TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni E SE BERLUSCONI… …fosse il minore dei mali? Osservo con
crescente perplessità l’ondata di riprovazione morale per le notti brave
di B. Trovo persino scontato che un uomo di oltre 70 anni, che dalla
vita ha avuto già tutto, cerchi di pagare la prosecuzione di questo
stato di grazia con una briciola dei suoi miliardi, consapevole che non
potrà portarseli nella tomba. Comunque, ammesso che le convitate nelle sue
residenze fossero maggiorenni, e deprecata l’ipocrita pretesa delle
nostre leggi che la prostituzione, anche se decisa autonomamente dalle
sue praticanti, non abbia diritto di esistere, non vedo la logica, se
non appunto quella di destabilizzare l’attuale assetto governativo, di
tutto questo scandalo e pruderie. Agli effetti degli interessi nazionali fa
qualche differenza se il rapporto sessuale tra il premier e maggiorenni
consenzienti avvenga, fuori orario di “servizio”, per infatuazione,
amore o denaro? Il risvolto della vicenda che invece mi indigna è che B
abbia barattato i mille euro evidentemente pattuiti a soddisfacente
“consumazione” effettuata (dopo la “caparra” di altrettanti) per la
concessione edilizia di un residence su un terreno a vocazione agricola.
Solo a questo punto si sarebbe verificato il conflitto tra fatti privati
e interesse pubblico, tanto più grave se a compierlo è la massima
autorità dello Stato. Sempre che non si pretenda di immolare il suolo
nazionale sull’altare del business politico-finanziario, come sembra
oggi normale, anzi, quasi doveroso. Per non dire delle promesse di
inserimento in liste elettorali asseritamente fatte dal capo del governo
alla sua ospite di una notte. Ma allora avrebbe ragione l’ex moglie
Veronica a parlare di contaminazioni nella politica del PdL di
“ciarpame”, di donne fatte deputati o ministri in base alle loro
capacità orali (termine in uso per la sala ovale all’epoca
di Clinton). Un criterio di selezione non dissimile da quello usato per
designare d’imperio, stante l’attuale legge elettorale, gli avvocati di
B, da Previti a Pecorella a Ghedini, nonché pregiudicati di ogni sorta a
deputati di Forza Italia e poi del PdL. L’ipocrisia in campo sessuale, sarà per la
presenza centrale del Vaticano (che pure ne subisce le conseguenze con
gli scandali dei preti pedofili), non riesce proprio a cedere il passo
ad un più aperto e disincantato approccio. È dal 1955, se non erro, che
ci tocca subire il riversamento della prostituzione nelle strade, con
tutti i pericoli sanitari e di ordine pubblico ad esso connessi. Con
l’aggiunta della gogna mediatica a quanti, da posizioni di privilegio,
come il mondo della moda o dello spettacolo, vengono sospettati di
profittarne per indurre giovani e prestanti “aspiranti” a condividere il
proprio talamo: vedi i polveroni su Gigi Sabani, Valerio Merola, Lele
Mora e Fabrizio Corona (e addirittura il principe savoiardo Vittorio
Emanuele), poi finiti in una bolla di sapone. Come in ogni altro campo,
leggi sorte per proteggere le ragazze dallo sfruttamento di spietati
lenoni, finiscono per intrappolare persone la cui attività porta ad una
reciproca complicità con le presunte vittime, rendendo poi difficile
decidere chi sia il soggetto o l’oggetto del sedurre; anche se, per una
forma mentis ancestrale, la parte del seduttore spetta sempre all’uomo,
molto più esposto alle denunce-ricatto di ragazze spesso tutt’altro che
“cappuccetti rossi”. Nei paesi islamici i capi sono stati così furbi
da legalizzare la poligamia e gli harem, qui da noi i potenti gli harem
li hanno, ma sono costretti a tenerli ben nascosti (le elette di Palazzo
Grazioli dovevano alzare i finestrini oscurati prima di entrarvi). Morale (o immorale, secondo i punti di vista):
per conto mio, il nostro B sia libero di trastullarsi con tutte le
escort (maggiorenni e consenzienti) che vuole, purché: a) faccia
debitamente “filtrare” chi gli scivola nel letto: è protetto a vista da
schiere di gorilla e non sa proteggersi da possibili ricattatrici!; b) i
suoi affari di alcova non tracimino nel pubblico. Sarà una mia ossessione, ma sono convinto che i
paletti tra pubblico e privato debbano restare ben fissi; pena, in caso
contrario, il passare da repubblica ad oligarchia. Quale, appunto,
quella in cui ormai siamo, dove i vertici considerano lo Stato loro
proprietà privata. E ciò mi dà l’estro per concludere queste mie
considerazioni con un timore: che tutto il battage contro B serva a
promuovere personaggi del tipo di Mario Draghi, come si vocifera. Un
uomo che ha fatto del salto tra pubblico e privato il distintivo della
sua carriera: da direttore generale del Tesoro, presiedendo alla
svendita delle aziende pubbliche italiane allo straniero*, a
vice-presidente di Goldman Sachs per l’Europa (all’epoca di una sua
colossale frode fiscale scoperta dall’Agenzia delle Entrate di
Pescara),** e poi all’attuale poltrona di governatore di Bankitalia,
ossia a custode degli interessi del grande capitale internazionale, che
continuerebbe ovviamente a difendere anche come capo dell’esecutivo,
privatizzando tutto. Una carriera da farmi preferire, sia pure
obtorto collo, l’attuale presidente del consiglio, soprassedendo
alle sue prestazioni erotiche romane o sarde. Tremo al pensiero di un
governo “tecnico” con Draghi al suo vertice. Ne abbiamo già provato uno,
con un altro governatore di Bankitalia, Ciampi, su quella poltrona:
anche lui uomo dalle due divise, ma quella pubblica in subordine a
quella privata, con sopra lo stemma del sodalizio bancario
sopranazionale, al quale consegnò a suo tempo la sovranità dello Stato
italiano. Come tremerei al ritorno al potere di triadi smaccatamente
filo-bancarie come quella dell’ultimo centro-sinistra: Prodi, Padoa
Schioppa, Visco. P.S. Purtroppo, anche a fianco di B, come di
Obama, la cupola bancaria ha affiancato un suo sodale: Gianni Letta,
advisor di Goldman Sachs; e Timothy Geithner, ex presidente della
Fed di New York, rispettivamente. Capi di governo, sì, ma con relativi
cani da guardia al fianco. Non si sa mai. * Cfr. l’intervista TV di Francesco Cossiga,
che lo definisce “un vile affarista […] liquidatore dell’industria
pubblica italiana, dopo la famosa crociera sul Britannia. […] Immagina
cosa farebbe da presidente del Consiglio: svenderebbe quel che rimane,
Finmeccaniva, Enel, Eni.” ** Cfr. Elio Lannutti, Interrogazione in Senato
del 17/06/2008, Atto 4-00170. Marco Giacinto Pellifroni
21 giugno 2009 |