IL LIBRO
DEL MESE:
LA
RAGAZZA CHE GIOCAVA CON IL FUOCO
e
LA REGINA
DEI CASTELLI DI CARTA
Per le edizioni Marsilio,
il libro del mese stavolta sono due, ma in
realtà è uno solo. E la frase appena scritta non
è un capzioso gioco di parole.
Questo mese torniamo a
parlare di Stieg Larsson, l’autore di “Uomini
che odiano le donne”. Il romanzo da noi trattato
a maggio è in realtà il primo volume di una
trilogia chiamata “Trilogia Millennium”,
dal nome dell’immaginaria rivista diretta dal
giornalista Mikael Blomkvist, le cui indagini
investigative e giornalistiche fanno da filo
conduttore. Mentre però Uomini che odiano le
donne era una storia autoconcludentisi,
l’avventura che inizia con “La ragazza che
giocava con il fuoco” non termina con
l’ultima pagina del libro, ma prosegue nel
volume successivo, “La regina dei castelli di
carta”, pubblicato in Italia appena qualche
mese fa. Non si tratta dunque di due diversi
romanzi ma di un’opera singola, arbitrariamente
spezzata in due dall’editore originario svedese,
laddove si giunge a una prima e assai parziale
conclusione. Non è dato sapere se ciò sia
accaduto anche per volontà dell’autore, ma si
presume essere dipeso da meri interessi
economici. D’altra parte va riconosciuto che
l’opera nel suo complesso risultava davvero
troppo monumentale per essere agevolmente
contenuta in un libro unico. In totale le pagine
sarebbero risultate, infatti, la bellezza di
1810, che perfino in una successiva edizione
economica dalle spaziature più ristrette
difficilmente potrebbero essere condensate sotto
le millecinquecento.
La storia di “La ragazza
che giocava con il fuoco” e di “La regina dei
castelli di carta” inizia un anno dopo la
conclusione del primo volume della trilogia. In
proposito va subito precisato un punto
essenziale: benché questa nuova storia possa
benissimo essere letta autonomamente, prima
di affrontarla sarebbe opportuno avere letto
Uomini che odiano le donne. Non solo perché
così alcuni passaggi risultano più chiari e
alcuni personaggi più familiari, ma soprattutto
perché conoscendo già il seguito, l’eventuale
successiva lettura del romanzo precedente ne
risulterebbe irrimediabilmente guastata da
almeno un particolare che qui è dato ormai per
scontato ma che il lettore non deve
assolutamente conoscere in anticipo. E poi si
può provare a lanciare una scommessa: ben pochi,
tra coloro che affronteranno la trilogia
dall’inizio, saranno capaci di fermarsi al
termine della prima puntata. A quel punto,
infatti, come ha sostenuto Paris Match, <<la
vostra dipendenza sarà totale>>.
L’autentica protagonista di
questa opera doppia è Lisbeth Salander, la
riuscitissima hacker apparsa nel capitolo
precedente. <<Quando uno scrittore consegna
un ritratto tanto complesso e affascinante come
quello di Lisbeth Salander, non possiamo che
provare gratitudine>> Ha scritto in
proposito un giornale svedese. Ebbene, ciò è
assolutamente vero, perché l’aggressiva,
asociale e geniale Lisbeth risulta davvero
intrigante e non la si dimentica. E se è lei la
regina dei castelli di carta che giocava con il
fuoco, ciò non accade per colpa sua. I “castelli
di carta”, infatti, sono stati costruiti a sua
insaputa. Nel corso di Uomini che odiano le
donne si era già detto di un suo difficile
passato e nel nuovo romanzo giunge il momento di
conoscere in maniera approfondita la spiacevole
verità che la riguarda. Perché quando era una
bambina, Lisbeth è stata involontaria vittima di
un complotto che coinvolge i servizi segreti
svedesi e le cui conseguenze si protraggono fino
al presente.
Il plot narrativo inizia
quando Lisbeth giunge al termine di un viaggio
per il mondo, durato circa un anno e che ha
toccato Genova come tappa fondamentale. Nel
frattempo Mikael Blomkvist e Millennium sono
entrati in rapporto con un giovane giornalista
free lance e con la sua compagna, laureanda in
criminologia. I due stanno lavorando a una
clamorosa indagine giornalistica su sesso,
soprusi e prostituzione, destinata a causare
scandalo perché coinvolge poliziotti,
giornalisti, membri dei servizi segreti e uomini
politici. Prima però che il numero di Millennium
e il relativo libro allegato possano andare in
stampa, i due giovani vengono brutalmente
assassinati ed è proprio Blomkvist a trovarne i
cadaveri. Le indagini di polizia si concentrano
subito su Lisbeth Salander, le cui impronte
digitali vengono trovate sull’arma del delitto,
fino a ritenerla una pericolosa psicopatica e
quindi la più comoda responsabile del duplice
omicidio e anche di un terzo, avvenuto poco
prima. L’intera Svezia si mette così alla sua
ricerca. Blomkvist rifiuta però di considerarla
un’assassina e inizia a scavare nel suo passato
per portare a galla la verità.
“Io non credo che sia
stata lei. Devo assolutamente partire dal
presupposto che sia innocente. Io mi fido di
Lisbeth Salander.”
Questi due romanzi sono
belli e riusciti, grazie a una trama
perfettamente funzionale e in grado di trattare
questioni legate ai servizi segreti senza
subirne appesantimenti. Inoltre hanno un pregio
che allo stesso tempo rappresenta, per così
dire, una grave controindicazione. Possono,
infatti, essere causa di acute forme d’insonnia,
perché chi lo inizia non riesce letteralmente a
interrompere la lettura a costo di restare
alzato a leggere fino alle tre o alle quattro
del mattino e presentarsi poi sul posto di
lavoro disfatto dalla stanchezza!
Nonostante ciò i volumi due
e tre non sono all’altezza del magnifico Uomini
che odiano le donne. Principalmente per due
motivi. Prima di tutto perchè troppo prolissi.
1810 pagine risultano davvero un’esagerazione.
Qualche taglio non avrebbe dunque guastato. Ad
esempio nelle prime 240, che formano la parte I
e II della trilogia vol. 2, non succede
praticamente nulla se non nelle ultime cinque o
sei pagine e non si crea neppure un’atmosfera.
Si sarebbe tranquillamente potuto sfrondare
l’intero blocco, riducendolo a non più di
cinquanta o sessanta pagine introduttive, senza
che la funzionalità della trama ne risultasse
minimamente inficiata.
In secondo luogo La ragazza
che giocava con il fuoco e La regina dei
castelli di carta denunciano la presenza di
qualche sciatteria qua e là, assente nel primo
volume. Vedasi ad esempio la presenza di un
cattivo, il “gigante biondo”, assai interessante
ma così eccessivo da risultare improbabile. O
vedasi ancora i vari personaggi che dialogano
tutti alla stessa maniera, senza che mai cambi
lo stile: la cinquantesima volta che a una
battuta, la controparte, chiunque ella sia, non
trova di meglio che rispondere dicendo “Aha”,
anche il lettore più paziente del mondo finisce
per irritarsi.
Viene quindi da pensare che
forse Stieg Larsson, morto nel 2004 prima che la
sua trilogia Millennium vedesse la luce, non
abbia fatto in tempo a curare i due volumi con
la medesima cura riservata all’episodio
precedente. Va inoltre precisato che
ogni romanzo può subire interventi da
parte dell’editore, il cosiddetto editing,
ovviamente in accordo con l’autore stesso. In
questo caso, però, essendo lo scrittore per
l’appunto appena mancato e avendo avuto il testo
precedente un clamoroso successo, è possibile
che l’editore svedese non se la sia sentita di
svolgere l’editing necessario, tagliando senza
il consenso di Larsson le parti inutili e
rivedendo di propria iniziativa i dialoghi.
Non lasciatevi però
fuorviare dai limiti sopra descritti. Pur con
tutti i suoi difetti, la seconda e la terza
parte della Trilogia Millennium conquistano,
affascinano e meritano di essere lette,
riempiendo e rendendo piacevoli i vostri
pomeriggi estivi. Seppure solo a partire da
pagina 245, la storia prende il lettore per il
collo e non lo molla più. E poi non si può fare
conoscenza con Lisbeth Salander senza voler
sapere come si conclude la sua vicenda. Alla
fine resta solo il rammarico per l’impossibilità
di leggere un giorno una puntata numero 4. Di
sviluppi potenziali ne sarebbero esistiti
parecchi. Sarebbe stato ad esempio interessante
vedere entrare in scena la misteriosa Camilla,
sorella di Lisbeth. Pazienza, ce ne faremo una
ragione.
Massimo
Bianco.
P.S. Nel frattempo è uscito
il film svedese tratto da Uomini che odiano le
donne e non è niente male. Non è mai facile
giudicare un movie dopo aver letto il romanzo
originario, perché conoscendo già la trama e
avendo ben precise aspettative e immagini dentro
la mente, la visione diventa di fatto un'altra
cosa rispetto alla norma, comunque il film,
necessariamente sfrondato dai tanti eventi e
personaggi che l’avrebbero dilatato a dismisura
(ad esempio Erika, amante e collega di Blomkvist
su Millennium, è ridotta, come peraltro l’intera
redazione, a due comparsate dalle quali è
impossibile intuire i rapporti correnti tra i
due), è parso abbastanza riuscito.
|