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A don Attilio Ricci, a don Giovanni Brunengo:

dal cielo non lasciateci orfani della Madonna di Frontè

Due parroci che con don Tassara sono stati “pastori di anime” a Mendatica

Sono migliaia, dal 1955, i pellegrini che hanno lasciato ricordi, testimonianze


Com'era

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Piero Pelassa, neo sindaco di Mendatica

Mendatica -   L’orgoglio, la fede, la generosità faranno ancora una volta un “miracolo” con il ritorno ed il ripristino di un simbolo di devozione popolare.  Mendatica profondamente ferita per la distruzione (colpo di un fulmine) della sua statua prediletta, sulla vetta del Monte Frontè, a 2.153 metri slm.

Mendatica ora più sola. Non è più “guardata e protetta” dall’alto. Non c’è più la sua Madonna  bianchissima e silenziosa. Sempre pronta ad ascoltare. A vegliare.

Un  evento sconvolgente, impensabile, destinato alla storia. E’ accaduto, come documentano le sequenze fotografiche già diffuse nell’immediatezza dei fatti da “Uomini Liberi”, tra sabato 20 giugno e la prima mattinata di domenica. Nella zona si era scatenato un violentissimo temporale.

Il primo a dare l’allarme e scattare le foto, l’imperiese Matteo Modena. Poi la notizia si è diffusa in un baleno, tra incredulità, stupore, il dolore morale e spirituale di una comunità; andando a ritroso delle migliaia e migliaia di “visitatori” che ogni anno, da località italiane e straniere, raggiungono la vetta, la statua; pregano, meditano, gioiscono, riflettono.

Giorni con cellulari caldissimi per il sindaco Piero Pelassa ed il predecessore, ora vice, Emidia Lantrua, la cui immensa fede le ha “donato” di ritrovare, 48 ore dopo, a 700 metri dal basamento, lungo il pendio, il volto della Madonna, con un graffio sulla guancia, labbra appena scalfite. Alla ricerca ha preso parte anche l’artista Giorgio Marengo, come ha riferito “Sanremo news”.

L’accaduto, tra l’altro, ha scosso l’intero mondo del Cai (Club Alpino Italiano) della Liguria, del Basso Piemonte. E non solo. Sono tra i più assidui di questi “angoli di paradiso” e di  pace.

Mendatica, ai primi di maggio, si era ritrovata orfana del suo ultimo “eroico” parroco, don Giovanni Brunengo. Due mesi dopo si ritrova priva della  beniamina prediletta, simbolo di una comunità che affonda le sue antiche radici sui monti, le sue tradizioni in quella pastorizia povera, umile, ma ricca di fede e di spirito di sacrificio. Con gli ultimi testimoni e protagonisti ancora viventi.

Il 30 giugno 2007 un gruppo di mendaighini composto da Ornella Porro, Rosella Solieri, Piera Grasso,  Vittoria Ansaldi, Stefano Floccia, Angelo Ferrari, Ivo Grasso, Enrico Pelassa, Fabrizio Pastorelli ha costruito l’altare (che mancava) innanzi al monumento della Madonna di Frontè. Giunti di buonora al Saccarello con il camion e trasportato il materiale a spalle.

Hanno completato il lavoro nel primo pomeriggio. Ringraziato il parroco, don Giovanni Brunengo, che <sempre ci ha confortato – ricordavano – e ci conforterà ancora incentivando il nostro lavoro>.

E come dimenticare quel caloroso saluto lasciato nel  quaderno dei “pellegrini” da Paolo Zanin e Pieranna Ferro di Loano: <Ciao Madonnina, posata da mio zio nel luglio del 1955 e allora parroco di Mendatica (poi capellano al Santa Corona ndr) don Attilio Ricci e purtroppo non ricordato qui sulla cima nel 50° anniversario, né dal sindaco, né dall’attuale parroco. Non importa, mi ricordo io, tuo nipote che torna ogni anno nel tuo ricordo. Cai Loano>.

Con don Ricci alla posa della statua, 55 anni fa, una decina di mendaighini che per trasportare sulla vetta, oltre dieci quintali di marmo, sudarono sette camice. Non fu facile con le slitte, i muli. I loro figli, i nipoti possono essere orgogliosi.

La “mamma celeste” ha sicuramente perdonato la dimenticanza. A don Ricci, Mendatica ha voluto bene. E’ vero la virtù della riconoscenza, con gli anni, non è sempre praticata. Bisogna riconoscerlo! Chiedere scusa.

Oggi, come è accaduto per l’antico e prezioso organo della chiesa parrocchiale, per la Madonna dei Colombi, è il momento di fare appello a tutti, nessuno escluso.

La Madonnina di Frontè, questa volta, ha bisogno di noi, con urgenza. Fate il passaparola, tra parenti, amici, conoscenti, nei luoghi di lavoro e di svago. Mettiamoci in contatto con il sindaco del paese. Oppure con il vescovado. Ce lo chiedono anche don Ricci, don Tassara, don Brunengo.  I loro esempio, il loro altruismo praticato non ci consente di ignorare la supplica.

Ce lo chiede il profondo del nostro cuore. La fede di migliaia di uomini e donne che hanno saputo gioire dopo aver raggiunto e “parlato” con la Madonna del Monte Frontè.

Firmato: un mendaighino