TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni Riproduciamo un articolo del Sole 24 Ore con
alcune utili riflessioni di concretezza <Che spreco il no al progetto su Vado> Che spreco la disertificazione alberghiera Sono in troppi a predicare bene e razzolare
male. La sorte degli ex insediamenti industriali Vado Ligure - Il
22 luglio nell'inserto settimanale de Il Sole 24 Ore è stata pubblicata
un'intervista (una delle tante che i media hanno messo in campo pro
Enel, pro piattaforma Maersk, pro cemento sulla costa) ad Andrea
Clavarino, dal 1999 presidente di Assocarboni
(vedi...). Sgombriamo il campo. Non tutti siamo
ambientalisti talebani. Non tutti abbiamo sposato l'utopia, pur vivendo
e praticando il benessere al quale chi può non rinuncia. Almeno chi ricopre cariche, esprimere interessi
di parte, non voglia farci diventare tutti apostoli di un modello di
sviluppo che spesso non si sposa con la vera crescita civile che è prima
di tutto "qualità della vita". Non si può sacrificare tutti i valori, ad
iniziare dai fondamentali, sull'altare della "crescita industriale". La
"rivoluzione Obama docet". Andrea Clavarino
ci ricorda che <Genova era il terzo polo del triangolo
industriale. Non è rimasto quasi nulla. Una disertificazione -
parole di Clavarino - del tessuto indistriale
prodotta anche da un certo modo di ragionare: non c'è cultura favorevole
all'attrazione di investimenti. Ma non si vive solo di turismo>. Tutto vero, ma assai parziale e tanto di
omertoso. Anche a Savona si è verificato la disertificazione
industriale, sacrificando preziosissimi posti di lavoro. A beneficiarne
chi sono stati? Quelli stessi industriali che in molti casi dopo aver
ricevuto aiuto e provvidenze statali, ingenti, dopo essere sbarazzati
della classe operaia ed impiegati (anche con l'aiuto non
disinteressato di parte del sindacato), hanno realizzato bellissime
speculazione edilizie, per case destinate a rimanere in gran parte
vuote. In una città ricchissima di alloggi vuoti, con un certo storico
tutto o quasi da valorizzare. Hanno avuto dalla loro parte, quasi sempre,
anche la cosiddetta "sinistra", molto sensibile ai privilegi, al
professionismo della politica, alle sirene del "sistemiamoci noi".
Ad iniziare dai sindacalisti "promossi" dirigenti. Grazie a questo modo di far politica ed impresa
(Confindustria savonese compresa) la politica del "mattone selvaggio" ha
prodotto in Riviera, nell'intera provincia, dal mare all'entroterra, la
"disertificazione del tessuto turistico, la morte di 700 esercizi
alberghieri tradizionali (nell'intera provincia), la perdita di
sei-sette mila posti di lavoro. E guai a parlarne, è silenzio di tomba
da anni. E l'impoverimento del tessuto, il degrado, ha
avuto come altra conseguenza negativa l'assenza di attrattiva ad
investire in nuovi alberghi perchè "non conviene in termini economici".
Il turismo di qualità va dove ambiente e qualità di vacanza è
attrazione. Un tessuto che tiene lontani piccoli e grandi investitori,
ad iniziare dalle catene alberghiere. Da qui l'orgia di case, a cui si
aggiungono ora i box. Prima si satura il territorio, poi si sfrutta
l'assenza di posti auto devastando il sottosuolo. Impoverimento turistico uguale a danno
incalcolabile per le future generazioni di savonesi, costretti
sempre più ad immigrare fuori Regione, all'estero. Mentre da una parte siamo arrivati alla
disertificazione, dall'altra sono stati prodotti ingenti profitti per
gli speculatori, i finanziatori (banche); le città gonfiate
all'inverosimile di vani abitabili non hanno neppure le infrastrutture
adeguate e si fa cassa (Comuni) con gli oneri di urbanizzazione
per pagare persino le spese correnti, seppure camuffate con artefizi di
bilancio. La "cultura" di cui parla Andrea
Clavarino non può essere invocata a senso unico e per
Vado Ligure,per l'industria. Anche perchè il buon esempio non
aiuta. Sarà un aspetto secondario, ma non ci risulta
che industriali, suoi dirigenti, professionisti, scelgano Vado
Ligure e dintorni per residenza annuale o di vacanza. Qualcuno
ha preferito la più "salubre" Bergeggi, anche se chi ha
avuto modo di abitarla sa che sul davanzale delle finestre non è poi
raro trovare una "patina" nera. Insomma si può predicare che ci vuole
cultura, rivolgendosi soprattutto ad una popolazione, quella di
Vado e Quiliano, che ha già pagato e paga in
termini di "ambiente e salute". Magari questi "maestri" dello sviluppo,
giornalisti compresi, potrebbero iniziare a lanciare messaggi di
speranza. Scegliere Vado e dintorni come dimora.
L'invito, manco a dirlo, comprende Andrea Clavarino di
cui in moltissimi apprezzano concretezza, capacità e serietà. Ma non
facciamo come quei preti. Il buon esempio, ci ricordavano i nostri
nonni, viene sempre dall'alto. R.T. |