TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

  

 LA SCOMMESSA DI POLITICHE POSITIVE

             PARTENDO DA VADO.

 

Tornano, in questi giorni, sulle pagine dei nostri quotidiani locali le reiterate affermazioni dei sindacati savonesi che, uniti in un'unica e miope visione delle prospettive economiche savonesi, ribadiscono il loro appoggio a quelle che  essi stessi definiscono ” le grandi opere savonesi” : la piattaforma containers e il potenziamento della centrale a carbone.

Tornano, in questi giorni, a garantire a grandi gruppi, come Maerks e Tirreno Power, il loro incondizionato appoggio, come già lo fecero incuranti del dibattito presente nella città e del risultato di un referendum che vedeva, la maggioranza dei cittadini di Vado, opporsi all’ennesima decisione finalizzata a intaccare irreversibilmente lo stato di salute del territorio e di chi lo abita.

Lo tornano a fare oggi incuranti del fatto che le elezioni, a Vado, sono state vinte proprio da chi in questa battaglia ha creduto da subito, che il Sindaco oggi in carica è Attilio Caviglia, presentato ai cittadini di Vado con un Programma chiaro che prevede di fermare la realizzazione dei due progetti e per questo programma è stato votato.

Lo tornano a fare, come se nulla fosse successo mostrando insensibilità e scarsa attenzione per un nuovo modello di politica che si sta via, via affermando. Un modello già molto lontano dagli apparati di partito e dalle segreterie, un modello che il mondo sindacale fatica a rimuovere, rimanendo ancorato a quel sistema granitico costituito da accordi tra segreterie sindacali e politiche ai quali la base non può far altro che aderire e possibilmente credere.

 

A Vado, però, non si sono, ancora una volta, turati il naso e la gente ormai ha la consapevolezza che il diritto alla salute non deve essere subordinato al diritto all’occupazione, che lavorare non deve necessariamente volere dire ammalarsi o morire.

 

Tante le cose dette e scritte sulla costruzione della piattaforma e sul potenziamento della centrale a carbone, moltissime e dettagliate quelle che ne motivano l’opposizione; dalle preoccupanti denuncie dell’Ordine dei Medici savonesi agli studi epidemiologici sulla qualità dell’aria e dell’acqua; dall’inconsistenza di promesse occupazionali durature all’inutilità dell’aumento di produzione energetica; dall’importanza di riqualificare un fronte mare, risanare un intero territorio e la sua messa in sicurezza e la richiesta di diversificazione delle fonti energetiche, ma sembra che anche i Sindacati non ne siano rimasti intaccati o coinvolti.

Torna come un’ineluttabile maledizione il ricatto occupazionale, quello che fu già alla base di tante scelte disastrose proprio nei nostri territori e nella vicina val Bormida, quello che, come per ACNA, proprio con il sostegno del Sindacato, distrusse famiglie e un intero territorio, ancora oggi difficile da bonificare.

Il ricatto occupazionale torna a essere attuale in un territorio già fortemente compromesso come quello di Vado, perché oggi in più c’è la crisi e allora dobbiamo, ancora di più, abbandonare l’idea che un altro mondo sia possibile, un mondo dove si possa morire di vecchiaia e non di cancro o malattie cardiocircolatorie, dove i bambini non debbano convivere con svariate allergie, dove l’occupazione possa venire da una economia legata al territorio e alla sua riqualificazione, dove non si debba convivere obbligatoriamente con parchi carbone a cielo aperto e vecchie ciminiere, dove produrre energia  deve poter dire rinnovabile e pulita e non continua dipendenza dal carbone.

 

Tra sviluppo e decrescita noi scegliamo il primo” così termina il comunicato stampa del sindacato savonese.  

Quel tipo di sviluppo, però, e la gente lo sta cominciando a capire fa parte del passato e viene contrabbandato proprio da chi, oggi per una operazione domani per un’altra, difende le personali logiche di profitto che non necessariamente portano a vantaggi duraturi per la cittadinanza.

Quello è lo sviluppo che ci ha regalato questa crisi e dal quale dobbiamo trarre insegnamento, così come si sta facendo in altre parti del mondo.

Quel tipo di sviluppo, legato a una progettualità industriale vecchia e superata, con proposte di medio e corto raggio, capace solo di sfruttare e compromettere  territori, ha prodotto crisi industriali vecchie e nuove, tristemente note come Ferrania e Bombardier, solo per fare alcuni esempi.

Oggi si esige uno scatto di qualità, che proprio da questa crisi tragga proposte che vadano anche a riqualificare un territorio: un cambio di direzione e Caviglia e la sua giunta sono intenzionati, con grande coraggio, a lavorare per perseguirlo.

 

A Vado c’è chi ha pensato che non tutto è perduto e bisogna rassegnarsi, ma è possibile darsi da fare e ha reagito.

A Vado è partita la speranza.

A Vado si è sostituita la politica del fare con quella dell’agire, dando la parola alla gente che ha voluto riappropriarsi della capacità di decidere per il futuro della sua città.

A Vado c’è chi crede che la compromissione di un territorio a carattere fortemente industriale non debba necessariamente aumentare e che si possa offrire, invece, una nuova qualità della vita a chi lo abita.

A Vado, malgrado i Sindacati, i  vecchi Partiti, i rappresentanti dei gruppi economici internazionali e quelli degli industriali savonesi, c’è chi sta cominciando a lavorare per un nuovo modello di crescita, quello che, senza retorica, vede al centro la vita dell’uomo, proprio in una  VADO VIVA”.

 

                                                      ANTONIA BRIUGLIA

 

Dedicato a Franca, Attilio e ai Movimenti di Vado.