La sua popolazione è frutto di matrimoni tra consanguinei, il
che non giova al suo patrimonio genetico. Ovviamente, gli
islandesi non avevano alcuna esperienza finanziaria o di
investimenti, ma solo di pesca. Mirando a Wall
Street, le tre maggiori banche islandesi, con assets di pochi
miliardi di dollari, li fecero lievitare a $ 140 miliardi nel
giro di soli tre anni e mezzo. Fu definita “la più rapida
espansione di un sistema bancario mai osservato”.
Le tre banche seguivano Wall Street come un’ombra, e prestavano
denaro per acquistare azioni e immobili. Mentre la Borsa americana raddoppiava, quella islandese
esplodeva del 900%. Nel
2006, a Reykjavik i prezzi delle case
erano raddoppiati, e la famiglia media islandese era tre volte
più ricca di quanto non fosse nel 2003.
Tutta questa presunta “ricchezza” era legata all’attività
di investment banking.
Ci suona familiare? Naturalmente, l’intero castello crollò con
un grosso botto, quando lo scorso ottobre le tre
investment banks dichiararono fallimento.
I pescatori avevano smesso di pescare e si erano messi a fare
compra-vendita di azioni e immobili. Negli ultimi anni molti
islandesi si erano impegnati in speculazioni, che sembravano
pure aver successo, sulle orme di ciò che molti in America e nel
resto del mondo si erano improvvisati a fare. Essi compravano
cose che non si potevano in realtà permettere. Dal momento che
la corona si prestava ad interessi del 15,5%, perché non
comprare euro e yen
al tasso del 3% e speculare sulla differenza [fare cioè il
carry trade. NdT]? In
base a questo semplice artificio, gli islandesi contrassero
enormi prestiti in yen ed euro. Poi la corona crollò, ma i
debiti in quelle valute estere rimasero. Ora essi possiedono
case valutate $ 500.000 gravate di debiti per $ 1.500.000, o
Range Rovers da $ 35.000 di cui devono ora pagare $ 100.000. Di
recente, ci sono stati parecchi incendi in Islanda, naturalmente
dolosi, per far pagare il conto alle compagnie di assicurazione.
Accadrà anche qui [negli USA], e già ci sono i primi segnali.
In Islanda svettano un bel po’ di torri e palazzi per uffici in
vetro e acciaio, per lo più non terminati e desolatamente vuoti,
oltre che gravati da montagne di debiti.
Fenomeno più o meno comune ad altre parti del mondo, ma
sviluppatosi in Islanda molto più rapidamente.
La maggior rapidità dello scoppio della bomba è dovuto
alle piccole dimensioni di questa nazione e alle vette
sproporzionatamente alte raggiunte dalla sua speculazione.
Camminando per Manhattan,
i negozi, le strade, i taxi vuoti sono più che evidenti, e lo
stesso si riscontra in altre grandi e piccole città del mondo.
La bomba esploderà più tardi in questi posti, ma attenti:
l’Islanda potrebbe essere il loro prototipo.
Gli islandesi hanno scoperto che scambiare pezzi di carta non è
un’impresa produttiva. Un manipolo di ragazzi, improvvisatisi
esperti finanziari, si imbarcavano in prestiti esteri a breve di
decine di miliardi di dollari. Poi li re-imprestavano a se
stessi o agli amici per l’acquisto di assets come squadre di
calcio, auto, case, ecc. Poiché anche nel resto del mondo gli
assets salivano, grazie a loro simili, che pagavano prezzi folli
per qualsiasi cosa, sembrava che gli islandesi facessero ottimi
affari. Un po’ come nella famosa barzelletta di uno scambio tra
un cane e un gatto, ai quali ciascuno dei loro padroni assegna
un valore di $ 1 miliardo. È accaduto lo stesso alle banche
islandesi con $ 1
miliardo di nuovi assets. In piena sintonia con tanti altri
presunti geni finanziari in giro per il mondo.
In effetti, l’Islanda rappresenta l’estremo di ciò che sta
accadendo a livello mondiale, solo che lì il processo di
finanziarizzazione è avvenuto in tempi record, e così il
successivo crack. Quando i
traders hanno avuto il primo sentore di ciò che stava per succedere
in Islanda, potete facilmente indovinare cosa hanno fatto: hanno
venduto alla svelta, facendo un sacco di soldi. Qualcuno pensa
che gli insiders di AIG, Citibank ed altre società fallite non sapessero in
anticipo ciò che stava per accadere? Ma certo che lo sapevano!
Di conseguenza si disfecero delle azioni delle loro stesse
aziende prima del crollo e intascarono valanghe di soldi;
tenendo naturalmente ben segrete nella privacy delle loro
lussuose sale riunioni queste anticipazioni del disastro.
Eppure l’Islanda appariva così ben messa agli occhi del mondo!
Come Madoff, del resto. Così ben messa da investirci
massicciamente, al 15,5% di interesse. Le banche tedesche
profusero in quelle islandesi $ 21 miliardi. Quelle olandesi $
305 milioni. Le svedesi $ 400 milioni. Gli investitori inglesi
ci riversarono oltre $ 300 miliardi da fondi pensione, ospedali,
università ed altre istituzioni pubbliche. L’Università di
Oxford ci ha perso $ 30 milioni. È triste che il 99% del mondo
crede che siano possibili cose che non possono esserlo; e che
gli “esperti” non possano sbagliare, accreditandoli di ricchezza
ed assets.
Alcuni anni fa, in tempi ben diversi dall’attuale, un pensionato
e sua moglie, che avevano acquistato dollari d’oro a $ 301 e
d’argento a $ 7,50 cadauno furono abbindolati da un tipo simile
a Madoff, che glieli fece vendere e investire con la promessa di
un ritorno del 10% annuo. Persero tutto.
Non sono richieste né cieca fiducia né doti di “esperti” per
acquistare oro e argento. Essi sono semplicemente un modo di
proteggere ciò che si ha dall’inflazione criminale delle valute
mondiali, quali che siano. Non si svaluta solo il dollaro. Non
lasciatevi ingannare dalla sua apparente “forza”. È forte
soltanto in confronto ad altri pezzi di carta, che sono tutti
stampati con allegra spensieratezza dai governi [rettifico:
dalle banche centrali private. NdT] di tutto il mondo.
Quanti si vantano che i
loro certificati di deposito bancario rendono il 4%, anziché il
2%, ricordano quei proprietari di barche che si vantano che la
propria barca ha un buco più piccolo di quella del proprio
vicino e quindi affonda più lentamente.
Don Scott
17
aprile 2009
Dal sito:
www.whiskeyandgunpowder.com
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