TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni VADO: UNA CENTRALE
SEMPLICEMENTE…. ANTICOSTITUZIONALE! Proteste, battaglie, ricorsi, denuncie: la
lunga storia dell’ampliamento della centrale a carbone di Vado non
conosce soste. Il progetto di Tirreno Power, corredato da
valutazione d’impatto ambientale positiva, con i suoi pareri favorevoli
della Commissione VIA nazionale e con la recente firma del Ministro
Prestigiacomo, potrebbe essere ancora lontano dalla sua conclusione. Intanto la schiera di teste cadute sotto il
peso delle contraddizioni, dell’incoerenza delle proprie convinzioni,
degli anacronistici proclami sullo sviluppo economico, potrebbe
allungarsi con altri politici, funzionari e sindacalisti. Contrastare un Governo come quello attuale
può sembrare arduo: un Governo che, in controtendenza con le più
importanti direttive di Kyoto e ai limiti del 2020 dell’UE, di prossima
approvazione a Copenaghen, decide di dare corso alla realizzazione
d’impianti a carbone che raddoppiano le emissioni di CO2, aumentando, di
fatto, la nostra dipendenza dai fornitori di un combustibile fossile
prossimo all’esaurimento, lasciando inalterati i costi energetici delle
nostre bollette e promuovendo soprattutto scelte ulteriormente dannose
per la salute dei cittadini e per l’ambiente già fortemente compromesso. Contrastare però un Governo, le cui scelte
vanno a mettere a rischio la vita di un intero territorio e la salute
nostra e dei nostri figli :SI DEVE! La delusione può essere grande. Non è bastato il parere negativo della Regione,
forse poco incisivo, non sono bastate le numerose iniziative di
protesta promosse contro il progetto. Nel 2008 la Commissione VIA
nazionale ha dato parere favorevole alla costruzione del nuovo gruppo a
carbone. Per il Ministero il territorio di Vado e la sua
centrale, costruita nel 1968 da Enel, sono talmente compromessi
dall’inquinamento che la costruzione del nuovo gruppo potrebbe solo
migliorare la situazione. La centrale, oggi alimentata a metano e
carbone per una potenza istallata di 1.200 MW, monitorata nel 2007, fece
registrare un’emissione in atmosfera di 3,8 milioni di tonnellate di
CO2, piazzandosi al quarto posto nella classifica delle centrali a
carbone più inquinanti d’Italia. Il nuovo gruppo da 460 MW, che Tirreno Power
vorrebbe realizzare, aggiungerebbe altri 2,7 milioni di tonnellate di
CO2 ogni anno, oltre che aumentare le emissioni nocive
di polveri sottili e metalli pesanti. Il Ministero dell’Ambiente e della tutela
del territorio e del mare: - vede, tra le altre cose,
il Decreto legislativo 152/2006 sulla “tutela dell’aria e riduzione delle emissioni in
atmosfera”; -vede l’istanza di compatibilità
ambientale presentata dalla stessa Tirreno Power, la società costruttrice,
(quindi dall’inquinatore stesso); - prende atto che la centrale è situata
vicino al mare, a soli 600 Metri e adiacente a due grossi centri
cittadini, quelli di Vado e Quiliano; - rileva che il nuovo gruppo non
richiede altre costose infrastrutture perché può usufruire di
quelle (obsolete) esistenti; - prende atto che la
pubblicazione dell’annuncio era già conosciuta dal 06/04/2007 e quindi consultabile da
due anni; - vede, dando credito a T.P., che” la
centrale è stata sottoposta a continui miglioramenti
con performance ampiamente superiori ai limiti di legge, ma che non
permettono ulteriori miglioramenti tecnologici”; - vede
che la T.P. il 12/06/2007 aveva, con lungimiranza, già chiesto al Ministero
dello Sviluppo economico, di non abbattere il camino della sezioni 1 e 2, proprio in
attesa dell’ampliamento; - acquisisce il provvidenziale parere
favorevole, con prescrizioni n.235 del 29/01/2009, della Commissione
tecnica di verifica Impatto ambientale VIA/VAS; - acquisisce il parere negativo della
Regione Liguria, che riesce ad aggirare ampiamente
dalle controindicazioni del parere 235 sopra citato; - prende anche atto delle osservazioni e
dei circostanziati pareri contrari di ben 17 tra Amministrazioni
pubbliche, Comuni, ed Enti Pubblici; e decreta il giudizio favorevole
all’ampliamento di una delle quattro centrali a carbone più inquinanti
d’Italia, ma lo fa con ben 23 prescrizioni, tutte in tema di
emissioni, di abbattimento polveri e di verifiche che deve effettuare
(curioso!?) il proponente spesso, così come il proponente deve produrre
uno studio epidemiologico dell’ambito territoriale, al fine di
evidenziare la presenza o meno di patologie collegate agli inquinanti
emessi dalla centrale. Il Ministero per i beni culturali e il
paesaggio: - prescrive, (con un atto
di tragico umorismo involontario!) che il progetto sia di
riqualificazione paesaggistica con linguaggio architettonico adeguato al
contesto; -raccomanda la T.P. di
presentare una relazione paesaggistica, essendo l’area dichiarata di
notevole interesse pubblico ai sensi del DM 08/04/57, magari riferendosi
ai quattro siti di interesse naturalistico nell’area limitrofa alla
centrale; - ordina che lo scavo per la nuova unità
sia concordato con la Sovrintendenza ai Beni Archeologici. Così, entro due anni dall’avvio del
nuovo gruppo, T.P. dovrà presentare un progetto che dimostri la
possibilità che la concentrazione di CO dei fumi in uscita non superi
100 mg/Nm3; entro tre anni dall’avvio,
un progetto che non faccia superare le polveri nei fumi di 7 mg/Nm3; un’anno prima dell’avvio la
T.P. deve fare un programma di biomonitoraggio sulla qualità dell’aria e
trasmesso all’ARPAL. Ci sarà tutto il tempo che la grave situazione
sanitaria e ambientale si aggravi ulteriormente, in un territorio più
vasto di quello dei due Comuni interessati, con inefficaci, quanto poco
incisivi, ricorsi degli Enti locali intrisi di formalismi e non di veri
allarmi ambientali. Chi chiede il depotenziamento della centrale
conosce i gravi motivi sanitari, ambientali ed economici che
condizionano da anni la vita del territorio. Chi chiede il depotenziamento sa che le
indagini epidemiologiche IST-ARPAL non sono state frutto di un’analisi
seria e approfondita che avrebbe visto il concorso di altri elementi di
analisi. Chi chiede il depotenziamento sa che non c’è
tempo da perdere, che “la salute è un diritto fondamentale
dell’individuo e interesse della collettività e che è obbligo dello
Stato tutelarla”…(.art.32 della Costituzione Italiana).
ANTONIA BRIUGLIA |