A don Attilio Ricci, a don Giovanni Brunengo:
dal cielo non lasciateci orfani della Madonna di Frontè
Due parroci che con don
Tassara sono stati “pastori di anime” a Mendatica
Sono migliaia, dal
1955, i pellegrini che hanno lasciato ricordi, testimonianze
|
Il primo
a dare l’allarme e scattare le foto, l’imperiese
Matteo
Modena. Poi la notizia si è diffusa in un
baleno, tra incredulità, stupore, il dolore
morale e spirituale di una comunità; andando a
ritroso delle migliaia e migliaia di
“visitatori” che ogni anno, da località italiane
e straniere, raggiungono la vetta, la statua;
pregano, meditano, gioiscono, riflettono.
Giorni
con cellulari caldissimi per il sindaco
Piero
Pelassa ed il predecessore, ora vice,
Emidia
Lantrua, la cui immensa fede le ha “donato”
di ritrovare, 48 ore dopo, a 700 metri dal
basamento, lungo il pendio, il volto della
Madonna, con un graffio sulla guancia, labbra appena scalfite. Alla
ricerca ha preso parte anche l’artista
Giorgio
Marengo, come ha riferito “Sanremo news”.
L’accaduto, tra l’altro, ha scosso l’intero
mondo del
Cai (Club Alpino Italiano) della Liguria,
del Basso Piemonte. E non solo. Sono tra i più
assidui di questi “angoli di paradiso” e di
pace.
Mendatica, ai primi di maggio, si era ritrovata orfana del suo ultimo “eroico”
parroco, don
Giovanni
Brunengo. Due mesi dopo si ritrova priva
della
beniamina prediletta, simbolo di una
comunità che affonda le sue antiche radici sui
monti, le sue tradizioni in quella pastorizia
povera, umile, ma ricca di fede e di spirito di
sacrificio. Con gli ultimi testimoni e
protagonisti ancora viventi.
Il 30
giugno 2007 un gruppo di mendaighini composto da
Ornella
Porro, Rosella Solieri, Piera Grasso,
Vittoria Ansaldi, Stefano Floccia, Angelo
Ferrari, Ivo Grasso, Enrico Pelassa, Fabrizio
Pastorelli ha costruito l’altare (che
mancava) innanzi al monumento della
Madonna
di Frontè. Giunti di buonora al
Saccarello con il camion e trasportato il
materiale a spalle.
Hanno
completato il lavoro nel primo pomeriggio.
Ringraziato il parroco, don
Giovanni Brunengo, che <sempre ci ha confortato – ricordavano – e ci
conforterà ancora incentivando il nostro
lavoro>.
E come
dimenticare quel caloroso saluto lasciato nel
quaderno
dei “pellegrini” da
Paolo
Zanin e Pieranna Ferro di Loano:
<Ciao
Madonnina, posata da mio zio nel luglio del 1955
e allora parroco di
Mendatica
(poi capellano al
Santa
Corona ndr)
don Attilio Ricci e purtroppo non ricordato qui sulla cima nel 50°
anniversario, né dal sindaco, né dall’attuale
parroco. Non importa, mi ricordo io, tuo nipote
che torna ogni anno nel tuo ricordo. Cai Loano>.
Con don
Ricci
alla posa della statua, 55 anni fa, una decina
di mendaighini che per trasportare sulla vetta,
oltre dieci quintali di marmo, sudarono sette
camice. Non fu facile con le slitte, i muli. I
loro figli, i nipoti possono essere orgogliosi.
La
“mamma celeste” ha sicuramente perdonato la
dimenticanza. A don
Ricci, Mendatica ha
voluto bene. E’ vero la virtù della
riconoscenza, con gli anni, non è sempre
praticata. Bisogna riconoscerlo! Chiedere scusa.
Oggi,
come è accaduto per l’antico e prezioso organo
della chiesa parrocchiale, per la
Madonna
dei Colombi, è il momento di fare appello a
tutti, nessuno escluso.
La
Madonnina
di Frontè, questa volta, ha bisogno di noi,
con urgenza. Fate il passaparola, tra parenti,
amici, conoscenti, nei luoghi di lavoro e di
svago. Mettiamoci in contatto con il sindaco del
paese. Oppure con il vescovado. Ce lo chiedono
anche don
Ricci, don
Tassara, don Brunengo.
I loro
esempio, il loro altruismo praticato non ci
consente di ignorare la supplica.
Ce lo chiede il profondo
del nostro cuore. La fede di migliaia di uomini
e donne che hanno saputo gioire dopo aver
raggiunto e “parlato” con la
Madonna del Monte Frontè.
Firmato: un mendaighino
|