TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
Cosa è emerso da un convegno, relatori Simona Siri e
Francesco Murialdo
Palazzo Gavotti di Legino, quale futuro?
In silenzio è sparito anche il vincolo
Il ruolo di Provincia, Comune e Spes per un “tesoro
storico”. Le proposte
A cura della Consulta Culturale Savonese
La
Consulta Culturale Savonese (istituzione di coordinamento e di
comune politica culturale delle associazioni "A Campanassa",
Istituto Internazionale di Studi Liguri - Sezione Sabazia,
Italia Nostra - Sezione di Savona e Società Savonese di Storia
Patria) ha organizzato, sabato 16 maggio, un
incontro-dibattito pubblico dedicato a: “Il Palazzo
Gavotti sulla piazza di Legino: situazione attuale, problemi e
prospettive”. Si è
trattato della settima giornata della serie di incontri pubblici
sul tema: "Edifici storici di Savona: quale futuro?",
con i quali la Consulta Culturale Savonese sta cercando
di presentare ai Savonesi e a tutti gli interessati
un'esauriente panoramica sull'eccezionalità di alcuni edifici
monumentali di Savona, nell'intento di contribuire a promuoverne
tanto il recupero alla Città e ai Cittadini, quanto la consona
valorizzazione, che da troppi anni ormai attendono di essere
realizzati. Durante
l’incontro, l’arch. Simona Siri ha presentato gli
aspetti architettonico-artistici del palazzo (databile alla fine
del Cinquecento), da lei studiati e documentati negli scorsi
anni nell’ambito della propria tesi di laurea (“Studio
conoscitivo e rilievo architettonico per una proposta di
recupero di Villa Gavotti a Legino, Savona”).
L’architetto Siri ha evidenziato che l’edificio è stato
quasi certamente il primo, dopo la chiesa parrocchiale, a
sorgere sulla piazza piazza di Legino (ipotesi confermata
dal fatto che il contiguo palazzo Gavotti Mascolo dovette
“adattarsi” al preesistente palazzo Gavotti, dato che
presenta l'atrio in posizione asimmetrica rispetto alla pianta)
e ha sottolineato che (come molti altri palazzi nobiliari
dell'epoca) riprende gli schemi alessiani nell'articolazione dei
prospetti e nelle decorazioni. Con la
presentazione del rilievo, con le piante e le sezioni da lei
eseguite, l’architetto Siri ha mostrato l'imponenza
dell'edificio, disposto su tre piani e un grande sottotetto
perfettamente conservato, chiarendo che l’intero immobile non
presenta, ad una prima indagine, particolari lesioni
strutturali, eccettuata qualche fessurazione in corrispondenza
di alcune finestrature.
Ha sottolineato che gli interni (in
generale anch'essi ben conservati) hanno purtroppo subito
l'asportazione delle parti meglio conservate di alcuni infissi e
della pavimentazione a laggioni (precedentemente documentata
dall’architetto Roberto Giannotti in uno studio del
1991), prima che (nello stesso anno 1991) venisse posto il
vincolo architettonico dalla Soprintendenza.
L’architetto Siri ha infine presentato alcune proposte di
riutilizzo a fini pubblici del palazzo che aveva sviluppato
nell’ambito della propria tesi di laurea, coerenti alle iniziali
ipotesi di collegamento con il vicino polo universitario. Il
secondo relatore della giornata, Francesco Murialdo, ha
evidenziato che il palazzo Gavotti è inserito nel
pregevole contesto architettonico dell'intera piazza di
Legino e nel più vasto ambiente agricolo del contado
savonese, in connessione con una fittissima viabilità storica, e
ha soffermato l’attenzione sulle vicissitudini che l’edificio ha
subito nell’ultimo secolo, fino ai giorni nostri. Dal 1887
fino a circa il 1980 il palazzo divenne residenza delle monache
agostiniane di clausura, dopo l'abolizione del loro convento
dell’Annunziata, in via Aonzo, mentre negli anni
Novanta fu acquisito dalla Provincia di Savona al fine di
realizzare una foresteria con alloggi per studenti, master
post laurea e locali di rappresentanza. Il Piano Urbanistico
Comunale (PUC) adottato nel 2005 dal Comune di Savona
ne prevedeva conseguentemente il mantenimento del vincolo a
servizi. Già nel
2006 però, a seguito di scelte diverse dell'Università (SPES)
(che, inaspettatamente, si orientò a sopperire in altri modi
a tali necessità, con edifici di nuova costruzione), la
Provincia decise di inserire il palazzo tra i beni
alienabili. Nel
luglio del 2007 le Amministrazioni provinciale e comunale di
Savona sottoscrissero un “Accordo di Programma”
per concordare la vendita di parte del loro patrimonio, tra cui
Villa Gavotti: in tale sede si propose di
“valorizzare” tali beni prima della dismissione, rimuovendo
i vincoli a servizi. In
particolare per il palazzo Gavotti di Legino si previde
di passare da “servizi pubblici di urbanizzazione secondaria”
a “elementi di edilizia minore coerenti con i caratteri
dell'ambiente costruito tradizionale” (in pratica
residenziale, quindi).
Francesco Murialdo ha infine
concluso il proprio intervento ricordando che tale variante
venne approvata dal Consiglio comunale con deliberazione
del settembre 2007, recepita poi anche nel progetto definitivo
di PUC approvato nel marzo 2009. Con
l’incontro-dibattito pubblico del 16 maggio scorso, al quale
dopo le relazioni di Simona Siri e Francesco Murialdo
sono seguiti numerosi interventi del pubblico presente, la
Consulta Culturale Savonese ha voluto lanciare un grido
d’allarme per i pericoli che Palazzo Gavotti potrà
correre nel caso di alienazioni e trasformazioni future. Sarebbe
stato utile e necessario un preventivo confronto pubblico con
tutta la cittadinanza per discutere della destinazione futura
del palazzo, ma la SPES e le Amministrazioni
provinciale e comunale non se ne sono volute fare
promotrici. E’da
rilevare la discrepanza di previsioni tra il PUC adottato
nel 2005 e il PUC approvato nel 2009:
solo nel 2005 i cittadini e le associazioni sono
stati chiamati ufficialmente a presentare osservazioni e fornire
contributi per il futuro della loro Città e quindi anche degli
edifici storici in essa presenti. Tutte le
varianti approvate dopo il 2005 sono invece state
decise all’interno dei “Palazzi” e qualche notizia è
trapelata solo tardivamente sulla stampa cittadina o su siti
Internet: sarebbe stato tecnicamente possibile presentare
osservazioni, ma ben poco è trapelato sulle intenzioni delle
Amministrazioni pubbliche e non c’è stata quindi la possibilità
di intervenire pubblicalmente (e a termini delle leggi
urbanistiche) a sostegno della necessità di mantenere ad uso
pubblico i principali monumenti che la storia ci ha finora
conservato intatti. Si può
fare ancora qualcosa per il palazzo Gavotti di Legino?
Oppure bisogna ormai solo sperare che i futuri proprietari
privati non lo trasformino pesantemente alterandone
pesantemente i valori storici, artistici e architettonici che il
palazzo conserva? “Palazzo
Gavotti di Legino: quale futuro?”. |