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FINALE: FUGA DAL LAVORO

  Marco Giacinto Pellifroni

 

Marco Giacinto Pellifroni

Lo scorso mercoledì nella Sala Congressi di Santa Caterina in Finalborgo c’è stata la presentazione del progetto edilizio sull’area ex-Ghigliazza. Presenti, oltre ai progettisti, la giunta comunale al completo. Tra vari interventi del folto pubblico presente, anche quello di Marco Giacinto Pellifroni, ormai da anni ospite,come esperto di tematiche economiche-bancarie, di Trucioli. Quali sono i criteri ispiratori delle sue osservazioni.

Domanda: Innanzitutto, puoi dirci brevemente cosa ti ha spinto a non fare più parte dei Verdi e ad entrare in lista col Partito Comunista dei Lavoratori per le prossime elezioni?

 

MGP: Prima di aderire al PCL, ho saggiato l’intero arco partitico, per verificare la disponibilità a imperniare il programma elettorale anche sulla denuncia dell’asservimento dell’Italia alla dittatura di fatto del sistema bancario transnazionale. Ai consensi verbali hanno fatto seguito evidenti timori di impegnarsi in questa battaglia; con ciò sconfessando ciò che ogni partito ossessivamente ripete a parole: di avere come primo obiettivo l’interesse della nazione. L’unico a non conformarsi a questo atteggiamento codino è stato il PCL.

 

D: Alla luce di questa tua confluenza, sia pur come indipendente, nel PCL, vuoi ripeterci come hai giudicato questo ennesimo progetto di lottizzazione sull’area ex cave Ghigliazza?

 

MGP: Parto proprio dal simbolo per eccellenza del socialismo: la combinazione di due attrezzi da lavoro, la falce e il martello; limitandomi in questa sede ai problemi di Finale, ma ben conscio di quanto non siano che lo specchio fedele di quanto avvenuto nel resto d’Italia, e in tutto il mondo cosiddetto avanzato.

Dapprima è toccato alla falce cadere in disuso, con i campi trasformati in condomini e parallelo fuggi fuggi dall’agricoltura.

Oggi è il turno del martello, ossia dell’industria, di eclissarsi, sempre per cedere il passo all’edilizia.

Con queste due mosse, falce e martello sono state condannate alla ruggine, mentre il nuovo simbolo della società è ben rappresentato dalla cazzuola, magari arredata di grembiulini della libera muratoria. Peccato che la cazzuola sia anche il simbolo del lavoro a tempo determinato, non ciclico: finito un lotto, ci si deve attivare per individuare il prossimo; finché anche la terza fonte potenziale di lavoro a tempo indeterminato, e cioè il territorio naturale appetibile, sarà stato cementificato.

 

D: Nel tuo intervento dell’altra sera hai accoratamente parlato di un altro penoso fenomeno: l’emigrazione dei giovani. 

 

MGP: Certo. E non ne parlo per sentito dire: anche i miei figli hanno dovuto lasciare Finale, dove sono nati e a cui sono visceralmente attaccati, per trovare occupazione altrove, come precari o partite Iva, che sono ormai gli unici sbocchi accessibili ai nostri ragazzi. Che lavoro può mai offrire una schiera di seconde case, ridotta a cimitero per 3 stagioni su 4? Varigotti ne è la testimonianza più palpabile.

 

D: Qualcuno dice che la costruzione di nuove residenze è l’unica opzione che attira investimenti. Ma perché, a tuo avviso, le banche privilegiano i finanziamenti all'edilizia rispetto ad altre forme possibili di impieghi?  

 

MGP: Le banche svolgono la pericolosa funzione di illusionisti di massa. Basta guardare le loro pubblicità, che sono inni alla soddisfazione di qualunque desiderio. Le banche per prosperare devono indebitare la gente; e molto di ciò che vediamo attorno a noi è frutto di altrettanti debiti tuttora in corso.

Venendo alle case, queste sono l’esempio più tangibile di cosa significhi un debito verso una banca. Il mutuo è stato acceso senza che la banca ne possedesse il corrispondente valore. Però al mutuatario è stato chiesto di lavorare per tot anni per poter rendere il presunto prestito. Se sgarrerà, la casa passerà in proprietà della banca, trasformando così in bene solido la cessione di aria fritta, ossia numeri su un computer.

Questo trasforma un erogatore di niente in proprietario di qualcosa di concreto; e spiega anche perché le stesse banche oggi così restie a prestare soldi a chi ne abbisogna per continuare a lavorare e superare la crisi, siano invece generose nel fare prestiti ai palazzinari e insomma a tutte le operazioni di speculazione immobiliare. Piaggio e Ghigliazza comprese. In queste operazioni edilizie le banche guadagnano due volte: prima prestando ai costruttori, e poi agli acquirenti finali. Gli unici a perderci sono i finalesi, specie i giovani, come ho già detto.

D: Tu hai anche parlato, per definire questo processo perverso, di finanziarizzazione dell’economia. Puoi chiarire meglio il concetto?

MGP: L’economia, fino a qualche decennio fa, consisteva nella produzione di beni progettati per durare il più a lungo possibile. Il consumismo ha rovesciato questo modo di produrre, puntando ad oggetti usa e getta, di vita sempre più breve, per sostenere un’economia non ciclica, di distruzione di materie prime ed energetiche. Le ricorrenti rottamazioni incentivano questo sistema autodistruttivo. L’unico bene non assoggettabile a questa logica sono le case, che è meno facile rottamare. Si è allora passati alla loro moltiplicazione, a macchia d’olio. Con la benedizione delle banche e dei loro mentori, i grembiulini. 

D: Questo ancora non spiega il predominio della finanza sull’economia. Dopo tutto le case sono un bene concreto e richiesto. 

 

MGP: Circa la richiesta, basta guardare gli immobili abitativi e commerciali vuoti per smentire che ci sia una reale domanda e che quindi abbiano un valore d'uso. La finanza rappresenta il sogno di vivere alle spalle di chi lavora: un sogno realizzato in pieno dai banchieri, ai quali è riuscito il colpo grosso di privatizzare la moneta. Essendosi sganciati dall'oro, l’alternativa è diventata l’edilizia. Le grandi società immobiliari sono, in forme palesi od occulte, in buona parte proprietà delle banche: sono il frutto del lavoro altrui, accumulato negli anni. Il banchiere ti presta carta straccia, tu lavori per un equivalente ammontare, lo ripaghi e lui ha ipso facto trasformato la tua carta straccia in carta buona, in un pezzo di PIL reale, contro il suo PIL fasullo d’origine. Naturalmente non hanno rilevato solo case, ma anche attività economiche in ogni campo. Il loro vero potere, comunque, sta nella facoltà di poter creare moneta, indebitando e impoverendo la società. Per questo ho concluso il mio intervento ricordando ai pubblici amministratori le responsabilità verso le presenti e future generazioni per il male che stanno facendo a Finale approvando le due mega-lottizzazioni. 

D: Ma, oltre alla critica, non indichi una via d’uscita? 

 

MGP: Certo. Innanzitutto, non mutare destinazione d'uso delle due aree in questione, attivandosi per trovare sbocchi produttivi,  come indicato nel programma del PCL, anziché seconde case.

Ultima osservazione: le case pignorate non dovrebbero diventare proprietà delle banche, bensì dello Stato, perché è dallo Stato, ossia dal patrimonio di tutti, che le banche hanno attinto quando hanno acceso un finto mutuo con pseudo-moneta privata, usurpando una funzione pubblica. Leggete €uroschiavi per capirne di più.

Quindi, rendere la moneta deve diventare pubblica, da privata che è. Come non mi sono stancato di ripetere dalle colonne di Trucioli, a rischio di passare per monomaniaco. Ma il tempo darà ragione a quanti come me denunciano questa aberrazione dai pulpiti di nicchia che la censura mediatica ancora ci consente.

Marco Giacinto Pellifroni                                                   26 aprile 200