TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni By
J. Bochaca Quarta e ultima parte (brani proposti da
Marco G. Pellifroni)
[…] Sir Josiah Stamp, all'epoca la seconda
ricchezza d'Inghilterra, durante un discorso pronunciato dinanzi a
centocinquanta docenti dell'Università del Texas disse: "Il sistema bancario è stato concepito
nell'iniquità ed è nato nel peccato. I banchieri internazionali
posseggono il pianeta. Togliete loro tutto quanto possiedono, lasciando
però il potere di create depositi, e con alcuni tratti di penna
produrranno depositi sufficienti a recuperare tutto di nuovo. {Nella terminologia bancaria,
volutamente intricata, la parola "deposito" non indica, come la
maggioranza crede, il danaro depositato da un cliente in banca. I
depositi bancari sono, di fatto, "Impegni a pagar danaro", valuta
legale, spesso fino a dieci volte i versamenti dei depositanti, che sono
indicati, nei bilanci delle banche, come "danaro in cassa". Il vocabolo
inglese "Deposit" significa, nella terminologia bancaria d'Inghilterra,
Stati Uniti, Australia, Canada, Nuova Zelanda [e Italia. n.d.t.],
"prestito". E lo si trova consacrato nell'espressione: "A loan
creates a deposit" ("Un prestito crea un deposito"). Tanto è vero che
nei Paesi anglosassoni il danaro chirografario lo si chiama "Bank
deposit money". In Belgio invece il vocabolo Dépót designa,
in termini bancari, il danaro effettivamente depositato dai clienti per
i fini di custodia e fruttiferi, Lo stesso vale per Se però toglieste la facoltà di produrre
danaro, tutte le grandi fortune finanziarie sparirebbero, inclusa la
mia, e ne risulterebbe un mondo assai più felice. Se invece preferite
continuare ad essere gli schiavi delle banche e pagare le spese della
vostra stessa schiavitù, consentite loro di seguitare a creare depositi"
. L'aspetto sfacciatamente sarcastico di questa
dichiarazione consiste nel fatto che chi la rilasciò, sir Josiah Stamp,
ricopriva la carica di presidente della "British Railways" (le ferrovie
britanniche) e quella di presidente della ... Banca d'Inghilterra, ente
questo che è - alla pari della Federal Reserve Corporation - un'impresa
privata e che, fin dalla fondazione, è stato quasi
sempre diretto da individui della stessa origine di quelli che hanno
diretto e dirigono Diventa quindi evidente come le pretese crisi
economiche non siano altro, in realtà, che crisi finanziarie, provocate
spesso artificialmente e deliberatamente. In un'occasione Thomas
Jefferson ebbe a dire: "Credo che per le nostre libertà le
istituzioni bancarie siano più pericolose degli eserciti nemici.
Sono già arrivate al punto di erigersi in un'aristocrazia del denaro che
sfida il governo. La facoltà di emettere moneta dovrebbe essere loro
strappata e restituita al popolo, al quale giustamente appartiene".
(all'epoca le banche private potevano stampare,sotto licenza dei singoli
governatori degli Stati della federazione,addirittura la moneta legale) In realtà, il potere di produrre danaro
- si tratti di danaro legale o di danaro creditizio - dovrebbe essere
riservato soltanto allo Stato che provvederebbe a metterlo in
circolazione a seconda delle necessità. E' indispensabile farla finita
una volta per sempre con il circolo apparentemente inevitabile di
"prosperità e crisi", o "inflazione e deflazione", o "boom and slump"
(benessere e recessione), o come diavolo si voglia chiamarlo. Questo
circolo fatale ha, nell'economia di un Paese, gli stessi effetti di una
trasfusione di sangue, seguita da una emorragia proprio quando il
paziente stia cominciando a riprendersi. Il principale risultato del
"circolo" è la corsa-competizione tra prezzi e salari... nella quale i
primi vincono sempre. La circolazione monetaria in un determinato
Paese dovrebbe riflettere esclusivamente la sua capacità di produrre
ricchezza, le sue possibilità di sviluppo e di espansione e la necessità
di occupare la mano d'opera. Unicamente lo Stato -uno Stato libero e
sovrano - i cui amministratori non abbiano dovuto comprare il voto dei
propri elettori con una dispendiosa propaganda (finanziata da chi tra
loro comanda..., giacché chi paga comanda), uno Stato libero dalla
gelatinosa, invisibile, onnipresente influenza del "money power" (potere
del danaro), può portare a buon fine una politica economica sana,
sottratta alle catene del "danaro-debito" e dell'usura. Le banche
assolvono una funzione economica e sociale; come retribuzione per questa
funzione hanno diritto ad un profitto equo e normale, però non si può
permettere che l'economia di un Paese dipenda da loro: le banche
devono essere al servizio del Paese, non il Paese al servizio delle
banche. Lo Stato non deve limitarsi ad emettere
moneta legale, bensì anche essere il dispensatore del credito. Fu
appunto il prestito senza interessi a imprese solvibili il "deus ex
machina" del colossale balzo effettuato dall'economia tedesca tra il
1933 il 1939: non la grande capacità di lavoro dei popolo tedesco, come
si è preteso. Tale capacità di lavoro - incontestabile - non la inventò
il regime nazionalsocialista, però la sua decisione di strappare
all'arbitrio delle banche il potere di creare, o sopprimere, posti di
lavoro, fu indubbiamente il provvedimento che consenti l'esprimersi di
tale capacità. Si potrà obiettare che gli Stati possono
sbagliare, commettere abusi, quale che sia il loro regime politico. Ma
quello che nessuno potrà mettere in discussione è che se uno Stato
può sbagliare o può fare cosa contraria al bene comune in
materia finanziaria, una banca, anzi il sistema bancario, deve
forzatamente agire contro il comune interesse. E ciò per costituzione: uno Stato è una
fondazione pubblica e suo oggetto e funzione rimane il bene pubblico;
una banca è un'impresa privata e suo oggetto risulta il suo interesse
privato. E' naturale che sia così: non è invece naturale che per mezzo
di una truffa secolare la funzione pubblica di rendere possibile il
commercio - scambio di beni - quale l'emissione del danaro (legale o.
creditizio) si sia tramutata in un colossale e immorale monopolio
privato. Se il primo dovere di uno Stato è quello di
proteggere i propri membri e, nella questione che stiamo trattando, di
proteggerli contro il danaro-debito e la usura finanziaria, il primo
obiettivo di tale Stato sarà di sottrarre sé stesso alla tutela del
comunemente detto Money-power. Afferma Juan Beneyto che l'enorme
problema imposto all'economia statale dall'ossessione dei Debito
Pubblico, deriva dalla falsissima argomentazione che lo Stato abbia
bisogno di danaro. Questa fisima sofistica discende dal fatto che lo
Stato viene assimilato a un privato. Lo Stato non deve comportarsi come
un privato. Lo Stato ha tre possibili modi di sopperire alle sue
necessità finanziarie: 1) controllare i servizi pubblici; 2) controllare la moneta; 3) controllare le finanze. Bisogna partire
dalla distinzione tra pubblico e privato, diversamente..: l'unica via
che rimane è l'indebitamento dello Stato. Il risanamento è realizzabile
solo grazie a uno Stato - come quello nazionalsocialista - che sia
sovrano del danaro. Solo così è attuabile l'obiettivo di una finanza
statale forte. Uno Stato libero dai debiti non ha motivo di
gravare i suoi membri per poterli pagare, come capita attualmente nei
Paesi capitalisti. La funzione dello Stato non è di natura
commerciale, bensì quella di garantire la integrazione tra le varie
componenti e il loro sviluppo sinergico: onde evitare che l'interesse
particolare di una di esse (ad esempio di quella economica) prevalga
sull'obiettivo generale, dando luogo a rotture della continuità della
struttura comunitaria e favorendo la comparsa di figure sociali
classiste. Il danaro va quindi ricondotto alla sua
dimensione di semplice strumento di intermediazione e, in prospettiva,
la stessa funzione della banca deve essere superata, essendo
inammissibile il postulato della accumulazione di uno strumento di
transazione. Come primo passo, è necessario togliere alle banche il
potere di emettere moneta, sia questa costituita da danaro legale che da
semplici promesse di pagamento. Il finanziamento delle attività
economiche di interesse comunitario va quindi riservato allo Stato e
privato delle caratterizzazioni che segnano i prestiti nella società
capitalistica, come l'interesse. Già Platone aveva qualificato
"aberrazione contro natura" la pretesa che il danaro producesse...
danaro!
21
giugno 2009 |