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Caro decoro, c’era una volta la Riviera “in fiore”

Lo sconcio delle aiuole (?) sul lungomare


aiuole ad Alassio

Se si dovesse stilare una classifica della “Riviera” dell’incuria, dell’abbandono, della trascuratezza,  menefreghismo del decoro urbano, di assenza del più elementare senso di accoglienza, bisognerebbe organizzare visite “guidate” (magari riprese dalle telecamere); imponendo la presenza ai sindaci, agli assessori, ai consiglieri, ai funzionari dirigenti. Senza escludere i presidenti delle categorie turistiche-commerciali, dell’ospitalità. Infine senza dimenticare chi si occupa di informazione, i cosiddetti rappresentanti dei “media” fin troppo distratti.

 Con settembre siamo entrati nel fatidico quarto mese della stagione estiva. Iniziamo proprio dai due quotidiani più diffusi a livello locale, La Stampa e Il Secolo XIX. Da giugno ad oggi abbiamo letto notizie interessanti, divertenti che ci hanno, ad esempio, raccontato il ritorno dei “vip” (?) in Riviera. Almeno dodici volte il Decimonono, assai meno generoso il concorrente La Stampa. 

E già, per una Riviera in gran parte cementizzata, gruvierizzata, martirizzata da mono e bilocali, l’arrivo di “vip” serve soprattutto a non abbandonare il mercato delle illusioni.

I commercianti più accorti direbbero tanto fumo e niente arrosto. Più che  ai “vip” assistiamo all’esplosione di gelaterie da “cornetto”, all’assedio e al moltiplicarsi di panetterie, di “pizzerie al volo”, alla girandola di chiusure ed aperture di bar e negozi nell’arco di giorni e di mesi, all’impressionante incremento di presenze “orientali”. Con cartelli da “Tutto da uno a cinque euro”.

E ancora, per non turbare il berlusconismo (“bisogna far prevalere l’ottimismo, solo cosi rilanceremo l’economia, il turismo, faremo tornare gli anni d’oro”), ecco che oltre alle notizie dell’assalto dei “miliardari” sulle spiagge e nei locali della Riviera, arrivano altri meravigliosi annunci.

Ad ogni nuova operazione edilizia, segue la minuziosa descrizione di un cuore d’oro; c’è chi si sacrifica per il bene comune e crede nel futuro dell’albergo tradizionale. Un quattro stelle Super a ponente, un cinque stelle “star” a levante, un “relais chateaux” (prestigiosa catena alberghiera mondiale) qui, un altro più in là. Un fervore di nuovi alberghi che accompagnerà ridenti quartieri, meglio se dai nomi esotici. Da qui l’urgenza di nuovi porticcioli, sempre per miliardari, futuri clienti della Riviera.

Non è finita. Altri annunci per nuovissime passeggiate “arcobaleno” da Spotorno a Borghetto, da Savona a Varazze, da Albenga al confine imperiese. Progetti grandiosi, finalmente destinati a cambiare il destino delle città rivierasche. Nessun dubbio, promesse e tempi saranno rispettati. Proprio come è avvenuto in tutti questi anni. Chi non lo può testimoniare?

E’ successo per la Ferrovia a monte, dal primo annuncio ufficiale (ministro Remo Gaspari), sono già trascorsi 42 anni. Per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani siamo ancora all’anno zero (primo convegno fu organizzato dal Psi nel 1967, con tanto di progetti e tabella di marcia). Qualche passo in più è stato fatto per i Depuratori, ma il ponente savonese e lo stesso imperiese restano ai nastri di partenza. Che dire del successo dell’Aurelia-bis, o della superstrada o autostrada Garessio-Albenga (1973)!

I mesi di punta, i fine settimana più affollati, ci hanno riproposto il divario abissale tra disponibilità di parcheggi pubblici e fabbisogno. Migliaia di auto sistemate in barba a divieti, con intralci, con pericolose strettoie in caso di emergenze. E ai vigili (solitari parafulmini sulla strada) non resta che praticare quella ampia tolleranza e discrezionalità che in altri periodi è sconosciuta. Non è colpa loro.

E allora, per non spegnere speranza e rilanciare l’ottimismo, si sostituisce un’onesta e corretta analisi  dei fatti, dei dati di fatto, di situazioni incontrovertibili, con raffigurazioni completamente artefatte e calate come una cappa sull’opinione pubblica che resta disinformata, o deviata. Per male che vada portata a credere che tutto sommato si può essere orgogliosi e soddisfatti dei risultati raggiunti.

Se non basta la “calata dei fantomatici vip-clienti”, se non basta l’annuncio di futuri  lussuosi alberghi da favola, soprattutto in attesa di quella clientela miliardaria impaziente di trascorrere le vacanze sulla “Riviera” (in cerca di fiori e decoro?),  spazio alle notizie delle piazze più belle d’Italia (o quasi).  Ovviamente in Riviera. Dove comitive di turisti italiani e stranieri fanno ormai la fila per la foto ricordo. Con in via vai incessante di visitatori per la gioia degli esercenti.

Già, le nuove piazze, come non essere felici e non plaudere.

E se succede come a quel tizio che esce con le scarpe nuovissime, smaglianti e ha le calze bucate?

E si perché è meglio non fare paragoni. Far fin di niente. Abbiamo le nuove piazze, costate tanti soldini, magari barattate a suon di metri cubi di cemento nel contesto storico o ambientale, ma nessuno vede lo stato pietoso e scandaloso delle aiuole sui lungomare.  Gli angoli più frequentati, lo specchio delle nostre città. Un tempo veniva definito il “salotto”. Il primo biglietto da visita.

Come ripeteva quell’Andrea De Filippi, imprenditore, ma soprattutto inascoltato nei suoi ripetuti appelli al  rispetto del decoro urbano, dell’accoglienza, quando ha ricoperto la carica di presidente della Camera di Commercio. Osannato da morto, ignorato troppo spesso da vivo.

Aiuole non solo spoglie, prive di fiori (uno dei simboli della nostra identità turistica), disadorne, senza cenno di manutenzione. A volte sporche, a volte ricoperte da erbacce. Nel rispetto assoluto dell’incuria.

Due anni fa con Trucioli ci eravamo scandalizzati della condizione delle aiuole lungo l’affascinante pedonale tra Laigueglia e Alassio. Poi ancora il degrado delle aiuole della zona di ponente (centro storico) di Alassio.

Ma la musica, lo spettacolo non cambiano in nessuna cittadina della nostra costa, da Andora a Varazze, come in molte zone dell’imperiese.

E’ scomparsa, lascia indifferenti, la cultura del “decoro urbano” ad iniziare dall’abc, le aiuole appunto. Per non parlare della sporcizia indecorosa dai bordi delle strade. A Spotorno, ad esempio, abbiamo visto “fotografie” tra le più umiliante della provincia. Lungo la variante all’Aurelia una vera e proprio indecenza, rifiuti e ancora rifiuti. Lattine, bottigliette, sacchetti, fazzoletti, resti di alimenti.

Da Varazze ad Andora potrebbe andare in scena la “guida al decoro perduto”. Vogliamo fare turismo imitando, senza offesa, l’Africa o l’Asia del degrado, rinunciando a vedere che tra i turisti, sempre più rari, ci sono abitanti del centro e nord Europa, dove la cultura dell’ospitalità, dell’accoglienza si traduce prima di tutto nella ricerca diligente, costante e scrupolosa, delle aiuole curate e in fiore, della pulizia, del rispetto delle aree più frequentate e di pregio. Con la valorizzazione dei centri storici pedonalizzati, vivibili giorno  e notte. Lasciando la “movida” (altro tema dell’estate savonese) alle città che hanno spazi ed aree non urbanizzate.

Senza andare lontano basterebbe citare l’Alto Adige, la vicina Svizzera, l’Austria, i paesini turistici lungo la Mosella (Germania), la Baviera.  I borghi della Costa Azzurra. Tutte zone dove il turismo e soprattutto la qualità della clientela, capacità di spesa pro capite, non conoscono crisi serie anche i tempi di recessione mondiale.

La Riviera dei Fiori e delle Palme si autocelebra a suon di annunci “patacca”? Fanno a gara i sindaci giocolieri e bisboccioni, trovando platee ed il plauso del fans. Per ospitalità intendono la gara ai divieti?

A questo “popolo” lo stato ignobile delle aiuole, la sporcizia, la civiltà del buon gusto non sembrano interessare. Questi “vip” della politica non hanno tempo per occuparsi di piccole cose, anche se sono elementari e vitali al buon nome e all’immagine vera della città. Il “popolino” del resto è solidale. E’ la straordinaria risorsa-rivelazione di questo terzo millennio.

L.Cor.