Prevedeva un investimento
complessiso di 10 milioni di euro, della Samoter
srl di Borghetto
Bocciata in
Regione la discarica di Campochiesa
Tutti gli atti
ufficiali del provvedimento
Il
ricorso del Wwf e le notizie diffuse da Trucioli
Savonesi sui protagonisti. Silenzio in Comune
Albenga - Trucioli
aveva pubblicato (vedi...) la notizia davvero
sconosciuta del progetto di discarica di rifiuti
inerti in Regione Morteo di Albenga. Rivelando
tutti i dati ed i nomi. L'amministrazione
comunale ci aveva ignorato, ovviamente in buona
fede. Magari con un po' di imbarazzo, visto che
avevamo anche pubblicato i nomi (significativi)
dell'intero dossier. Nulla di scandaloso, per
carità! Nessun illecito. Ma non è ben chiaro per
quale motivo della discarica non si è parlato.
Piaceva a tutte le forze politiche ingaune? Ai
loro rappresentanti in consiglio comunale?
Piccole riflessioni, di un
piccolo blog e qualche sorpresa che può aiutare
a capire leggendo i documenti. Ai
cittadini-lettori ogni valutazione ed ogni
giudizio. Per ora non resta che prendere atto
della bocciatura, su proposta del Comitato
tecnico regionale, sezione per la Valutazione e
su proposta dell'assessore all'Ambiente,
ingegner Franco Zunino, di Rifondazione
comunista.
Ecco
gli atti ufficiali integrali:
VISTA:
-la legge regionale 30 dicembre 1998, n. 38
“Disciplina della valutazione di impatto
ambientale”, ed in particolare:
·
l’articolo 2, comma terzo, secondo il quale sono
sottoposti alla procedura regionale i progetti
di opere e di impianti ricompresi nell’allegato
2, ed il comma 4, che norma la sottoposizione a
V.I.A. delle opere ed impianti incluse
nell’allegato 3;
·l’articolo 13, comma nono, secondo il quale la
Giunta regionale si pronuncia entro trenta
giorni dalla conclusione dell’istruttoria, sulla
base del parere espresso dal Comitato tecnico
regionale per la V.I.A.;-la deliberazione 26 novembre 1999, n.1415 della
Giunta regionale, con la quale sono state
approvate le norme tecniche per la procedura di
valutazione di impatto ambientale, e la
deliberazione 12 luglio 2002, n. 752 della
Giunta Regionale, con la quale è stata
modificata la precedente;
PREMESSO che:
-
in data 18 febbraio 2009 è stata attivata da
parte di Samoter srl la procedura di VIA per il
progetto di discarica di rifiuti di inerti in
località Morteo, frazione Campochiesa, in Comune
di Albenga (SV);
- la sezione per la V.I.A. del Comitato Tecnico
Regionale per il Territorio, nella seduta del 21
aprile 2009, ha reso, a voti unanimi, parere
negativo (voto n. 155/235), di cui al documento
allegato, che costituisce parte integrante e
sostanziale della presente deliberazione;
RITENUTO di fare proprio il voto n. 155/235 reso
dal suddetto Comitato, per le motivazioni ivi
espresse;
SU PROPOSTA dell’Assessore all’Ambiente
DELIBERA
di esprimere pronuncia negativa di compatibilità
ambientale in merito al progetto di discarica di
rifiuti di inerti in località Morteo, frazione
Campochiesa, in Comune di Albenga (SV), in
quanto, malgrado le diverse carenze documentali
meglio indicate dal parere del Comitato Tecnico
regionale per il Territorio n. 155/235 allegato,
che costituisce parte integrante e sostanziale
della presente deliberazione, sono comunque
individuabili potenziali impatti diretti sulla
risorsa idrica ed indiretti sul suolo e sul
sottosuolo che, unitamente a problematiche di
accessibilità, portano a ritenere l’intervento
particolarmente critico sotto il profilo
ambientale.
La presente deliberazione è pubblicata, per estratto, sul Bollettino Ufficiale della Regione Liguria.
Contro il presente provvedimento può essere inoltrato ricorso in opposizione, ai sensi dell’art. 18 della legge regionale 30 dicembre 1998 n. 38, entro trenta giorni dalla pubblicazione sul B.U.R.L., fermo restando la possibilità di ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale della Liguria entro 60 giorni o alternativamente di ricorso straordinario al Presidente della Repubblica entro 120 giorni dalla notifica, comunicazione o pubblicazione dello stesso.
Comitato Tecnico Regionale
Sezione per la
Valutazione d’Impatto Ambientale
Seduta del 21 aprile 2009
Oggetto: Progetto di
discarica di inerti in localita’ morteo,
frazione campochiesa - comune di Albenga
(SV) - Proponente Samoter srl
»
Premessa
In data 18 febbraio 2009
è stata attivata dalla Società Samoter con sede
in Borghetto Santo Spirito (SV) la procedura di
Valutazione di Impatto Ambientale per il
progetto di discarica di inerti nella località
Morteo, frazione Campochiesa nel Comune di
Albenga (GAUSS-BOAGA 4881300 – 1435400).
L’intervento interessa i
terreni distinti a catasto dal foglio 2,
particelle n. 80, 117, 118, 119, 141, 164, 165,
166, 167, 205, 209 in parte di proprietà
SAMOTER, in parte in disponibilità della stessa.
Si prevede di
abbancare in circa 8 anni una volumetria
di 800.000 mc di inerti: l’intervento è quindi
compreso al punto
11b comma 3
dell’allegato 2 alla l.r. 38/98.
Il progetto è stato
illustrato al Comitato VIA in data 17 marzo
2009.
»
Quadro programmatico
Il Piano territoriale
di coordinamento paesistico della Regione
Liguria (PTCP)
inquadra il sito per l’Assetto insediativo in
ANI-MA,
con l’obiettivo di mantenere inalterati i
caratteri che definiscono e qualificano la
funzione della zona nel contesto paesistico e
assicurare una più ampia fruizione collettiva
del territorio, un più efficace sfruttamento
delle risorse produttive e una più razionale
utilizzazione dell’esistente, segnalando la
criticità
collegata alla realizzazione di nuove strade ed
edifici.
L’Assetto vegetazionale individua l’area in zona
COL-ISS, dove alla componente di coltivazioni
viene associato il regime di insediamento sparso
di serre, normato dall’art. 60 delle norme di
attuazione. Anche in questo caso, l’obiettivo
del Piano è quello di assicurare l’evoluzione
delle attività umane verso una maggiore
efficienza e competitività, nel rispetto delle
forme del paesaggio. L’assetto geomorfologico
indica la Modificabilità di tipo B per tutto
l’areale interessato dall’impianto.
Il
PAI del Rio Carenda
inquadra l’area in suscettività al dissesto
bassa e media.
La zonizzazione
urbanistica del Piano Regolatore Generale (PRG)
del Comune di
Albenga indica l’area interessata dal progetto
di discarica come ambito E3 Zona agricola
generica per la parte a Nord, e come zona E1 per
la porzione sud e centrale, con interferenze
sulle zone PU (parco urbano) nell’ambito F2 di
Campochiesa per le parti marginali.
Nella
zonizzazione acustica
del Comune di Albenga l’area in questione è
inserita in classe II “area prevalentemente
residenziale”. Il sito non è compreso nelle Aree
protette della Provincia di Savona ma dista poco
meno di 150 m dal
SIC 1324910 Monte Acuto – Poggio Grande Rio
Torsero. L’area è
inoltre soggetta ai
vincoli:
(i) idrogeologico ai sensi del RD 3267/1923 e
(ii) paesistico ambientale ai sensi
dell’art. 142, lettera c del D.Lgs. 22 gennaio
2004 n. 42 in quanto ricadente nella fascia di
150 metri da corso d’acqua iscritto.
»
Quadro progettuale
Il progetto prevede
che la porzione apicale della piccola incisione
compresa tra i rii Caretto e Fasceo, facenti
parte del bacino del Rio Carenda, venga colmata
attraverso la realizzazione di una discarica di
inerti di volumetria complessiva 800.000 mc. Il
piede della discarica verrà sistemato con una
massicciata e al di sopra saranno disposte terre
rinforzate fino a circa 85 m. Si prevede di
abbancare le seguenti tipologie di rifiuto:
010102
rifiuti da estrazione di minerali non
metalliferi,
010408 scarti di
ghiaia e pietrisco, diversi da quelli di cui
alla voce 010407,
010409 scarti di
sabbia e argilla,
010410 polveri e
residui affini, diversi da quelli di cui alla
voce 010407,
010413 rifiuti
prodotti dalla lavorazione della pietra, diversi
da quelli di cui alle voci 010407,
010504
fanghi e rifiuti di perforazione di pozzi per
acque dolci,
101208 scarti di
ceramica, mattoni, mattonelle e materiali da
costruzione (sottoposti a trattamento termico),
101311
rifiuti della produzione di materiali composti a
base di cemento, diversi da quelli di cui alle
voci 101309 e 101310,
170101
cemento, 170102
mattoni, 170103
mattonelle e ceramiche,
170107
miscugli o scorie di cemento, mattoni,
mattonelle e ceramiche diverse da quelle di cui
alla voce 170106,
170202 vetro,
170504
terre e rocce diverse da quelle di cui alla voce
170503, 170506
fanghi di dragaggio, diversi da quelli di cui
alla voce 170505,
170508 pietrisco
per massicciate ferroviarie, diverso da quello
di cui alla voce 170507,
190802
rifiuti dall’eliminazione della sabbia,
191209
minerali, 200202
terre e rocce, ipotizzando che si debba
ricorrere anche allo smaltimento di parte dello
smarino non riutilizzato, proveniente dalle
gallerie della nuova tratta ferroviaria da
realizzare tra Andora e Finale Ligure.
Una volta esaurita la
capacità di contenimento della discarica, il
sito potrà essere sistemato con la formazione di
muretti in pietra come quelle attualmente
presenti.
Come prima operazione
si procederà alla regolarizzazione del fondo,
rimuovendo i muri di fascia esistenti e creando
uno strato a bassa
permeabilità
mediante l’apporto di limo di cava più o meno
miscelato con terreno naturale. Sul fondo e sui
fianchi della vasca verrà posato un
sistema di drenaggio
costituito da tubi forati annegati in materiale
grossolano (di provenienza non specificata) che
recapiteranno le acque di percolato in una vasca
ispezionabile posta al piede della discarica.
Accedendo da una pista
esistente, si procederà a: (i) preparare
l’area da quota 57 a 64 m slm (la porzione più a
valle), profilando, impermeabilizzando e
drenando il fondo e i fianchi della vallecola,
quindi (ii) formare una massicciata al piede,
dietro alla quale (iii) iniziare a riportare il
materiale inerte a strati orizzontali rullati e
costipati di circa 1 m di spessore.
Il riempimento porterà la
quota del piano campagna, attualmente variabile
da 95 a 50 m slm, a quota 108 m slm a
settentrione e 94 m slm nella porzione più
meridionale, comportando localmente l’emersione
del rilevato rispetto ai crinali che separano il
sito dai rii limitrofi.
La
copertura finale
è costituita da: (i) strato superficiale con
spessore ≥ 0.5 m finalizzato allo sviluppo delle
specie vegetali, fornendo una protezione
adeguata contro l’erosione e proteggendo le
barriere sottostanti dalle escursioni termiche;
(ii) strato drenante con spessore ≥ 0,5 m in
grado di impedire la formazione di un battente
idraulico; (iii) strato minerale compattato di
spessore ≥ 0,5 m e di bassa conducibilità
idraulica. L’unica sistemazione finale indicata
dal progetto è quella dell’uliveto.
Attualmente l’area è
raggiungibile passando attraverso l’abitato di
Campochiesa. Il progetto prevede l’adeguamento
della sezione di una vicinale sterrata che si
sviluppa a SW del nucleo abitato ed il
congiungimento con la viabilità a monte di
Campochiesa, realizzando un breve tratto di
collegamento attraverso un terreno terrazzato e
coltivato ad oliveto.
La nuova viabilità potrebbe
rappresentare non solo una soluzione al
prevedibile aumento di traffico verso il sito di
discarica, ma anche un miglioramento
dell’accessibilità del territorio a monte del
borgo di Campochiesa.
La vicinale sterrata sarebbe
di fatto gravata da servitù di pubblico
passaggio anche se il suo tracciato non risulta
segnato sulla mappa catastale.
Dal momento che la strada
attraversa proprietà private, si renderebbe
comunque necessaria da parte del Comune di
Albenga una dichiarazione di pubblica utilità
finalizzata ad acquisire la strada al patrimonio
comunale o, in subordine, a garantirne la
transitabilità fino ad esaurimento della
discarica.
I documenti di Piano
richiesti dall’art. 8 e 9 del D.Lgs. 36/03
appaiono poco dettagliati. Sotto il profilo
ambientale, in particolare, è da segnalare
l’assenza della definizione di una procedura per
il controllo delle emissioni in atmosfera.
»
Osservazioni e pareri
Il WWF con nota del 1 aprile
2009, premessa la necessità di una
programmazione e pianificazione della gestione
dei rifiuti finalizzata alla riduzione dello
smaltimento del rifiuto, segnala che l’area,
almeno in parte: (i) è sottoposta a vincolo
paesistico ambientale ai sensi dell’art. 142,
lettera c del D.Lgs. 42/2004, e che è presente
un lembo di vegetazione arborea; (ii) è stata in
parte interessata dal passaggio del fuoco nei
giorni 25-26-27 settembre 1997; (iii) è
destinata a pascolo ovino.
Secondo il WWF, il progetto
in questione, dovendo obbligatoriamente
soggiacere a varianti al PRG in presenza di area
percorsa da incendio, è inammissibile.
Il progetto appare in
contrasto con il regime di mantenimento del PTCP
e viene osservata la presenza di resti di un
antico nucleo rurale disabitato dal 1571 ad
alcune centinaia di metri.
Rispetto ai criteri del
Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti,
sarebbero quindi presenti tre fattori
penalizzanti e nessun fattore preferenziale.
Le condizioni attuali
delle strade di accesso portano a ritenere che
l’ipotesi di 30 + 30 camion giorno sia da
considerare la più favorevole. Più realistico,
secondo il WWF, sarebbe un flusso di 144 viaggi
giorno. Detto traffico può incidere sul clima
acustico dell’area e sulla qualità dell’aria.
L’ampliamento della strada, inoltre, può
comportare una perdita di habitat nel SIC.
A tale proposito, il
WWF ricorda come il sito ricada all’interno
dell’areale di diffusione di due specie a grande
rischio di estinzione quali il
Pelodytes punctatus
e il Timon lepidus,
oltre alla Rana
dalmatina e
Hyla meridionalis
(allegato IV Dir 92/43/CE).
Non sono pervenuti i pareri
del Comune di Albenga e della Provincia di
Savona.
»
Quadro ambientale
Il sito si presenta come un avvallamento
confinato da versanti modellati con le classiche
fasce liguri che storicamente hanno consentito
la regimazione delle acque e la pratica
agricola, attualmente abbandonata. Le aree
confinanti sul lato nord risultano ancora
coltivate con ulivi ed ortaggi ed il sito non si
discosta come altimetria ed esposizione da altre
zone limitrofe ancora coltivate,
differenziandosene, tuttavia, per il particolare
assetto a terrazze ampie di fondovalle. Parte
delle fasce sono attualmente con piante di
rosmarino ancora in buono stato.
L’intervento viene motivato come soluzione alla problematica dell’allocazione dei rifiuti inerti prodotti principalmente da scavi, costruzioni e demolizioni che, allo stato, trovano scarso riutilizzo e vengono spesso abbandonati in maniera incontrollata sul territorio.
Il sito è baricentrico rispetto al ponente della Provincia di Savona e, inoltre, non ricade: (i) in aree individuate ai sensi dell’art. 17, comma 3, lettera m) della legge 18 maggio 1989, n. 183, (ii) all’interno di Siti di importanza comunitaria o Zone a Protezione speciale; (iii) non ricade all’interno delle aree carsiche individuate con l.r. 14/90, distando circa 600 m dall’area SV23.
Si rinvia alla conferenza dei servizi per l’autorizzazione provinciale per la puntuale verifica della conformità con il D.Lgs. 36/03 e in particolare la determinazione del rispetto delle distanze previste da eventuali gasdotti, oleodotti, elettrodotti e beni militari, nonché per quanto riguarda la compatibilità con lo SUG comunale.
L’area non è degradata da risanare e/o da ripristinare sotto il profilo paesaggistico.
Pur non escludendone la presenza, non vengono segnalate opere di presa per approvvigionamento potabile, ma solamente due pozzi irrigui, di cui il più prossimo, pur distando 50 m dal perimetro della discarica, è localizzato a monte dell’impianto.
Il progetto risulta scarsamente dettagliato: (i) nella definizione delle opere di contenimento al piede, (ii) nelle modalità di conferimento dei rifiuti, (iii) nelle quantità delle differenti tipologie di rifiuto che verranno abbancate; (iv) nel trattamento al quale saranno sottoposti i rifiuti.
a) ARIA E TRAFFICO
Come già anticipato, il Piano di sorveglianza
e controllo non affronta sufficientemente la
tematica collegata alla verifica degli impatti
dell’attività di discarica sulla qualità
dell’aria, soprattutto, relativamente alla
potenziale ricaduta di polveri nelle aree
limitrofe, attualmente interessate da
coltivazioni.
Il SIA non presenta uno studio della
dispersione delle polveri. E’ comunque previsto
che, soprattutto con venti da nord, si provveda
all’irrorazione e all’immediata costipazione e
rullatura del rifiuto in modo da ridurre gli
effetti del vento.
Si stima un incremento del traffico medio
valutabile in 30 veicoli giorno di varia
dimensione che, con una buona programmazione dei
conferimenti, potrebbe limitare l’incidenza del
traffico a meno di 4 veicoli pesanti l’ora.
Detta stima appare non certo cautelativa,
dovendosi considerare che ciascun camion abbia
una portata non inferiore alle 20 t.
b) ACQUA
Il progetto si fa carico di mettere in atto una
serie di accorgimenti per minimizzare
l’interferenza della discarica con le acque
superficiali.
Sui fianchi della discarica saranno predisposte
due canalizzazioni atte a drenare l’acqua fino
ai piedi della discarica stessa dove sarà
realizzata da subito una vasca di decantazione
(capacità 45 mc). Con l’avanzare della
coltivazione verranno realizzate sui fianchi
della discarica due ulteriori vasche di
sedimentazione con capacità 36 mc ciascuna.
In ogni fase di esecuzione della discarica, verrà predisposto nella parte sommitale del riporto un “canale scolmatore in terra o telo flessibile impermeabile” non meglio precisato, capace di captare le acque superficiali provenienti dalla parte superiore non ancora raggiunta dal rilevato.
Per le acque che percoleranno alla base del rilevato è previsto, come detto, un sistema di drenaggio, mentre il letto della discarica verrà impermeabilizzato creando artificialmente una barriera geologica con permeabilità equivalente a quella di legge, la cui efficacia verrà determinata tramite il sistema di piezometri S1 – S2, posto idrogeologicamente a valle dell’impianto.
Il percolato (di quantità indeterminata) verrà convogliato ad un pozzetto dove potrà essere analizzato con sonde multiparametriche (temperature, Ph, conducibilità, salinità, ossigeno disciolto e potenziale redox). Nel caso in cui la sonda rilevi alterazioni dei parametri rispetto a quelli misurati alle condizioni iniziali e rappresentative di incipiente contaminazione del percolato, si procederà ad analisi chimiche più approfondite e all’allontanamento delle acque dal pozzetto mediante autospurgo senza immetterle nell’ambiente.
Nonostante le precauzioni messe in atto, è stata comunque prodotta un’analisi del rischio causato nello specifico dalla potenziale intersezione del percolato di discarica con la barriera geologica naturale esistente ed i corpi idrici ricettori presenti in loco, con finalità di quantificare, e conseguentemente gestire, i rischi occorrenti alla risorsa acque sotterranee ed ai bersagli umani eventualmente esposti a questa matrice, in termini ambientali ed eventualmente sanitari, nonché di verificare la sua conformità ai parametri ambientali imposti dalla normativa vigente in materia (D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii.).
L’analisi effettuata a livello intermedio (tier
2) della procedura RBCA ha preso in
considerazione i percorsi di (A) esposizione dal
suolo: (i) ingestione di suolo, (ii) contatto
dermico, (iii) inalazione all’aperto di polvere,
(iv) vapori all’aperto dal suolo superficiale e
(v) vapori all’aperto da suolo; (B) esposizione
dalla falda: (i) vapori all’aperto e migrazione
della fase disciolta in falda.
L’analisi è stata effettuata ipotizzando: (i) lo
smaltimento dei rifiuti inerti direttamente
sulla coltre detritica eluviale non
rimaneggiata, (ii) la presenza omogenea dei
parametri analitici individuati in
concentrazione massima su
tutta la massa dei rifiuti inerti, (iii)
l’assenza di biodegradazione e il
mantenimento nel tempo delle
concentrazioni originarie di contaminazione.
L’analisi parte da un modello concettuale così
formulato: (i) massima superficie priva di
impermeabilizzazione con area in pianta di
16.000 mq per un volume omogeneo di inerti pari
a 320.000 mc (altezza 20m), (ii) assenza di
biogas e formazione di percolato
solo quando gli inerti sono sottoposti
alle infiltrazioni meteoriche, (iii) flusso di
acque subsuperficiali nel materasso di coltre
detritica – eluviale di fondovalle, (iii)
substrato roccioso a bassa permeabilità con
livello saturo a profondità di almeno 45 m dal
p.c. (acquifero produttivo all’interno di una
fascia limitata di fratturazioni di origine
tettonica).
Il modello concettuale
individua quindi un primo acquifero con spessore
di 2 m e soggiacenza di 3.85 m dalla sorgente
sul quale effettuare l’AR, partendo dai limiti
di concentrazione per l’accettabilità in
discariche di inerti per eluato e
composti organici e
qualità del suolo conforme alle CSC per siti
industriali. Il punto di conformità è stato
posto a circa 15 dal piede della discarica. La
valutazione del rischio per la falda porta a
valori di HI sempre inferiori all’unità.
Le valutazioni di tipo idrogeologico sono
supportate da una campagna geognostica che ha
previsto la perforazione di 6 sondaggi a
rotazione con carotaggio continuo, prove
geotecniche in sito e in laboratorio e pozzetti
esplorativi uniformemente distribuiti
all’interno dell’area di discarica e
nell’immediato intorno. I piezometri sono stati
monitorati con frequenza settimanale dal 3
settembre al 14 ottobre 2008.
Manca tra gli elaborati un rilevamento
strutturale di campagna che, unitamente agli
esiti dei carotaggi, avrebbe permesso il
riconoscimento delle principali strutture che
verosimilmente condizionano la circolazione
delle acque all’interno del substrato.
Sulla base dei dati non si condivide
l’ipotesi secondo la quale i deflussi
superficiali siano in rapporto solo ed
esclusivamente alle acque di origine meteorica
che cadono direttamente sull’area.
I livelli di falda misurati nei sei
piezometri, infatti, consentono
l’identificazione di un acquifero in roccia
caratterizzato da continuità e bassa
trasmissività, che, almeno saltuariamente, viene
drenato dal solco che attraversa l’area oggetto
dell’intervento.
Il modello concettuale dell’AR appare quindi
non condivisibile e la soluzione progettuale
prospettata non è coerente con le
caratteristiche idrogeologiche dell’area.
c) RUMORE
Il progetto di discarica non è compatibile con
la classe II indicata per l’area dalla
zonizzazione acustica comunale. L’espressione
del parere di compatibilità ambientale è
pertanto condizionato alla variante della
zonizzazione acustica comunale.
La valutazione del futuro clima acustico è stata
effettuata da tecnico abilitato ipotizzando: (i)
orario di lavoro dalle 7:30 alle 19:00, (ii)
utilizzo giornaliero di 6 ore
di un escavatore per movimento terra, (ii)
utilizzo giornaliero di 1 rullo compattatore per
due ore, (iii) 30 mezzi pesanti giorno con
stazionamento in discarica per 10 minuti a
motore acceso.
Il rumore residuo è stato misurato in 7
posizioni: (i) all’interno dell’area, (ii)
presso l’edificio rurale al servizio della
discarica, (iii) presso il futuro cancello
d’ingresso alla discarica, (iv) lungo la strada
di accesso al sito presso il centro ippico
Veirano, (v) lungo la strada di accesso al sito
presso l’Azienda agricola il Pitosforo, (vi)
all’inizio del previsto tratto di nuova
viabilità, (vii) presso il casolare a nord della
discarica.
E’ necessario specificare la destinazione
d’uso attuale e futura degli edifici limitrofi
alla discarica. Sulla base della destinazione
d’uso, infatti, potrebbe rendersi necessario
ricalcolare i livelli di emissione e di
immissione differenziale in corrispondenza dei
punti 2 e 7 nelle condizioni più critiche di
coltivazione della discarica.
Non si ritiene accettabile, inoltre, che dal
rispetto del limite differenziale nell'ambiente
esterno consegua automaticamente il rispetto del
medesimo nell'ambiente abitativo.
Tuttavia, il livello ambientale previsto in
facciata all’edificio è inferiore a 45 dBA e ciò
implicherà la presenza di livelli ambientali
all’interno del medesimo inferiori alle soglie
di applicabilità del criterio differenziale.
Infatti, il livello ambientale interno, in
condizioni di finestra aperta, sarà
necessariamente inferiore a 50 dBA; in
condizioni di finestra chiusa, assumendo il
valore RW = 27 dB per l’indice di
valutazione del potere fonoisolante per infissi
a singola lastra di vetro di spessore 2 mm, sarà
ragionevolmente inferiore a 35 dBA.
d) SUOLO E SOTTOSUOLO
L’impatto sul suolo è circoscritto all’area di
discarica e alla nuova viabilità. Sia il
materiale lapideo che le coperture detritiche
saranno comunque utilizzate per l’intervento. Il
primo sarà accantonato e riutilizzato a fine
coltivazione nel ripristino dell’area (muretti a
secco). Le seconde verranno utilizzate in gran
parte come barriera geologica artificiale,
previa compattazione e miscelazione con limi di
cava a bassa permeabilità. Non si prevede la
produzione di scarti o residui.
Il progetto non dettaglia sufficientemente e
non quantifica le volumetrie di terreno
utilizzato, la provenienza e il quantitativo
dei limi che verranno importati. Della
lettura della relazione geologica non si
riscontra la presenza in sito dei “massi di
grande dimensione” che verrebbero utilizzati per
la realizzazione della massicciata al piede
della discarica.
Considerate le attuali
condizioni morfologiche e di utilizzo del sito,
l’impatto diretto sul suolo può essere ritenuto
compensabile attraverso la completa ed efficace
riqualificazione dell’area a fine coltivazione e
il conseguente ritorno alle pratiche agricole.
In tal senso, non appaiono adeguatamente
circostanziate le modalità con le quali verrà
preparato il suolo vegetale che dovrà ospitare
l’uliveto e i tempi e i modi con i quali
potranno essere rese disponibili le aree per le
future attività agricole.
La possibilità di contaminazione del
sottosuolo è essenzialmente collegata
all’eventuale circolazione di acque sotterranee.
Si rinvia pertanto alla sezione relativa.
In relazione alla stabilità della discarica
si richiama la necessità che in fase operativa
sia definita una procedura per la verifica del
raggiungimento della densità relativa ottimale
ed il rispetto dei parametri geotecnici di
progetto. Il rilievo topografico e il
monitoraggio piezometrico, inoltre, dovrebbero
essere integrati con misure inclinometriche
all’interno del rilevato di discarica.
e) FLORA E FAUNA
L’areale della discarica non
presenta gli habitat prioritari segnalati
nel limitrofo SIC1324910, in particolare non
sono stati rinvenuti: (i) l’habitat della
prateria tipica di substrati aridi, localmente
ricca di orchidee, (ii) prati magri da fieno,
(iii) macchia e di gariga ad euforbia spinosa
ligure.
Le analisi naturalistiche svolte sulla base di
uscite sul campo nel periodo compreso tra
l’autunno e l’inverno, a primavera e un ultima a
febbraio 2009, non hanno evidenziato la presenza
di specie comprese negli allegati delle
direttive 43/92 e 409/79.
La relazione naturalistica non analizza le
relazioni tra il SIC e la nuova viabilità.
La relazione naturalistica dovrà essere
integrata con le schede di rilievo relative alle
visite effettuate dai tecnici
nel corso dei sopralluoghi, anche in riferimento
alla eventuale presenza di specie quali il
Pelodytes punctatus e il Timon lepidus, oltre
alla Rana dalmatina e Hyla meridionalis
(allegato IV Dir 92/43/CE).
f) PRATICA AGRICOLA E ZOOTECNIA
Sebbene non siano state prodotte informazioni
precise sulla natura delle coltivazioni e,
soprattutto, sulla presenza di aziende attive,
l’impatto sull’agricoltura è certamente non
trascurabile, soprattutto, se considerato nel
breve termine.
L’attività di discarica è prevista infatti in
vicinanza di appezzamenti di terreno a
destinazione agricola.
Il tipo di riqualificazione prospettato al
termine dello smaltimento, tuttavia, può essere
ritenuta una compensazione efficace, sempre che
il proponente si faccia carico di ricercare ed
indicare soluzioni di dettaglio con le quali
potrà essere ripristinato il suolo vegetale e
ricostituito un tessuto agricolo.
Dovrà essere predisposta una relazione
agronomica che indichi le modalità di
preparazione del terreno, anche in relazione
alla possibilità di recupero di terre e rocce da
scavo.
g) GEOMORFOLOGIA E PAESAGGIO
Allo stato delle conoscenze, la principale
criticità evidenziabile è rappresentata dalla
necessità di aprire un tratto di nuova
viabilità.
L’impatto sulla morfologia del sito e sul
paesaggio non appaiono sufficientemente
analizzati.
Sul lungo termine, infatti, sebbene l’opera
si caratterizzi per una limitata visibilità dal
territorio circostante, l’intervento di
riqualificazione proposto (oliveto) porta
inevitabilmente ad una modifica degli attuali
caratteri del territorio che potrà essere
compiutamente valutata solamente sulla base di
una lettura più approfondita del paesaggio e la
redazione dello Studio Organico d’Insieme
previsto all’art. 84 e 32 bis delle norme di
attuazione del PTCP.
Gli impatti sul breve termine (fase di
coltivazione) sembrano sufficientemente mitigati
dalla previsione di ripristinare il sito durante
l’avanzamento dei lavori. A tale proposito,
tuttavia, è da ribadire la necessità che venga
meglio dettagliata la fattibilità della
contestuale presenza delle attività di
smaltimento con la progressiva
riqualificazione dell’area.
h) ECONOMIA E SOCIALE
Si stima che la gestione della discarica
comporterà il coinvolgimento di almeno tre
addetti. L’opera sarà interamente finanziata da
capitale privato.
Il piano economico e finanziario prevede: (i) €
9.606.000 per la realizzazione e la
gestione, (ii) € 872.300 per la chiusura e la
post gestione, (iii) ipotizzando che il 60% sia
costituito da terre e rocce da scavo (€ 7.40 a
ton) e il restante 40% da
demolizioni (€ 7.50 a ton), ricavi pari a €
11.795.000 per un utile di impresa pari a
11.16%.
» Conclusioni
Il progetto presenta diverse carenze documentali che riguardano in particolare: (i) gli aspetti paesaggistici, agronomici e vegetazionali legati alla riqualificazione del sito, (ii) i quantitativi delle singole tipologie di rifiuto che si intendono gestire e la descrizione delle eventuali operazioni di pretrattamento, (iii) il piano di gestione post-operativa, (iv) la caratterizzazione dei materiali e il monitoraggio geotecnico e (vi) la progettazione delle opere di consolidamento.
Malgrado maggiori approfondimenti siano necessari per una completa analisi degli aspetti naturalistici, acustici, paesaggistici e di qualità dell’aria e per la valutazione della compatibilità dell’impianto con le limitrofe aree agricole, le conoscenze sin qui acquisite sono sufficienti al riconoscimento di potenziali impatti diretti sulla risorsa idrica ed indiretti sul suolo e sul sottosuolo che, unitamente a problematiche di accessibilità, portano a ritenere l’intervento particolarmente critico sotto il profilo ambientale.
In particolare, risulta non verificata ovunque la condizione del D.Lgs. 36/03 che prevede che il piano di imposta della barriera di confinamento debba essere posta al di sopra del tetto dell’acquifero con un franco di almeno 1.5 metri.
Ciò premesso, si esprime parere negativo di sostenibilità ambientale per il progetto di discarica di inerti nella località Morteo, frazione Campochiesa nel Comune di Albenga presentato dalla Società SAMOTER.
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