Attive 267 ditte
edilizie, ma turisti stranieri in calo del 4,2%,
italiani - 1,51 %
Alassio –
Tutto sommato resta la città “regina”,
leader del turismo savonese. La più dinamica,
vista dall’affollamento. Il suo sindaco
“vetrina” è perennemente in gara per “fare
spettacolo”, promuovere l’amatissima città
natale. Spesso ci riesce, buon gusto e bon-ton a
parte non sempre al primo posto.
Le cronache locali e
gli “inviati speciali” de Il Secolo XIX ci
raccontano le due facce dell’Alassio alle soglie
del terzo secolo. C’è chi tifa apertamente per
le “belle notizie” (ma a volte bufale,
come l’interesse di Maurice Mességué, 88
anni, il “mago mondiale” della salute alle erbe
che da anni non esce più di casa, nel
lancio-gestione del Grand Hotel, scritto
da Barbara Testa), altri danno un “colpo
al cerchio e l’altro alla botte”.
Ciò che alla fine
conta sono i risultati. Il sindaco Melgrati
è tra quelli che non hanno dubbi. La sua
“cura” avrebbe portato bene alla stragrande
maggioranza degli alassini, gettato le basi per
un futuro radioso. E bisogna proseguire sulla
strada dello sviluppo. Nel suo studio tecnico i
collaboratori lavorano senza sosta. Lui è tra i
“progettisti” ponentini più gettonati e
ricercati per aver dimostrato “capacità, estro,
serietà ed affidabilità”.
Altri pensano che la
“farmacia melgratiana” (ovvero i molti
“farmacisti” del “nuovo miracolo Alassio”) abbia
fatto miracoloni per la ristretta corte. Gente
che in pochi anni si è trovata baciata dalla
fortuna e dal lavoro, sempre a gonfie vele.
Ma chi meglio degli
stessi alassini conosce il vero volto di una
città che sente il bisogno impellente di far
parlare di se, nel bene e nel male? Loro votano,
decidono, seppure a maggioranza.
Negli anni ’70 i
riflettori nazionali si accesero per il “giallo-rapimento
Berrino”, per il sequestro della piccola
Sara Domini Geloso (famiglia di industriali
miliardari), per lo “scandalo” e lo
sgretolamento dell’impero dei banchieri
Galleani, allora la famiglia più facoltosa
della provincia con i fratelli Enrico, Ingo e
Roberto, eredi del capostipite conte Federico.
Poi il sorprendente
arresto della mente della famiglia “Enrico”,
trovato in possesso in uno dei suoi box (si fa
per dire!) di 60 candelotti di dinamite, proprio
mentre stava trattando la vendita della banca
all’Ambrosiano di Roberto Calvi, acquirente
finale sarà il Banco di Chiavari ed era
in corso una verifica rigorosa della Banca
d’Italia (capo ispettore dottor
Bianchini).
Oggi, almeno, grazie
al “conte Melgrati”, Alassio conquista la
scena anche per la cronaca rosa, con i provini
del suo sindaco in corsa per l’Isola dei
Famosi e, notizia dei giorni scorsi,
l’invito al reality “La Talpa” di Cesare
Lanza, personaggio conosciuto in Liguria per
essere stato alla direzione del Secolo XIX,
al Lavoro, un bravissimo (allora) giocatore
ai “tavoli verdi” dei casinò. Il “collega
prediletto” di un altro formidabile appassionato
di “roulette”, come Renato Pasquario, tra
i più valenti inviati speciali del Decimonono.
Un Cesare Lanza,
finito alla corte delle televisioni
berlusconiane, che il 25 giugno 1984, raccontava
a tutta pagina, su Il Lavoro: <Io,
le elezioni, il pancreas e…>. “Una pagina di
diario da clinica chirurgica, tra malattia,
politica e varie emozioni”. Ed oggi, ad
Alassio, con qualche chilo in più, ci racconta
come la vita sia bella, da “perfezionista”,
quando si diventa davvero noti e registi
cinematografici.
Può, infine, accadere
che il “volto di Alassio” lo
fotografi il giornale della Confindustria (Il
Sole 24 Ore) nel suo inserto
Liguria-Economie ed imprese. Con
argomentazioni documentate come è solito fare
l’autorevole quotidiano degli industriali
italiani.
Trucioli Savonesi
riproduce (vedi….) buona parte della
pagina e soprattutto del grafico in cui vengono
messi a confronto alcuni stati statistici
“ufficiali”.
Cosa emerge di
“inedito”, cioè mai pubblicato? Le imprese
attive, ad Alassio, nel 2007 erano 2062, a fine
2008 sono scese a 1.575, con un meno 23,6 per
cento. Cosi suddivise: nel commercio 612 nel
2007 contro le 431 del 2008; nelle costruzioni
edili 275 (2007) contro le 267 (2008), un
piccolo saldo negativo del 2,9 %. Alberghi e
ristoranti, dove Alassio (nelle residence
alberghiere è stata superata da Varazze
per una unità) vede un meno 30,7 per
cento, passando da 375 attività (2007) a 260
(2008).
Le presenze
turistiche (quelle dichiarate) sono passate in
un anno da un milione 04 (nel 2007) ad un
milione 02 (nel 2008). Non sappiamo invece a
quanto ammonti l’importo medio giornaliero che
spendono, ad Alassio, i turisti. Valore
importante in ogni seria statistica. Non tanto
dunque il numero di presenze, ma la capacità di
spesa pro capite, o pro famiglia.
In calo più netto gli
stranieri che sono sempre stati, negli anni
d’oro, la “manna”, la fortuna dell’economia
alassina. Sono stati comunque sostituiti dai
palazzinari.
Certamente essere
positivi, ottimisti aiuta. Verissimo.
Mentre l’illusione,
far credere che col denaro pubblico della
promozione regionale o locale si possa salvare
il turismo convince assai meno.
Forse un umile esame
di coscienza sul “modello di sviluppo” non
guasterebbe. Soprattutto l’esigenza di non
fare altri danni. Se bastonarci tutti i giorni
non serve, autocelebrarsi, ignorando il
contesto, non porta da nessuna parte.
Almeno pensando alle
tante persone serie che svolgono il loro dovere,
con professionalità, spirito di sacrificio ed
intraprendenza.
D.C.