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 E’ nato Henri, quartogenito italo-francese di montagna. Festa grande per il battesimo

A Mendatica dopo 13 anni la cicogna

Col nuovo parroco e nuovo sindaco

Dopo la morte di don Brunengo arriva don Raju, a giugno Piero Pelassa sarà sindaco


Panorama di Mendatica

Mendatica – E’ una di quelle notizie che per l’entroterra ligure fanno davvero notizia. Dopo 13 anni, l’ufficiale dell’anagrafe del Comune di Mendatica ha potuto registrare una nascita. E’ venuto al mondo Henri, quartogenito di una meravigliosa famiglia italo-francese. Il papà è Roberto Rovera, nato a Mendatica, artigiano elettrotecnico. La mamma, Arianne,  è originaria della Costa Azzurra. Entrambi con la passione per la piccola pastorizia, per i cavalli, attivissimi collaboratori nella Pro Loco. Roberto è pure tra i maggiori esperti italiani di cani da “gregge”.

La bellissima notizia, in un paese con decremento demografico e spopolamento, sarà al centro di una festa in occasione del battesimo, la prima domenica di luglio.

Tra l’altro, il parroco don Giovanni Brunengo, che è mancato due settimana fa con il record di sacerdote in servizio attivo della Liguria, aveva previsto una solenne celebrazione del primo battesimo dall’insediamento, a Mendatica, sette anni fa.

Non sarà lui, ma il destino ha voluto che la cerimonia battesimale la officerà il nipote, padre Salvatore, guardiano dei frati Cappuccini al monastero di Porto Maurizio. Non è escluso possa partecipare anche padre Serafino Brunengo, cappellano all’ospedale di Chiavari e fratello di don Giovanni.

Mendatica, il paese un tempo terra di pastori;  paese che con la sagra agostiana ricorda la “cucina bianca” e la transumanza” (anche se i suoi pastori sono estinti), resta al centro di avvenimenti davvero singolari per loro eccezionalità.

Era accaduto due anni fa, quando una coppia, non più giovincella, aveva rinunciato al “viaggio di fidanzamento” per regalare la quinta e la sesta campana (14 mila euro), per un “coro” perfetto e armonico.

E ancora, mentre nelle città quasi ovunque si spengono, restano muti, gli antichi organi, a Mendatica, con don Brunengo in testa ed il sindaco Emidia Lantrua,  si sono autotassati, con i villeggianti, per rimettere a nuovo il prezioso organo; affrontando una spesa di 57 mila euro, molto per una piccola comunità.

E grazie al giovanissimo organista di Mendatica, Roberto Grasso (Trucioli l’ha intervistato, con un successo di visitatori internet), nella chiesa parrocchiale sono abituali le cerimonie religiose, arricchite ed impreziosite dalla ottima, affascinante cantoria.

E sempre a Mendatica, il vescovo ha designato, in sostituzione di don Brunengo, a nuovo parroco, don Lourdu Rayu, 45 anni, al quale è già affidata la parrocchia di Cosio D’Arroscia.

Mendatica
Mendatica

Infine, le previsioni elettorali della vigilia indicano che il futuro sindaco, dopo le elezioni del 6-7 giugno sarà Piero Pelassa, cognome comune e popolare in paese, artigiano idraulico, attivissimo alla Pro Loco, senza etichette di partito, né di schieramenti. Al di sopra delle parti e della fazioni. Sarà lui a sostituire, dopo due legislature, la professoressa Emidia Lantrua che non può ripresentarsi al terzo mandato, ma continuerà a dare il suo prezioso contributo come vice sindaco.

Anche questa volta, purtroppo, è fallito il tentativo di presentare un’unica lista. La minoranza attuale è confluita nella maggioranza uscente, ma alcuni simpatizzanti della Lega Nord hanno preferito correre lo stesso, con uno schieramento di minoranza.

Non sono ancora maturi i tempi, cosa che invece accade ammirevolmente in altri piccoli centri; fare insomma fronte comune, unito, in un entroterra spesso rincuorato a parole dalla politica, ma che di fatto continua ad indietreggiare, nonostante il lodevole impegno economico e finanziario di interventi regionali, in particolare con l’assessore all’Ambiente, ingegner Franco Zunino, cellese, di Rifondazione Comunista.

Su queste montagne la sinistra è di fatto mosca bianca alle urne, ma almeno ha dimostrato interesse e strategie complessive per la valorizzazione, lo sfruttamento delle immense risorse ambientali. Insomma, basta interventi a pioggia, a compartimenti stagno, che si sono rivelati di scarsa efficacia. Nonostante la vicinanza al mare ed il suo boom cementizio. Montagne e vallate rimaste incontaminate, risparmiate quantomeno dal turismo di massa. Dal caos.

Anche il rilancio del già mitico Monesi, unito al “Parco della Alpi ” e alla nuova seggiovia, con le abbondanti nevicate invernali, ha segnato un punto di svolta, ma non bisogna farsi illusioni. La neve non è sempre garantita. Il rodaggio non è certezza.

Ci vorrebbe una grossa iniezione, un traino di gruppi imprenditoriali privati che credono nella produttività dell’investimento, nel futuro di queste valli. Con annesse attività ricettive come volano.

La politica dovrebbe finalmente preoccuparsi davvero di investire nella montagna del ponente ligure come accade del resto sui Pirenei, sulle vicine Alpi Marittime francesi, con decine di fiorenti attività alberghiere, sostenute concretamente dallo Stato; accade in Val d’Aosta, nell’Alto Adige (provincia di Bolzano, soprattutto, dove la montagna ha addirittura la priorità nei finanziamenti pubblici rispetto alle città ed i risultati sono una stupenda realtà).

Per ora il “mattone”, con i suoi investimenti e i flussi bancari, fa calamita molto di più sulla satura costa ligure o nell’immediato entroterra.

La montagna esclusa da decenni dal miracolo economico può attendere. Serve, almeno, per i depliant promozionali. L’aria incontaminata. L’acqua pura di sorgente. La “civiltà delle malghe”.

L.C.