Sagre, benvenuti nella Riviera delle porchette
Grazie
agli amici di
Trucioli
che continuano a segnalarci le “sagre” più
tipiche della nostra cucina, dei nostri prodotti
di campagna, degli antichi e consolidati sapori.
Questa settimana scopriamo che tra Savona e
Imperia (siamo alla sesta sagra), esiste
un’elevata produzione di porchette o se volete
maialini da latte. Un prodotto tipico della
nostra terra? Una novità ai più sconosciuta? Un
piatto largamente diffuso tra i ristoratori
locali che tuttavia non lo reclamizzano a
dovere?
Noi
liguri di ponente siamo diventati produttori e
allevatori di porchette. Anche nel menù estivo
dei ristoranti, dalla Riviera all’entroterra, la
porchetta sta tirando forte. E’ un efficace
mezzo promozionale. Facciamo insomma anche bella
figura. Peccato che giornali e televisioni non
ne parlino.
Ben
venga dunque la sagra della porchetta in quel di
Magliolo
(non si offendano i promotori che pure faranno
dei sacrifici, ma è il sistema che da anni
produce mostruosità e causa danni veri,
malcontento, malessere, contrasti, divisioni nel
mondo degli esercenti e dei commercianti
savonesi, imperiesi).
Lo
spirito della sagra è promuovere ciò che di
tipico c’era e rimane. Non un mezzo per
incassare denaro e attirare gente. Gli sprechi
negli enti pubblici sono ingenti, ad iniziare
dalle spese superflue.
Si pensi
che solo Loano ( il suo sindaco è diventato
presidente della Provincia, ente che in passato
non ha saputo dirimere il “bubbone sagre”),
spende ogni anno per manifestazioni varie, oltre
un milione e 300 mila euro. E poi dall’altra
parte c’è chi fa “collette” e “volontariato”
(meritevole) per finanziare piccole realtà.
Loano, non è l’unica. I Comuni ricchi (grazie al
cemento) spendono e spandono, anche ai danni dei
tanti paesini o paesoni che ne avrebbero bisogno
di contributi dalla Regione e dallo Stato, che
soffrono di abbandono e si animano soltanto
grazie ad una sagra, qualunque essa sia.
Ed
eccoci, per fare un esempio a
Pompeiana
(imperiese) dove per il fine settimana si
festeggia la
Sagra dei
totani. Anche in questo caso siamo di fronte
al quinto paesino dell’entroterra che “produce”
e “alleva” totani. Secondo voi da dove arrivano
e quale grossista ha l’occasione di una
fornitura per centinaia, migliaia di persone?
A chi
giova?