TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni INCENDIARI = TERRORISTI Mentre quest’estate di fuoco prosegue la sua
terribile marcia trasformando parte della California (e non solo) in un
immenso rogo, non posso che ribadire quanto già espresso in precedenza
circa l’ormai inderogabile necessità di classificare il reato di
piromania in terrorismo tout court, senza attenuanti di sorta. Se vogliamo per un momento uscire dalla nostra
diffusa abitudine di mettere l’uomo al centro dell’universo e
considerare i danni al pianeta non soltanto in ragione dei morti
immediati tra gli umani o delle loro case distrutte, ci rendiamo conto
che l’attuale strage di flora e fauna che sta soffrendo Tornando in Italia, il carcere duro della 61
bis dovrebbe essere esteso, in assenza della pena di morte, ormai fuori
moda, a chi viene riconosciuto colpevole di reato incendiario contro un
bene della collettività, quale il patrimonio boschivo, destinando un ben
maggior dispiegamento di uomini e mezzi all’individuazione dei rei. E se
il governo, sempre in tutt’altre faccende affaccendato, non dovesse
promulgare una tale estensione, varrebbe la pena di promuovere una
campagna mediatica (ma basta referendum!) a tale fine. E la regione
Liguria, essendo oltremodo interessata a questo sinistro fenomeno,
dovrebbe farsi promotrice a livello nazionale di tale inasprimento. Del resto, con i giri di vite il governo va
sempre più a nozze, a cominciare da quelle per trasgressioni ad un
sempre più repressivo codice della strada, aggiornato ormai a cadenza
pressoché biennale. Naturalmente, le violazioni del codice stradale
hanno il corposo vantaggio di riempire le casse dell’erario e dei
Comuni, e proprio per questo attirano così l’attenzione del legislatore,
alla perenne caccia di polli da spennare. A Genova, il Comune ha
diramato ai Vigili un prontuario per far lievitare almeno del 15% il
numero di multe; e altri Comuni si ingegnano di apporre cartelli
irrealistici e di truccare autovelox e semafori, alla pari di miseri
truffatori, per tamponare le falle di bilanci irresponsabili con soldi
estorti senza pistole: bastano letterine verdi, ufficiali giudiziari e
giudici che applicano le leggi alla lettera, come farebbe una macchina. Questi atteggiamenti, del resto, fanno parte
della ormai diffusa mentalità finanziaria: taglieggiare chi lavora e
produce ricchezza reale per l’ingrasso della lievitante classe
parassitaria, nella quale brillano banche ed enti della più varia
natura, in una incestuosa alleanza tra privato e pubblico. La lotta ai piromani, invece, rende ben poco; e
dopotutto, nella mentalità ragionieristica di chi dovrebbe governarci,
un bosco in salute o in fiamme fa poca differenza sotto il profilo
pecuniario. Rende assai di più fingere di preoccuparsi dell’incolumità
degli umani, criminalizzando i due bicchieri di vino a tavola prima di
mettersi alla guida, appioppando multe rovinose (fino a € 5.800!) e
persino il carcere a chi sgarra. Pene peraltro congrue se chi provoca
incidenti è davvero ubriaco, non se ha bevuto con moderazione. Nel clamore di continue campagne anti-alcool, a
mio avviso motivate sia dal desiderio di far cassa che dalla volontà di
dare un’immagine di rigore per distogliere l’attenzione da altri campi
in cui il rigore non esiste proprio, osa finalmente farsi strada una
voce fuori dal coro: quella del ministro per l’Agricoltura, che ha
pronunciato, dopo tanti sproloqui, parole sensate al riguardo (anche se,
tanto per restare in tema, per difendere un’attività produttiva, quella
viti-vinicola: c’è sempre un interesse economico, mai morale, dietro
ogni presa di posizione ufficiale). Parole da cui emerge che i tanto
sbandierati incidenti stradali dovuti a guida in stato di ebbrezza sono
circa il 2% del totale! Vorrei ora spezzare una lancia a favore del
silenzio stampa sui roghi boschivi: in una società di massa,
rimbecillita dal tam tam mediatico che invita all’acritica emulazione
delle gesta dei divi di turno, anche l’incendiario può apparire, a menti
predisposte, come l’eroico interprete di una ribellione ai soprusi di
una società irresponsabile e incoesa, quale d’altronde è ormai
diventata. Retriva censura? Non facciamo ridere: forse le
notizie che le TV, major e di Stato, ci filtrano attingendole a poche
agenzie, non sono soggette a censura preventiva, manipolate o taciute a
giudizio di vari censori? Ma un conto è riportare o no reati che possono
indurre alla reiterazione, un altro è tacere o distorcere notizie che
possono ledere gli interessi della nomenklatura. Infine, si magnificano le capacità visive di
satelliti che vedono la proverbiale mosca sul campanile; ma suona strano
che essi non vengano utilizzati per la segnalazione immediata di fuochi
che, se affrontati tempestivamente, possono essere spenti con minimo
dispendio di energie e salvataggio di innumerevoli vite umane e
floro-faunistiche. Anche qui, forse non si attiva la filiera di
monitoraggio e pronto intervento perché comporta dei costi e offre
modesti ritorni monetari, al contrario dei cartelli canaglia e degli
alcolimetri. Marco Giacinto Pellifroni
6 settembre 2009 |