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Tra CLN e Fronte popolare: scelta obbligata

Ci avviamo ad una fase autoritaria, il “sultanato”

  di Franco Astengo

L'approvazione della legge sulla cosiddetta “sicurezza” fa compiere un salto in avanti al progetto di restringimento delle libertà democratiche, di superamento della Costituzione Repubblicana, di avvio verso una fase autoritaria.

Questo provvedimento si inserisce nel quadro di modifiche legislative che conosciamo (dal “Lodo Alfano” in avanti), dall'accresciuto strapotere sull'informazione, sul clima da “basso Impero” che si respira senza che neppure si sia già costruito l'Impero (il “sultanato” del prof. Sartori).

Si tratta dell'esito (ancora provvisorio) della torsione “decisionista” impressa, fin dagli anni'80 al sistema politico italiano, ad una idea (quella della “vocazione maggioritaria” ne ha fatto parte, e vorremmo sentire parole più nette di autocritica ed anche meno coraggio,da parte di qualcuno, di farsi vedere ancora in giro dopo aver sbagliato così clamorosamente analisi e proposta politica) di sovrarappresentanza delle minoranze e di finalizzazione della politica come “comando” che, naturalmente, ha formato l'acqua in cui nuota a meraviglia il pesce della Destra, capace di rappresentarsi attraverso la personalizzazione ed il populismo del colloquio diretto del capo con le masse (un tentativo analogo si sta facendo anche adesso, dall'opposizione e si tratta di un tentativo, anche perché condotto incautamente e in forma totalmente rozza, del tutto disastroso).

In mezzo a questo quadro così fosco ci stanno la perdita quasi completa di senso dei partiti politici e il declassamento secco nel ruolo delle istituzioni elettive, dalla Camera dei Deputati sino agli Enti Locali.

Qualche tempo fa ci eravamo permessi di porre un interrogativo alle forze di centro – sinistra e di sinistra “tout court” (quest'ultime tra l'altro cresciute di numero proprio in queste ore, con la formazione di una “Sinistra Popolare” di cui davvero non si sentiva il bisogno: che forse le altre sono “Sinistre Impopolari”?) tra CLN (inteso come alleanza immediata di tutte le forze di opposizione) e Fronte Popolare (come nuovo strumento di coesione per il centro-sinistra e la sinistra).

Oggi, anche sulla base di quanto abbiamo provato in maniera del tutto approssimativa a descrivere fin qui, la scelta è obbligata: serve il CLN.

Non occorre indugiare, è necessario costituire subito un “Comitato delle Opposizioni”, dentro e fuori il Parlamento: ovviamente senza alcuna velleità “aventiniana”, ma con un programma politico immediato molto preciso.

L'obiettivo deve essere quello delle elezioni anticipate, della fine prematura della legislatura, senza nessuna concessione a soluzioni pasticciate, “governi tecnici o di decantazione”.

La “decantazione” deve avvenire in tutt'altro modo, come proveremo a proporre adesso, molto in sintesi.

Le elezioni politiche, quando ci saranno, dovranno essere affrontate, da parte delle forze di opposizione, con una sola lista, comprendente esponenti di tutte le opzioni politiche presenti e senza concessioni ai “trasformismi” dell'ultima ora.

Questo “listone” (riprendiamo con un certo coraggio una termine che, comunque, continua a darci qualche brivido) deve porsi l'obiettivo di vincere le elezioni, attraverso due soli punti di programma: la formazione di un governo d'emergenza che affronti i termini più duri della crisi economica e del recupero di un ruolo internazionale nel Paese, in particolare nel concerto europeo; il varo,entro un anno, di una nuova legge elettorale di tipo proporzionale sulla base della quale si vada allo scioglimento delle Camere e a nuove elezioni, dalle quali scaturirà il governo della Repubblica al quale far trovare maggioranza e sostegno in Parlamento, e non certo attraverso aberranti contrattazioni preventive ( questo è stato un altro punto di errore, sul quale riflettere).

Naturalmente il sistema elettorale proporzionale potrà contenere elementi di garanzia per la governabilità (la preferenza potrebbe essere per un  doppio turno: al primo si vota per i seggi della rappresentanza politica che ricostituisca una effettiva pluralità di scelta per l'elettorato e ristabilisca la centralità del Parlamento che, ancor oggi, la Costituzione prevede); al secondo , magari,per i seggi da attribuire per garantire la formazione del governo): si tratta, però di una discussione da farsi una volta messo da parte il pericolo, concreto, di una involuzione autoritaria che in effetti stiamo correndo.

Il PD pagherà un prezzo, in questo senso?: vogliamo essere chiari, si tratterà di un  prezzo equo per i gravi errori commessi.

Il PD non ha nessuna ragione, storica e politica, per pretendere di esercitare egemonia e non costituisce, in alcun modo, per la sua natura ed il suo modo di porsi un punto di riferimento centrale nella vicenda politica italiana: ha qualche numero, nemmeno, tanti e nessun titolo concreto sul piano della teoria, dell'analisi, della proposta politica; può essere utilizzato proficuamente come soggetto strettamente sul piano della tenuta democratica.

Una scelta di questo genere costringerà i partiti a rimodellarsi sul territorio, a riprendere contatto con le proprie radici e le proprie possibili identità, a strutturarsi democraticamente, tornando agli iscritti ed eliminando ridicolaggini come le “primarie” all'Italiana, con il vincitore sicuro che poi sarà il perdente sicuro alle elezioni.

Una opzione, questa del “listone”, della scelta elettorale subito, della modifica della formula elettorale in seguito, che, sotto, sotto, non dispiacerà anche a qualcuno nel centro – destra che vi troverà elementi possibili di affrancamento da una situazione sempre più pesante (ripetiamo, però: nessuna accettazione di alcun trasformismo e nessuna alleanza spuria).

Pensiamo di aver lanciato una provocazione: ma la gravità dell'ora ritenevamo lo richiedesse, in attesa dell'apertura di un dibattito che speriamo sarà intenso e serrato.

Savona,  4 luglio 2009                                                            Franco Astengo