Ecce criminis?Un tabernacolo “nascosto”. Dal Priamar, al
Brandale, alla cappelletta
vescovile con l’ok di sindaco e Soprintendenza
Savona –
Il tabernacolo, da sempre luogo sacro dove viene
conservata l’eucarestia, si trovava nella
cattedrale di
Santa
Maria di Castello nella fortezza del
Priamar.
Era tra gli inestimabili resti quattrocenteschi
della chiesa del complesso domenicano. Quale è
stata la sua sorte? Si racconta e siamo in tempi
assai più recenti, che monsignor
Calcagno,
quando era vescovo, abbia personalmente chiesto
ed ottenuto dal sindaco di trasferire il
tabernacolo nel costituendo museo diocesano.
Dopo aver ottenuto il parere (favorevole) anche
della
Soprintendenza. Nel Trecento era la sede
dell’Abate del Popolo, poi il palazzo degli
Anziani. Rarissimo esempio di torre urbana poggiante su pilastri, in
poderoso bugnato, con transito sottostante,
documentata fin dal 1177. E’ successo che il vescovo
Lanfranconi aveva riservato alla cappella vescovile (ovvero nella
sede episcopale) un ruolo importante.
Si racconta che con l’avvento del
successore,
Calcagno,
la cappella sia stata ricavata in quello che era
lo stanzino “delle pulizie, delle scope”. Un
rettangolo di pochi metri quadrati, pare senza
finestre. In questo “inospitale”
locale, dove il vescovo celebra la “messa”
utilizzando un altare di legno, è stato
sistemato il tabernacolo della cattedrale del
Priamar,
il tabernacolo della
Torre
Brandale. Prima domanda: l’attuale
collocazione del tabernacolo rispetta le istanze
e l’autorizzazione presentate al sindaco di
Savona? Con quale deroga e con quale nuova
“concessione” viene permesso che quel gioiello
unico sia “nascosto”, sottratto alla comunità
tutta, a quella maggiore fruizione popolare che
era stata, a quanto pare, all’origine del
trasferimento dalla
Torre
Brandale? Per quale ragione la
Soprintendenza non si è comportata come ha
fatto per il tabernacolo del
Palazzo del Principe a Genova? Accadde che fu trovato morto,
dopo 15 giorni di ricerche nella boscaglia.
Forse colpito da malore durante una passeggiata.
Non gli fu dedicato molto spazio. Le cosiddette
“brevi” da quotidiani. Tra i cugini primi, famiglia
di origine piemontese, c’era il
“Beato
Mazzarello”. <Io
l’ho conosciuto e frequentato – racconta
un savonese –, posso testimoniare che era un
santo, uno dei quei sacerdoti, apostoli di
Cristo, che ti aiutano a conservare la fede,
nella sua essenza più profonda. Lo ricordo, ad
esempio, incoraggiare i parrocchiani a mantenere
viva l’usanza del presepe in casa; non
dimenticava mai di far visita alle famiglie
umili, il loro presepe non era fatto di
capolavori artistici.
Don
Mazzarello, l’umiltà praticata. La modestia
vissuta in ogni suo momento di vita>. Del resto sono tanti i
sacerdoti, santi e eroici per il loro
apostolato, che i fedeli savonesi hanno avuto la
fortuna di conoscere nelle diocesi di
Savona-Noli, di Albenga-Imperia. Non sono venerati sugli
altari. Sarebbe almeno un’utile azione cristiana
se non fossero dimenticati o ignorati: ad
iniziare dalla Chiesa, dalle sue gerarchie, ma
soprattutto da chi può ancora testimoniare della
loro vita sacerdotale. Coerenti al Vangelo.
Vissuto in silenzio e senza onori.
Luciano Corrado
Mosignor Calcagno
Monsignor Lanfraconi, ora Vescovo di Cremona Le speranze sono
rappresentate dall’”aria nuova” che si respira
dopo l’ingresso in diocesi del vescovo
Lupi. L’istituzione chiesa-diocesi-vescovado manderebbe un segnale
di svolta, anche per restituire alla
Città di Savona, ai suoi cittadini ciò che gli apparteneva e gli
appartiene fino a prova contraria. Magari può
non interessare all’ex sindaco
Ruggeri,
al sindaco in carica
Berruti;
interessa invece a chi non si rassegna alla
palese violazione delle regole, dei patti, o del
buon senso.
Approfittiamo di
questo spaccato di vicende della Chiesa romana,
di noi cristiani, per raccontare la sorte del
sacerdote don Secondo
Mazzarello dell’Ordine dei padri scolopi. Ha
insegnato a Savona (tra gli allievi il giudice
Vincenzo
Ferro); era stato chiamato a Roma e
diventato rettore del Seminario di Monte
Mario, tra i più importanti al mondo.
Don
Mazzarello, ricorda chi l’ha conosciuto e
seguito negli anni, era un liturgista
d’eccellenza. Papa
Paolo
VI
lo volle al vertice della Commissione liturgica
della Santa Sede. Una personaggio eccezionale,
legatissimo a Savona. Trascorreva periodi di
ferie a
Finalpia.
Un'immagine del complesso
del Priamar degli anni ottanta, ripresa dal libro "La Provincia di Savona" a
cura della Provincia (De Agostini)
La Torre del Brandale in
una foto degli anni ottanta (Edizione De Agostini da il volume La
Provincia di Savona)