Silenzio, si (non)
vota
Per prima cosa mi devo
scusare, ho mancato un appuntamento. Avevo
promesso di parlare di cose concrete e
propositive, e invece ho
saltato. Ora è tardi.
D'altra parte non sono un
politico. E se lo fossi neanche mi scuserei, è
la regola quella di menare il can per l'aia
quando si deve arrivare al dunque.
Pazienza, vuol dire che ho
perso un'occasione di convincere quegli
eventuali astensionisti. Del resto, non ero
certo io, povera untorella, a spostare gli
equilibri.
Anche perché per quei
discorsi, quelli che avevo in mente, ci vuole
tempo. Tempo per condurli come si deve, tempo
per organizzarli, tempo per farli conoscere e
magari per ottenere consenso.
Le forze che intuisco, in
cui spero, che iniziano ad averli ben chiari in
mente, in queste elezioni sono qua e là, in
piccoli gruppi, in ordine sparso. Gruppi di
consapevolezza e buona volontà.
Speriamo nel futuro, perché
il presente è buio assai. Ma sono fiduciosa: se
solo si innesca una scintilla di cambiamento da
qualche parte, la diffusione sarà velocissima,
il terreno è fertile.
D'altra parte, questo vale
anche all'opposto: se si precipita lungo una
certa china di oscurantismo, sarà un tuffo, un
attimo, e la risalita lenta e faticosa.
Come vedete, sto proprio
menando il can per l'aia anch'io, questa volta,
e spargendo vaghezza.
Il fatto è che mentre
leggerete, se leggerete, queste righe, si sarà
in piena votazione, e io, al contrario di altri
che non si peritano di diffondere dati scorretti
e invadere ogni spazio, anche quelli altrui,
preferisco rispettare il doveroso silenzio.
Ricordando solo ai
potenziali astensionisti di pensarci bene, di
riflettere, perché è provato che l'astensione
non serve a niente, favorisce solo i più forti.
Se questi più forti per voi
sono tutti uguali, se non esistono alternative
con un minimo di attrattiva o di fiducia,
allora, che dirvi, non votate.
Ma se i presumibili più
forti sono anche quelli che suscitano in voi
maggiore preoccupazione e
ostilità, allora, pensateci bene: non votare è
come votare per loro, è favorirli e lasciargli
la strada spianata. Poi non lamentatevi, allora,
delle conseguenze.
Siamo al bivio: o si
inizia, appena appena, a cambiare, o si
sprofonda.
Vedete voi. Ciascuno si
guardi dentro. E lasciate perdere le baggianate
sul “voto utile”. Una nuova invenzione per
confondere le idee.
Qualsiasi voto è utile,
quando è espressione di pensiero e di
consapevolezza, quando è ragionato e fondato.
Votiamo dunque, o non
votiamo. Ma con coscienza.
Ho il terrore, e non ancora
la rassegnazione, al pensiero di ciò di cui
discuteremo fra pochi giorni, della situazione
che ci troveremo ad affrontare.
Nella mente ho il discorso
di Obama al Cairo, bellissimo, da non crederci.
Una svolta epocale.
E quanto poco è stato
diffuso dalle nostre tv, in tutt'altre faccende
affaccendate, dai pettegolezzi agli aerei
caduti.
Ecco, il nuovo mondo, il
mondo che si affaccia, quanto positivo non si
sa, ma comunque nuovo e diverso, è lì.
Lontanissimo da noi.
Proviamo a raggiungerlo,
invece di continuare ad
andare alla deriva.
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