Risponde la
redazione:
il lettore si riferisce a quanto scritto da Belfagor sul numero di
domenica 19 aprile 2009 (vedi....).
E' un'opinione rispettabilissima, non sta a noi giudicare. Possiamo
anche sbagliare e sforzarci di essere più obiettivi. Le critiche
sono sempre utile in democrazia. Una cosa soltanto ci preme
chiarire. Non seguiremo quel giornalista pubblicista del ponente
savonese che, a seguito di un articolo firmato e poco gradito, venne
percosso da un noto personaggio alassino che un giorno si e l'altro
pure è ospite di giornali, televisioni, con interviste e fotografie.
Il processo che lo vedeva imputato di lesioni
personali, in tribunale, ad Albenga, non arrivò mai al dibattimento
in aula. La parte lesa-parte civile (il giornalista) fu risarcito
con un bel gruzzolo di milioni (lire), ma sottoscrisse l'impegno
davanti ai legali che la notizia non fosse divulgata da organi di
informazione. Cosa che puntualmente avvenne.
Il nostro ironico censore, tra l'altro, fa
benissimo a difendere anche l'operato della moglie, assessore
comunale, che non cita e che noi non abbiamo citato.
Per la storia cittadina, non da oggi ad Alassio
accadono fatti singolari. Da cronaca nazionale. Ma fa più paura, a
quanto pare, un giornalismo libero che un pubblico processo
penale, in tribunale.
Ps:
Che la vicenda del parcheggio di via Roma, affrontato nel titolo di
Trucioli e nelle righe di Belfagor, non fosse una notizia da
pettegolezzo maligno, lo conferma la mezza pagina che Il Secolo XIX
ha dedicato all'argomento, il 23 aprile, a pagina 27, col titolo "Il
giallo dei parcheggi a pagamento" (vedi....)
e con autorevoli dichiarazioni di conferma
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