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Cosa insegna e quali conclusioni dopo il “terremoto savonese” delle liste escluse

Lo strapotere di un partito (Pdl)

Gli errori formali del Pcdl

Quando i furbetti del centro sinistra falsificavano per il centro destra. E ora?

              di Franco Astengo



Savona - In una qualche misura stupisce che, a livello nazionale, non sia stata raccolta e discussa la vicenda che ha portato, per ora, alla esclusione della lista del PDL per le elezioni provinciali di Savona a causa di un “pasticciaccio” emerso nella raccolta delle firme d'appoggio.

La necessità di raccogliere le firme di un certo numero di elettrici ed elettori per poter presentare una lista alle elezioni, ai diversi livelli, ha costituito, in Italia, oggetto di diversi – e contraddittori – provvedimenti, legati, essenzialmente, al ruolo che i partiti hanno via, via, ricoperto nel sistema politico.

 Inizialmente (parliamo dell'Italia Repubblicana) almeno sino agli anni'70 la raccolta delle firme era necessaria per tutti i livelli di elezione, erano pochi e ben individuati (notai, cancellieri, segretari comunali senza possibilità di delega) i soggetti abilitati alle autentiche e la macchina dei partiti, in quel momento molto forte, garantiva la regolarità delle operazioni, così come garantiva la regolarità delle operazioni ai seggi attraverso le nomina degli scrutatori (la commissione elettorale nominava gli scrutatori in proporzione con i voti ottenuti dai partiti, nel Comune, alla consultazione elettorale precedente).

Successivamente, proprio nella fase in cui la prevalenza dei partiti sulla società civile risultava molto netta si cominciò ad abolire la necessità della raccolta delle firme per i partiti già presenti in Parlamento, in un primo tempo limitatamente alle elezioni politiche e, successivamente, per gli altri livelli di elezione (un classico esempio di “cartel party”, teso ad escludere nuovi concorrenti, costretti a questa fatica preventiva, al tempo abbastanza ardua proprio per via del numero limitato di figure burocratiche abilitate alla autenticazione, come abbiamo già ricordato).

La modifica del sistema elettorale, all'inizio degli anni '90, l'irruzione sulla scena di nuovi soggetti politici in luogo di quelli “storici”, il peso diminuito dei partiti all'interno del sistema, furono fattori di cambiamento anche sotto questo aspetto: e, per un periodo, fu necessario per tutti ritornare alla raccolta delle firme delle elettrici e degli elettori per poter presentare le liste elettorali.

In compenso fu ampliata la platea degli interlocutori, estendendo la facoltà di autentica a tutta una serie di soggetti istituzionali: assessori, consiglieri, a livello provinciale, comunale ed anche circoscrizionale.

Con la ripresa di peso politico da parte dei partiti (non coincidente, come ben sappiamo, ad un recupero di ruolo nel complessivo contesto sociale, ma conseguente all'introiezione, da parte di tutti, di un concetto negativo di “autonomia del politico”) si è tornati, per quel che riguarda le elezioni politiche a poter presentare le liste senza dover ricorrere ad alcuna sottoscrizione (con alcuni arzigogoli volti a favorire gli “uscenti”, che non stiamo qui a descrivere nel dettaglio), mentre l'obbligo della sottoscrizione rimane per i diversi livelli di elezione locale.

A questo punto vale la pena di soffermarsi sull'estensione della possibilità di sottoscrizione a soggetti eletti nelle istituzioni: abbiamo assistito, nel corso di questi anni ed anche a Savona, a fenomeni diversi di irregolarità, alcuni dei quali anche sanzionati dalla magistratura (ciò è avvenuto anche, ovviamente, in altre parti d'Italia, più o meno nello stesso segno: a destra, come a sinistra).

Fenomeni di irregolarità dovuti, insieme a faciloneria ed arroganza ed anche a falsi tentativi di mostrarsi davvero “furbetti” (pensiamo a consiglieri del centro-sinistra che autenticavano firme per l'estrema destra).

Ecco, sotto questo aspetto emerge un  elemento di natura istituzionale che dovrebbe essere sollevato: il consigliere comunale non adempie, in quanto partecipe di una “parte” politica che lo ha eletto, ad una mera funzione istituzionale “dovuta”; ma compie un atto volontario ed in questo senso la possibilità di prevaricare la propria funzione e di violare, soggettivamente, la norma è molto facile.

E' evidente come, da parte del soggetto istituzionale provvisto della capacità di autentica, ci sia un atteggiamento che punta alla raccolta per motivi politici e non alla precisa funzione di autenticatore: questo è elemento di equivoco, sfruttato appunto da chi svolge questo lavoro con l'obiettivo di accumulare firme, senza discernere al riguardo della funzione reale che è chiamato ad assolvere.

Lavorare in questo modo, per un pubblico ufficiale quale è in quel momento l'autenticatore (e non rappresentante di partito) è indice di faciloneria ed arroganza (faciloneria ed arroganza legate a quell'idea di “strapotere” del partito concepito come macchina da governo, lontano dalla società): e questo mi pare il caso, letti gli atti, della vicenda legata alla esclusione del PDL alle elezioni provinciali di Savona.

Un episodio che, ripeto, meriterebbe di essere analizzato anche a livello nazionale, in relazione proprio allo spirito e alla realtà della norma che, forse, andrebbe rivisitata in qualche punto (non certo però, come richiede qualcuno, nella direzione della ricostituzione del cartel party dei “già insediati).

Naturalmente non tutti i soggetti eletti istituzionalmente che si misurano con questo tipo di attività si muovono nella logica della “raccolta di partito”, anche quando svolgono le funzioni di autenticatore per il partito per il quale sono stati eletti: addirittura a Savona, il Partito Comunista dei Lavoratori (forse una sorta di vittima, trascinato in una vicenda provvista di tutt'altri risvolti) si è visto negare l'accesso alla presentazione della lista per errori formali compiuti nelle sedi comunali (in questo caso esiste, probabilmente, una questione di modulistica che andrebbe esaminata come tale e, quindi, di natura -appunto – formalistica e non di sostanza).

Rimangono, però, gli elementi di fondo che abbiamo cercato di descrivere e che meritano attenzione e, forse, correzione nel senso del ribadire la necessità delle firme e ridurre la platea delle figure abilitate all'autentica.

Savona, 17 Maggio 2009                                                               Franco Astengo