TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni IL TRIONFO DELLA
MENZOGNA Sono da poco usciti due libri * che,
sotto titoli diversi, affrontano il tema della verità e della
libertà, evidenziandone la stretta correlazione: non si può
essere liberi in un sistema dedito alla menzogna sistematica,
quale è ormai (o forse solo in misura più devastante) diventato
il sistema politico, sempre più subordinato a quello
finanziario. Vorrei partire, prima di approfondire
questo tema, da un dialogo riportato da Erodoto nelle sue Storie
e sorto dopo la morte del re Cambise fra tre dignitari persiani
su quale fosse la forma ottimale di governo: la monarchia,
l’oligarchia o la democrazia. Nessuna forma risulta alla fine
presentare solo pregi od essere esente da difetti; ma alla fine
Dario conferisce lo scettro alla monarchia, decretandosi re dei
Persiani. Fatta salva la breve esperienza
democratica dell’Atene del V secolo, per oltre due millenni ha
prevalso, in effetti, la forma di governo monarchico, finché il
Novecento ha osato sperimentare la democrazia, pur essendo per
sua natura la meno stabile, in quanto troppo soggetta agli umori
della vasta platea degli individui, con conseguenti spinte
centrifughe e disgreganti. Chi volle andare controtendenza,
instaurando dittature, ossia monarchie non dinastiche, senza
scettro e corona, fu spazzato via dalla storia, ossia dagli
effetti della cultura progressista sorta coi Lumi nel Settecento
e via via impostasi nel mondo occidentale e avallata da un
avanzamento scientifico senza precedenti, grazie al quale
milioni di persone furono strappate all’indigenza e
all’ignoranza dei secoli precedenti. Il prezzo da pagare per l’instaurazione
della democrazia era, ed è, tuttavia, come entrambi i libri di
cui sopra enfatizzano, la sistematica manipolazione della
verità, onde celare la realtà del sistema agli occhi dei più. In
sostanza, dietro il paravento della democrazia, che esige il
rito delle elezioni popolari, chi davvero comanda è una
ristrettissima cerchia di oligarchi della finanza sovranazionale
che sfruttano il lavoro dei cittadini attivi attraverso leggi ad
hoc emanate dai loro fiduciari, posti nei gangli vitali dello
Stato, in primis nei due rami del parlamento; leggi fatte valere
col pugno di ferro di polizia e servizi segreti. D’altronde, la
storia ha insegnato che il metodo migliore per avere la “pace
sociale” è la paura: del carcere e/o della rovina economica per
chi trasgredisce; specialmente da quando la secolarizzazione ha
reso le punizioni extra-terrene non più credibili. La nostra non è quindi una democrazia,
bensì una oligarchia gerarchizzata in un primo e secondo
livello: bancario e politico, rispettivamente, con questo
subordinato a quello in qualsiasi decisione che ne intacchi in
qualche modo i privilegi. La mente e le varie braccia:
legislativo, esecutivo, giudiziario, poliziesco; tutte
espressioni di una politica ancella della finanza, anziché
viceversa. Ma un conto era tenere sotto il tallone
masse semianalfabete, e un conto è irreggimentare individui, non
arrivo a dire colti, ma con un minimo di istruzione, latori di
possibili, anzi probabili, fermenti insurrezionali. Si procede
allora su due piani: da un lato, intorpidire le menti della
massa, assecondando l’inclinazione umana alla pigrizia fisica e
mentale, con dovizia di svaghi e distrazioni tramite i grandi
mezzi di comunicazione, saldamente in mano ai vertici, avendo
cura nel frattempo di fomentare diatribe tra opposte (?) fazioni
partitiche per diffondere l’impressione di un’accesa e
“democratica” vivacità politica e intellettuale, resa più
plateale dalle frequenti campagne elettorali; dall’altro,
impedire che le poche menti rimaste indenni dal contagio
mediatico possano interferire con i piani di diseducazione
programmata dalle due suddette oligarchie dominanti, ricorrendo
a tal fine all’oscuramento delle fonti di notizie e di idee
eterodosse via via fino alla repressione diretta e brutale
mediante sanzioni rovinose e/o carcere, anche a titolo di
avvertimento a quanti volessero riprovarci. La legge sui siti
Internet in fase di approvazione è ignominiosamente liberticida,
proprio per l’entità delle punizioni che essa commina a quanti
si scostino dai dettami delle “istituzioni”, ossia del potere
dominante. ** E ciò è tanto più grave in quanto questa proposta
di legge è partorita da un governo retto dal partito che osa
definirsi “Popolo delle libertà”. Per contro, è quasi paradossale che
questo stesso governo abbia fatto passare alla Camera una legge
in assoluta contro-tendenza: quella sulle intercettazioni
telefoniche.*** Infatti, mentre il pericolo, denunciato nei due
libri citati, è proprio quello di un eccessivo e, al limite,
totale controllo dell’individuo mediante tutta una serie di
apparecchiature elettroniche invasive della sua privacy, una
legge che limiti questa invadenza sembrerebbe davvero garantirne
una giusta e doverosa correzione; se non fosse che la legge è
nata sull’onda emotiva del nostro ineffabile presidente del
consiglio, colto a trattare di affari lesivi della dignità del
suo ruolo, e vittima di lesa maestà per l’intrusione di un
teleobiettivo oltre la ferrea cortina di una delle sue residenze
vacanziere. La legge esce, insomma, per evitare che simili
episodi abbiano a ripetersi. Peccato che, per tutelare
soprattutto la propria privacy, Berlusconi abbia finito col
tutelare anche quella dei criminali, stando alle proteste di
autorevoli esponenti della magistratura e del CSM. È la classica
legge a doppio taglio: meriterebbe un plauso perché mira a
favorire la libertà di comunicazione tra cittadini senza tema di
orecchie estranee, e insieme un biasimo in quanto limita
l’azione di magistrati e polizia nella scoperta e prevenzione di
crimini. Se Berlusconi vuole davvero farci
credere che la legge sulle intercettazioni nasce dal genuino
desiderio di limitare l’eccessiva intrusione degli organi di
controllo nella vita di noi cittadini, ebbene, ritiri l’oscena
proposta di legge sul bavaglio alle comunicazioni via Internet.
Non ci sarebbe modo migliore per dimostrare la sua buona fede.
Del resto, non è un controsenso varare due leggi con principi
ispiratori diametralmente opposti? La verità, e di conseguenza la libertà,
come si vede, hanno scarso se non nullo diritto di cittadinanza,
in quanto la menzogna porta con sé anche la necessità di
difenderla, limitando la libertà dei cittadini: gli esempi più
eclatanti sono le menzogne propagandate (e forse anche le
terribili azioni messe a segno) per giustificare le guerre
“preventive” in Afghanistan e Iraq e, di conseguenza, limitare
le libertà civili col pretesto del terrorismo (ancora una volta:
di Stato?); e, più recentemente, le menzogne da parte degli
organi di sorveglianza delle Borse e delle società di rating
sulla consistenza reale del sistema finanziario e monetario
globale sino al momento fatale dei grandi crolli bancari da Wall
Street alla City e all’Europa. Crolli alla cui origine stava (e
sta) la montagna di titoli spacciati per buoni, pur essendo noto
alle autorità di vigilanza che 9 su 10 sono ”tossici”. Se libertà e verità vanno a braccetto,
altrettanto vale per la menzogna e l’ignoranza cui si
costringono interi popoli: nessuno deve sapere che il denaro non
è pubblico ma privato; che lo emettono le banche, centrali e
commerciali, a costo nullo e facendoselo poi rimborsare con
denaro vero, frutto del nostro lavoro; che i mutui non sono
prestiti , né sono fatti in condizioni di parità contrattuale,
in quanto le banche non hanno i soldi che pretendono di
prestarci, mentre i mutuatari devono garantire i finti prestiti
con i loro beni solidi e/o col frutto del loro lavoro futuro. Su
queste ed altre innumerevoli menzogne si regge l’attuale
sistema, che si guarda bene dall’informarcene, pena il suo
tracollo. Per prevenire il quale mira a manipolarci tutti,
cominciando da un’istruzione scolastica pilotata e poi con
l’ossessivo bombardamento mediatico, plasmando in prospettiva
una schiera di perfetti Neuroschiavi, orfani della verità, come
titolano i due libri citati. * Gianni Vattimo, “Addio alla verità”,
Ed. Meltemi, 2009; Marco Della Luna e Paolo Cioni, “Neuroschiavi”,
Macro Edizioni, 2009. ** Misura inserita nel DDL 733, c.d.
Pacchetto Sicurezza, con sanzioni da € *** Pure questa legge prevede sanzioni
da capogiro (€ 600.000 per l’editore che pubblica notizie in sua
violazione), così da scoraggiare ogni aggiornamento sui
processi, anche per il solo timore di ledere questa legge e
finire in bancarotta. Ciò significa governare con la paura, in
schietto stile poliziesco.
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