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Ecce criminis?Un tabernacolo “nascosto”.

Dal Priamar, al Brandale, alla cappelletta

vescovile con l’ok di sindaco e Soprintendenza

  di Luciano Corrado


Mosignor Calcagno

Savona – Il tabernacolo, da sempre luogo sacro dove viene conservata l’eucarestia, si trovava nella cattedrale di Santa Maria di Castello nella fortezza del Priamar. Era tra gli inestimabili resti quattrocenteschi della chiesa del complesso domenicano. Quale è stata la sua sorte?

Si racconta e siamo in tempi assai più recenti, che monsignor Calcagno, quando era vescovo, abbia personalmente chiesto ed ottenuto dal sindaco di trasferire il tabernacolo nel costituendo museo diocesano. Dopo aver ottenuto il parere (favorevole) anche della Soprintendenza.

 Il tabernacolo era stato sistemato e murato nella torre del Brandale. In posizione dominante. Sulla parete frontale della scalinata. Un edificio da anni in attesa di restauro e valorizzazione. Definirlo tesoro storico è poco. Certamente avrebbe meritato bel altra attenzione. Si sarebbe trattato di una “spesa produttiva”.

Nel Trecento era la sede dell’Abate del Popolo, poi il palazzo degli Anziani. Rarissimo esempio di torre urbana poggiante su pilastri, in poderoso bugnato, con transito sottostante, documentata fin dal 1177.

E’ successo che il vescovo Lanfranconi aveva riservato alla cappella vescovile (ovvero nella sede episcopale) un ruolo importante.  Si racconta che con l’avvento del successore, Calcagno, la cappella sia stata ricavata in quello che era lo stanzino “delle pulizie, delle scope”. Un rettangolo di pochi metri quadrati, pare senza finestre.

In questo “inospitale” locale, dove il vescovo celebra la “messa” utilizzando un altare di legno, è stato sistemato il tabernacolo della cattedrale del Priamar, il tabernacolo della Torre Brandale.

Prima domanda: l’attuale collocazione del tabernacolo rispetta le istanze e l’autorizzazione presentate al sindaco di Savona? Con quale deroga e con quale nuova “concessione” viene permesso che quel gioiello unico sia “nascosto”, sottratto alla comunità tutta, a quella maggiore fruizione popolare che era stata, a quanto pare, all’origine del trasferimento dalla Torre Brandale? Per quale ragione la Soprintendenza non si è comportata come ha fatto per il tabernacolo del Palazzo del Principe a Genova?


Monsignor Lanfraconi, ora Vescovo di Cremona
Le speranze sono rappresentate dall’”aria nuova” che si respira dopo l’ingresso in diocesi del vescovo Lupi. L’istituzione chiesa-diocesi-vescovado manderebbe un segnale di svolta, anche per restituire alla Città di Savona, ai suoi cittadini ciò che gli apparteneva e gli appartiene fino a prova contraria. Magari può non interessare all’ex sindaco Ruggeri, al sindaco in carica Berruti; interessa invece a chi non si rassegna alla palese violazione delle regole, dei patti, o del buon senso.
Approfittiamo di questo spaccato di vicende della Chiesa romana, di noi cristiani, per raccontare la sorte del sacerdote don Secondo Mazzarello dell’Ordine dei padri scolopi. Ha insegnato a Savona (tra gli allievi il giudice Vincenzo Ferro); era stato chiamato a Roma e diventato rettore del Seminario di Monte Mario, tra i più importanti al mondo.

Don Mazzarello, ricorda chi l’ha conosciuto e seguito negli anni, era un liturgista d’eccellenza. Papa Paolo VI lo volle al vertice della Commissione liturgica della Santa Sede. Una personaggio eccezionale, legatissimo a Savona. Trascorreva periodi di ferie a Finalpia.

Accadde che fu trovato morto, dopo 15 giorni di ricerche nella boscaglia. Forse colpito da malore durante una passeggiata. Non gli fu dedicato molto spazio. Le cosiddette “brevi” da quotidiani.

Tra i cugini primi, famiglia di origine piemontese, c’era il “Beato Mazzarello”.

<Io  l’ho conosciuto e frequentato – racconta un savonese –, posso testimoniare che era un santo, uno dei quei sacerdoti, apostoli di Cristo, che ti aiutano a conservare la fede, nella sua essenza più profonda. Lo ricordo, ad esempio, incoraggiare i parrocchiani a mantenere viva l’usanza del presepe in casa; non dimenticava mai di far visita alle famiglie umili, il loro presepe non era fatto di capolavori artistici.  Don Mazzarello, l’umiltà praticata. La modestia vissuta in ogni suo momento di vita>.

Del resto sono tanti i sacerdoti, santi e eroici per il loro apostolato, che i fedeli savonesi hanno avuto la fortuna di conoscere nelle diocesi di Savona-Noli, di Albenga-Imperia. Non sono venerati sugli altari. Sarebbe almeno un’utile azione cristiana se non fossero dimenticati o ignorati: ad iniziare dalla Chiesa, dalle sue gerarchie, ma soprattutto da chi può ancora testimoniare della loro vita sacerdotale. Coerenti al Vangelo. Vissuto in silenzio e senza onori.

Luciano Corrado  

 

Un'immagine del complesso del Priamar degli anni ottanta, ripresa dal libro "La Provincia di Savona" a cura della Provincia (De Agostini)

La Torre del Brandale in una foto degli anni ottanta (Edizione  De Agostini da il volume La Provincia di Savona)