Presenti sindaci ed
assessori: De Vincenzi, Olivari, Cenere,
Zaccaria, Pesce…
Pian delle Bosse,
per un giorno è “tornato” Cencin
con settanta “amici”
ed un libro-testimonianza
Il ricordo di Lelio
Speranza, monsignor Parodi, Riccardo Ferrari e
Aldo Gasco
Pian delle Bosse (Pietra
Ligure) - <Dal suo “microfono” ci farà
sempre pervenire le istruzioni necessarie per
ereditare gli strumenti per un’esistenza
costruttiva e serena…>. In un sabato di
“valori umani e cristiani”.
Prima la camminata
attraverso vecchi sentieri, fino a raggiungere
Pian delle Bosse (oltre 800 msl), poi la
Santa Messa, officiata da monsignor Parodi,
di fronte al pilone votivo, un
piccolo altare, tra canti, preghiere, devoto
raccoglimento, immersi nel silenzio del bosco e
della montagna. A valle, all’orizzonte, il mare
e Loano.
Quindi il pranzo “paesano”.
Ai tavoli il sindaco di Pietra, Luigi
De Vincenzi, che ha donato la “nuova
bandiera-vessillo” del Comune, il sindaco di
Boissano, Rita Olivari, con l’assessore
Piero Pesce; il vice sindaco di
Loano, Franco Cenere, con
l’assessore Remo Zaccaria.
L’ex sindaco di Tovo San
Giacomo e già responsabile della promozione
turistica dell’Apt Riviera delle Palme, Luigi
Barlocco, oggi in Provincia. Capotavola,
Lelio Speranza, lo storico e popolare
presidente provinciale del Coni, della
Federazione Italiana Volontari Libertà,
dell’Istituto Storico della Resistenza.
Una settantina di
“invitati” per ricordare, in modo semplice, i
cento anni di Vincenzo (Cecin) De Francesco,
scomparso sette ani fa, il personaggio a lungo
più popolare di Loano. Un padre, un
cittadino, un imprenditore edile davvero fuori
dal comune perché, come hanno ricordato gli
amici, era un vero “personaggio” pur senza
occupare posizioni che gli conferissero il
potere di manovrare il timone della città. Non
era, insomma, un presenzialista (manifestazioni,
cerimonie, funerali, matrimoni, battesimi,
cresime, ricorrenze) per fare
“promozione elettorale”, 360 giorni l’anno.
Era soprattutto un uomo con
le sue idee ed i suoi principi, nel rigore
dell’indipendenza e della coerenza. Ciò che
pensava lo esprimeva, anche se non gli procurava
la simpatia del sindaco o del potere di turno.
Non solo, gli amici li sceglieva lui,
soprattutto tra le persone semplici. Ma anche
personaggi illustri, come Achille Compagnoni.
In tanti, sabato 23 maggio,
su invito dei figli Rinuccia, Battistino e
Angelo, non hanno voluto mancare al
suggestivo appuntamento. E, a tavola, è toccato
al successore “speaker” (“Un giorno mi
donò il microno…”), Riccardo Ferrari,
poi ad Aldo Gasco, al sindaco De
Vincenzi, quindi a Speranza, gli
“onori” della ricorrenza. I cento anni dalla
nascita di Cencin, appunto. Di ciò che ha
rappresentato nel suo percorso terreno, anche
attraverso le pagine-testimonianza del
manoscritto “io, Cecin”, con
decine e decine di citazioni di loanesi,
pietrosi, borghettini e non solo. Tante foto da
album di ricordi. Tanti volti noti.
Un libro che Trucioli
Savonesi, dalla prossima settimana
pubblicherà a puntate (duecento copie sono già
state distribuite in omaggio). Un sobrio e
avvincente testo di storia loanese vissuta nel
secolo scorso. Una storia che rispecchia il
percorso di molte famiglie, come era Loano e la
sua gente. Virtù e difetti. Pregi e tradizioni.
Ma è stato uno degli amici
di più lunga data (don Parodi) a
tracciare, durante la Messa, alcuni punti fermi.
<E’ una giornata commovente, ,,ci guardiamo
attorno e ci accorgiamo che non c’è più un
amico…lui ci guarda dal cielo e continua a
comunicarci messaggi…a volerci bene, perdonarci,
a comportarsi come un fratello; sono sette anni
che ci ha lasciato e siamo qui a ricordarlo nel
luogo che lui più amava…; sia ricompensato per
tutte le opere di bene che ha fatto…; Cencin
continua ad essere vivo nel nostro cuore…E’
stato un amico sincero, un esempio meraviglioso,
ineguagliabile nel suo atteggiamento bonario,
con le sue briose battute sapeva rendersi
simpatico e spiritoso….con gratitudine lo
ricordano i parrocchiani, sia per il suo impegno
civile, sia religioso…Cencin era
un’istituzione che non si è mai risparmiato nel
“dare”, ad iniziare dalla sua seconda casa, in
questo rifugio che oggi ci ospita. Ai figli, ai
nipoti dico: siate orgogliosi di un papà e mamma
cosi ricchi di bontà ed esemplarità>.
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