso.
Mi spiace piccola, non volevo finisse così
*Cristina Ricci, quarantun anni, abita a Spotorno, ha pubblicato il suo primo romanzo (La montagna d’acqua – ed. Il Filo, Roma), un altro recentemente finito e tanta voglia di scrivere. A questo “scarno” curriculum si può aggiungere la collaborazione con il blog dell’Udi Savonese per il quale Cristina Ricci ha scritto alcuni pezzi
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