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Nell’Italia  berlusconiana formare i nostri giovani con quale “modello civico”?

L’educazione alla Legalità:

un’ora in settimana

Le conseguenze della riforma Gelmini. I licei ridotti a 6 possono diventare 11. L’articolo 117 della Costituzione è cambiato, pochi lo ricordano. L’interpellanza

         di Massimo Macciò


Il ministro Gelmini

Il governo accelera. Dopo aver annunciato ai quattro venti che avrebbe discusso lo schema di regolamento per i nuovi licei il 18 giugno, Gelmini & C. hanno deciso di anticipare i tempi di una settimana. Così, hanno spiazzato tutti quelli (i sindacati e le scuole in primis) che volevano proporre qualche osservazione: ma lasciamo perdere, sono debolezze umane...

Lo schema seppellisce definitivamente sia il sistema d'istruzione di Giovanni Gentile sia la scuola dell'autonomia pensata e voluta dalla Commissione presieduta dal pedagogista Beniamino Brocca e messa in pratica dalle leggi Bassanini. I licei vengono ridotti a sei: artistico, classico, linguistico, scientifico, delle scienze umane e coreutico-musicale (in tutta Italia ce ne sono quaranta, meno della metà delle province: i nostri coreuti dovranno trasferirsi cantando a qualche centinaio di chilometri di distanza...). Requiem, quindi, per le “innumerevoli sperimentazioni, figlie della cultura sessantottina, introdotte all'interno del sistema educativo a discapito di nozioni basilari per la crescita culturale e civile degli studenti italiani" (dichiarazioni del ministro per la Gioventù Giorgia Meloni): e pensare che l'intellettuale organico della cultura sessantottina Brocca era un democristiano doc che oggi è segnalato attorno all'UDC...

Il governo, però, non riesce a non contraddirsi un pochino: ecco allora che i licei, contando i diversi indirizzi da sei diventano undici. Inoltre, le famigerate innumerevoli sperimentazioni sessantottine uscite dalla porta rischiano di rientrare dalla finestra: i singoli istituti, infatti, possono “potenziare gli insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti e/o attivare ulteriori insegnamenti, finalizzati al raggiungimento dell'offerta formativa mediante la diversificazione e personalizzazione dei piani di studio”. In soldoni: i capi d'istituto potranno attivare altri corsi, oltre quelli previsti dal regolamento, fino a un massimo del 20% del monte ore complessivo nei primi due anni di liceo, del 30% nel secondo biennio e, di nuovo, del 20% nell'ultimo anno. Per il resto, le ore settimanali vengono ridotte a 27 nel biennio: si contraggono le ore di storia dell'arte al classico, quelle di laboratorio artistico (che vengono limitate al primo biennio) nell'omonimo liceo e altre curiosità del genere. Va segnalato il fatto che la riforma entrerà in vigore nel 2010/11 per gli studenti del primo biennio: come dire che un allievo inizierà nel 2009 una serie di materie che poi dovrà abbandonare l'anno venturo.

A questo proposito, confessiamo un nostro errore: in un precedente intervento  (vedi Trucioli Savonesi n.204)  avevamo affermato che il diritto e l'economia sarebbero spariti dai licei italiani  - il che è vero, con la sola eccezione del Liceo delle Scienze Umane a indirizzo economico-sociale - e che il governo avrebbe risparmiato poco o niente con il togliere l'insegnamento di Cittadinanza & Costituzione ai professori di diritto per darlo ai docenti di materie umanistiche.

Pierfelice Zazzera (IdV)

Non è vero: il governo qualcosina risparmierà, visto che le ore di tale disciplina (come la vogliamo chiamare: Educazione civica? Educazione alla legalità?) verranno anche dimezzate, da due a una alla settimana. Insomma, il governo non solo “cambia” ma “elimina”: elimina la metà delle ore che – a lume di logica e di esperienza scolastica – dovrebbero servire a formare criticamente il giovane alla cittadinanza e alla legalità, affidandone l'altra metà a insegnanti che, per titolo di studio, non sono tenuti a sapere niente né dell'uno né dell'altro concetto.

Facile intuire come andrà a finire: Cittadinanza e Costituzione si prepara a vivere un'esistenza da Cenerentola, come la vecchia educazione civica che quasi nessuno ricorda di avere mai studiato. Perfetto, è una scelta coerente soprattutto con quello che c'è scritto nel Regolamento appena approvato: "I percorsi liceali forniscono allo studente gli strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà", e farà felice soprattutto chi insegna ai suoi studenti a confondere la c con la q, d'ora in poi con minor rischio di critiche. Per il resto, quei poveri accattoni dei docenti di diritto ed Economia dovranno sperare che il Dirigente Scolastico decida di lasciar loro qualche spazio nell'ambito di quel 20% di ore che restano a disposizione: se il dirigente sarà comprensivo, se il docente avrà ben meritato, se... Il tutto mentre il diritto e l'economia spariscono dal triennio di quasi tutti gli istituti tecnici e professionali. C'è una raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio d'Europa del 18 dicembre 2006 in favore dell’acquisizione delle "competenze sociali e civiche" nella scuola, ma di queste raccomandazioni in Italia non frega niente a nessuno.

Insomma: basta con il diritto e l'economia, basta con l'ostinata presunzione di questi professori di aiutare gli studenti a porsi “con atteggiamento razionale, creativo, progettuale e critico, di fronte alle situazioni, ai fenomeni e ai problemi” (art.2 della bozza dello stesso Regolamento). I docenti di tali discipline, riuniti in un Coordinamento (coordnazdocdir@libero.it), pongono anche una questione occupazionale (tra l'altro il 16 marzo il governo, rispondendo a un'interrogazione dell'onorevole Zazzera dell'IDV, si è impegnato a garantire “la complessiva tenuta degli organici relativi alla classe di concorso A019 - Discipline giuridiche ed economiche”: come si concilia questa promessa con lo schema di regolamento dei licei uscito tre mesi dopo?). Ma il problema non è solo, e neppure principalmente questo: chi è in ruolo cambierà magari classe di concorso, chi è vicino alla pensione verrà graziosamente invitato a “agevolare l'uscita” dal mondo dell'insegnamento; i precari faranno la fine di tanti loro colleghi di altre discipline (leggi: disoccupazione). Il problema è che in questo modo rischia di andare all'aria quel minimo di coscienza giuridica ed economica, l'educazione critica alla legalità e alla cittadinanza che si è faticosamente formata nella scuola italiana negli ultimi 15 anni. E' un bene? E per chi?

Il governo, tra l'altro, accelera pure troppo: ha già determinato gli organici del prossimo anno scolastico senza preoccuparsi di far pubblicare il relativo regolamento e il piano programmatico d'interventi (il secondo, addirittura, è ancora allo stato di bozza) sulla Gazzetta Ufficiale. Il governo, quindi, taglia i posti senza essere autorizzato dalla legge: se n'è accorto il TAR del Lazio che ha deciso di rinviare la decisione al 13 luglio prossimo,  sospendendo, pertanto, le operazioni relative ai tagli previsti dal Ministero.

Intanto, otto regioni italiane si sono rivolte alla Corte Costituzionale: l'istruzione, sostengono, è materia di legislazione concorrente (“salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale” che è materia esclusivamente regionale) mentre allo Stato spetta di porre “norme generali sull'istruzione”.  Quindi, secondo l'art.117 della Costituzione (e chissà se qualcuno ricorda che dal 2001 tale articolo è cambiato), lo Stato dovrebbe limitarsi a porre “norme generali” senza entrare nei regolamenti, negli organici e quant'altro.

Vedremo come andrà a finire. Il regolamento deve passare ora attraverso il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, la Conferenza Unificata Stato-Regioni, il Consiglio di Stato. Possibile che  in quelle sedi nessuno abbia niente da dire su questi argomenti?

P.S. Negli scrutini appena conclusi è capitato che un professore di diritto venisse accusato da una collega di lettere (che dovrebbe insegnare Cittadinanza & Costituzione) perché il primo pretendeva di far rispettare, a salvaguardia dei diritti di uno studente, lo Statuto delle Studentesse e degli Studenti (D.P.R. n. 235 del 21 novembre 2007 -  Regolamento recante  modifiche ed integrazioni al D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249, concernente lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria), ovvero un atto normativo dello Stato! Se ce ne fosse bisogno, è la migliore conferma che i docenti di diritto e economia sono necessari alla scuola e, forse, questa è anche la ragione per cui qualcuno li vuole cacciar via...

 

M. M.

 

Atto Camera Dei Deputati

Interrogazione a risposta in Commissione 5-01123

presentata da

PIERFELICE ZAZZERA
lunedì 16 marzo 2009, seduta n.146


ZAZZERA. -

Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

- Per sapere - premesso che:

all'interrogante risulta che numerosi docenti contestino le ultime scelte del Governo volte a ridurre drasticamente lo studio del diritto e dell'economia negli istituti tecnici ed essenzialmente ad annullarlo nei licei;

alle nuove generazioni pertanto, durante la principale fase di apprendimento, verrà negato lo studio di scienze che da sempre ricoprono un ruolo fondamentale nella nostra società;

la conoscenza delle nozioni base di dette materie è molto importante non soltanto perché consente di acquisire gli strumenti necessari per comprendere dinamiche fondamentali della società, ma anche perché agevola gli studenti durante il percorso universitario;

dalla statistica Istat si evince che nel 2006/2007 la percentuale di immatricolati nei settori giuridico, politico-sociale, ed economico-statistico è molto alta rispetto ad altre facoltà;

in particolare, nel periodo 2006/2007 gli immatricolati in giurisprudenza sono stati 33.682, mentre quelli alle facoltà di economia-statistica 43.095;

se detti studenti non avessero acquisito le nozioni principali delle materie oggetto dei corsi menzionati, non avrebbero avuto la minima base per affrontare lo studio universitario;

inoltre la maggioranza dei concorsi pubblici prevede la conoscenza di nozioni giuridico-economiche;

in questo senso lo studio del diritto e dell'economia appare davvero fondamentale;

alla luce di queste considerazioni per la preparazione culturale di base delle future generazioni non appare sufficiente lo studio della nuova disciplina «Cittadinanza e Costituzione» ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 137 del 1o settembre 2008, convertito con modificazioni dalla legge n.169 del 30 ottobre 2008, rientrante nel piano di studi del primo e del secondo ciclo di istruzione;

la disciplina sarà inserita nelle ore di «Storia» ed impartita da insegnanti non specializzati nella materia (docenti di lettere) -:

se i fatti riportati nella presente interrogazione corrispondano al vero, ed in caso affermativo, se il Ministro non ritenga opportuno introdurre lo studio del diritto e dell'economia come discipline obbligatorie nelle scuole secondarie di I e II grado, allineando così la formazione scolastica italiana alle competenze richieste a livello europeo;

se non ritenga opportuno affidare la nuova materia «Cittadinanza e Costituzione» ai docenti a ciò specializzati ed abilitati, ossia gli appartenenti alla classe di concorso A019, al fine di non rendere vani i percorsi di specializzazione post-universitari nonché garantire il reale esaurimento delle «graduatorie ad esaurimento» relative alla Classe di concorso A019. (5-01123)

 

  

RISPOSTA DEL GOVERNO

5-01123 Zazzera: Riduzione dell'insegnamento del diritto e dell'economia negli istituti tecnici e nei licei.

TESTO DELLA RISPOSTA

Le preoccupazioni espresse dall'Onorevole interrogante circa la drastica riduzione dello studio del diritto e dell'economia negli istituti tecnici e la sua scomparsa nei licei non hanno ragion d'essere.
Lo schema di regolamento ed i relativi allegati concernenti il riordino degli istituti tecnici, la cui definizione procedurale è nella fase di avvio, prevedono per ciascuno degli undici indirizzi, nei rispettivi quadri orario, l'insegnamento della disciplina «diritto ed economia» al primo biennio. Nel primo biennio, pertanto, gli spazi relativi all'anzidetto insegnamento non si riducono rispetto a quelli già presenti negli indirizzi dell'istruzione tecnica.
Nel secondo biennio e nel quinto anno tale insegnamento è presente negli indirizzi nei quali esso risulta necessario per consentire l'acquisizione delle competenze specifiche proprie di tale indirizzo, secondo una impostazione richiesta sia dalle parti sociali che dagli ordini e collegi professionali.
Per quanto concerne i nuovi licei, è attualmente ancora in corso, per chiudersi in tempi brevi, la fase di definizione dei percorsi, per cui ogni risposta è, al momento, prematura.
Si ritiene comunque che verrà garantita, nel contesto della razionalizzazione degli indirizzi di studio secondo le direttrici del piano programmatico, adottato ai sensi dell'articolo 64, comma 3, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, la complessiva tenuta degli organici relativi alla classe di concorso A019 - Discipline giuridiche ed economiche.
Sono peraltro in corso ulteriori approfondimenti finalizzati a verificare per ogni singolo indirizzo di studio l'impatto sugli organici delle ipotesi di aggregazione delle cattedre correlate ai piani degli studi dei nuovi licei e dei nuovi istituti tecnici e professionali. Non si esclude perciò la possibilità di introdurre elementi migliorativi con specifico riferimento alla utilizzazione nel settore liceale di personale proveniente dalla citata classe di concorso A019.
Per quanto riguarda l'insegnamento «Cittadinanza e Costituzione» previsto dall'articolo 1 della legge n. 169 del 30 ottobre 2008, oltre ad una sperimentazione nazionale ai sensi dell'articolo 11 del regolamento sull'autonomia scolastica, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, sono attivate azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate all'acquisizione nel primo e nel secondo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle relative competenze, nell'ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale e del monte ore complessivo previsto per le stesse.
Nel documento d'indirizzo per la sperimentazione dell'insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione», recentemente presentato dal Ministro, si insiste sulla collaborazione fra docenti poiché l'ora settimanale dedicata a Cittadinanza e Costituzione non è certo sufficiente a produrre i risultati richiesti. In effetti, «essi vanno considerati come compito comune ai docenti e ai dirigenti scolastici, nel dialogo allargato con forze potenzialmente educative». In particolare si tratta di trovare nei consigli di classe intese sugli obiettivi di apprendimento relativi a questa area di concetti e di competenze, anche sulla scorta dei contributi forniti dal docente di questa disciplina, per giungere a valutare collegialmente i comportamenti dei bambini, degli adolescenti e dei giovani.
Benché il docente della disciplina non sia individuato espressamente dalla normativa fin qui emessa, è evidente, comunque, che il suddetto docente dovrà essere cercato tra i docenti provenienti dalle classi di concorso A019 (Discipline giuridiche ed economiche), A037 (Filosofia e storia), A043 (Italiano, storia ed educazione civica, geografia nella scuola media) e A050 (Materie letterarie negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado).
Non desta poi meraviglia che soprattutto i docenti afferenti alla menzionata classe A019 abbiano rivendicato e rivendichino titoli preferenziali per ricoprire l'incarico di docente della nuova disciplina. Al riguardo, corre però l'obbligo di far rilevare che i docenti di storia, quale che sia la classe di concorso di provenienza, possono a loro volta vantare titoli di merito, atteso che la nuova disciplina richiede il possesso di competenze strettamente congiunte con gli studi storico-geografico-sociali. Vale dunque la pena rammentare che la sperimentazione promossa dal Ministero ha anche lo scopo di chiarire, con il contributo determinante delle scuole, il quadro di riferimento per le scelte da compiere a livello istituzionale.
Comunque, le esigenze rappresentate dall'Onorevole interrogante saranno tenute nella debita considerazione.

    

REPLICA ON. ZAZZERA

 

 Pierfelice ZAZZERA (IdV) replicando, si dichiara parzialmente soddisfatto della risposta ricevuta, rilevando che la scuola deve avere il compito di formare non solo studenti ma anche cittadini; il diritto e l'economia possono contribuire in modo determinante al completamento di una formazione di studenti, che sempre più sono chiamati ad andare all'estero. Esprime in ogni caso preoccupazione per il fatto che si mettano a rischio posti di lavoro per migliaia di docenti, anche se riconosce che la risposta contiene alcuni segnali di speranza.