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 ALBISSOLA MARINA:

ALBERI, CEMENTO E AUTOMOBILI

di Antonia Briuglia

 

Taglio d’alberi e lettera alla Stampa.

Una settimana fa, in una lettera alla Stampa, denunciavo l’ennesimo, inspiegabile, aberrante taglio d’alberi appena avvenuto ad Albissola Marina, dove, a poco più di un mese dalla fine mandato, il Sindaco Parodi aveva voluto lasciare l’ultima sua impronta proprio nella via dove egli stesso abita.

“ Quaranta sanissimi alberi frondosi che avevano già germogliato, ombreggiando, rinfrescando e regalando ossigeno a un centro cittadino ormai compromesso tutto cemento e parcheggi erano stati tagliati” in poco più di tre ore, tra l’incredulità dei frettolosi passanti.

Ad Albissola, la continua e vorace aggressione al territorio, patrimonio dei cittadini tutti, non si può arrestare. Continua inesorabile tra un rinvio a giudizio e l’altro; continua inesorabile tra progetti di palazzine e palazzoni e quelli di autorimesse da centosessanta box e quando non c’è più un metro quadrato da cementificare, dal mare alla collina, si eliminano quei fastidiosi e inutili alberi.

L’arredo di Viale Liguria aveva visto, qualche anno fa, l’eliminazione di tutti i pini marittimi per lasciare il posto ad alberelli più discreti, dall’odore nauseabondo.

Ora, in Via Rossini, nei progetti “illuminati” dell’Amministrazione Comunale, bellissimi tigli cinquantennali dovranno lasciare il posto ad un numero maggiore di pali elettrici, ad inefficaci marciapiedi, visto il ridotto percorso stradale di collegamento intervallato da numerosi portoni e ad altri parcheggi sotto casa.

Alla richiesta di chiarimenti, il capo dell’Ufficio Tecnico, arch. Pasero, dopo aver tentato di rifilare la tipica falsa motivazione degli alberi malati, mi rassicurava che altri alberi sarebbero stati piantati: alberi cinesi, nani (gli stessi di Viale Liguria dall’odore nauseabondo), che con discrezione non ombreggeranno mai i marciapiedi e le nostre case, lasciando visibili i numerosi squallidi prospetti, visibili testimonianze di vecchie e incompatibili forme di urbanizzazione, mai arrestate.

L’inevitabile e scontata risposta

 

Non voglio privare i lettori della significativa lettera inviata, alla stessa testata, sull’argomento, qualche giorno dopo, da un certo signore( un cittadino?) che alla maniera dei  politici, etichettava  il mio intervento come  “polemica politica e non opinione di natura ambientale ”.

 

E’ ancora difficile, nelle nostre città, comprendere come la difesa del territorio e dell’ambiente, sia POLITICA !!!!

 

E’ ancora difficile esigere che la difesa del territorio e quindi della qualità della vita debba far parte dei programmi elettorali e di quelli delle nostre Amministrazioni? Non è questo che un cittadino si dovrebbe aspettare in maniera prioritaria?

 

Perché chi critica le scelte disastrose e scellerate delle nostre Amministrazioni, valutando gli interessi generali di tutto un territorio e non solo quelli del suo orticello, deve avere chissà quali secondi fini se non quelli di denunciarle davanti all’opinione pubblica ?

 

In tempi di campagna elettorale, la scarsa lucidità intellettuale contagia, poi, anche alcuni cittadini che spesso aspettano proprio le tornate elettorali per ottenere questo o quel tornaconto personale e allora anche il taglio di un alberello, che lasci il posto al parcheggio della propria macchina, diventa un occasione da non perdere.

 

Il signore cita, per avvalorare l’urgenza del taglio dei quaranta tigli, un progetto comunale del 2004, come priorità per il rifacimento delle fognature “che esplodono”, talmente prioritario da poter attendere cinque anni nella totale indifferenza.

L’aspetto, però, più interessante è però contenuto in questo passaggio che riporto letteralmente:

il rispetto dell’ambiente è connesso alla primaria esigenza dell’attività umana: le aiuole(né esistono, né c’è lo spazio per farne nella via in questione), i giardini,(quali danni fanno gli alberi ai giardini privati?) l’aria, la luce e il sole”( che incompatibilità hanno questi elementi con gli alberi?)”.

 

“La resina gommosa dei tigli, continua, danneggia le auto posteggiate e gli alberi costringono gli abitanti a vivere con le finestre chiuse e asciugare la biancheria in casa”.

 

Non è il caso di rilevare come molte affermazioni sembrano incomprensibili e farneticanti, solo atte a nascondere la vera richiesta, quella di avere più parcheggi per la macchina sotto casa, senza gommine resinose sulle adorate carrozzerie.

Quella più degna del tipo di società che stiamo, sempre più, consolidando è proprio quella relativa alla presenza dell’albero che danneggia l’automobile.

L’albero, oggetto di ossigenazione dell’aria, dell’ombreggiamento estivo, di vita ed equilibrio nell’ecosistema, nonché di abbellimento e di arredo, diventa un ostacolo per quel flagello che puzza, uccide e inquina e che ci rende schiavi: l’automobile.

 

Paradossalmente un cittadino albissolese, invece di lamentare l’assenza di zone protette da marciapiede, di piste ciclabili, e soprattutto la regolamentazione di un traffico veicolare che indistintamente invade tutte le strade della cittadina, paralizzandone i percorsi e aumentando l’inquinamento atmosferico e acustico: lamenta la presenza di alberi presenti da decenni, la cui colpa sembrerebbe quella di danneggiare la carrozzeria della sua auto.

Paradossalmente un cittadino albissolese dichiara di dover chiudere le finestre per la presenza di alberi e non per la moltitudine di automobili che transitano o che stazionano proprio sotto le sue finestre.  

 

La distorsione di flagelli.   

 

Non sono certo gli alberi a danneggiare le nostre città, ma attraverso l’inquinamento atmosferico, acustico, visivo e sociale è l’automobile a fare delle nostre città un inferno. Chi può sostenere il contrario?

Purtroppo però, e soprattutto in Italia, nelle realtà culturalmente più depresse, dal Nord al Sud, benché siano noti i danni prodotti dall’automobile, vengono occultati da una ideologia che non vuole assolutamente sentirne parlare.

Visto il numero crescente di auto per famiglia, si chiede un numero maggiore di parcheggi e si pretende di averli tutti sotto casa.

 Si pretende di percorrere i due chilometri che ci dividono da Savona inesorabilmente in macchina, anche quando la spasmodica ricerca di un posteggio potrebbe essere risparmiata dall’uso del mezzo pubblico.

L’Aurelia intasata a tutte le ore, dovrà ancora aspettare per anni la realizzazione di nuovi caselli autostradali o quella di controverse strade alternative, per riconquistare una dimensione umana.

Intanto il mezzo più irrazionale e aberrante condiziona sempre più la vita anche di coloro che non lo usano. In suo onore si allargano strade, si progettano gigantesche autorimesse, si disseminano parcheggi…si abbattono alberi.

Raramente si parla di danni causati dall’automobile al paesaggio, perché abbiamo fatto ormai l’abitudine all’immagine di degrado ambientale prodotto da svincoli e rotonde, da grovigli di automobili e di TIR, da giganteschi parcheggi nel centro cittadino e davanti ai supermercati.

L’automobile degrada lo spazio urbano e se ne appropria a spese dei pedoni, dei ciclisti e di chi utilizza mezzi di trasporto pubblici che non dispongono di corsie preferenziali.

La rete stradale è occupata per il 60% di auto in sosta e in Via Gentile gli autisti degli autobus devono attuare veri e propri slalom per transitare tra le auto in sosta ai lati della piccola strada.

Sarà sempre più incompatibile conciliare spazi pubblici e parcheggi con l’esigenza di avere più veicoli e di posteggiarli sotto casa, di andare al lavoro o a fare la spesa in macchina, di accompagnare i figli a scuola, in palestra o al campo  sportivo in macchina, perché le nostre città non sono megalopoli come quelle statunitensi con grandi spazi e densità abitative infime rispetto alle nostre.

Sarà sempre più incompatibile la tutela della salute con l’aumento di veicoli nella nostra cittadina. Conosciamo i dati relativi all’inquinamento atmosferico, provenienti da centraline ARPAL che hanno opportunamente evitato di stazionare nelle strade più trafficate di Albissola: livelli allarmanti di anidride solforosa, ossido d’azoto, monossido di carbonio e cardio - tossiche e cancerogene polveri sottili…altro che gommine resinose!

Tutti questi danni sono evidenti, conosciuti e misurati, ma vengono accettati senza esigere rimedi efficaci, come se si fosse colpiti da un male conosciuto, ma si preferisse continuare come se niente fosse ,consci che la cura sarebbe troppo dolorosa.

Una cura che rimetterebbe in discussione in maniera profonda il nostro stile di vita.

 

Se invece si vuole che la nostra città cambi volto soprattutto sotto il profilo della vivibilità chiediamo a chi si accinge ad amministrarla a ripensare in modo efficace a diversi flussi di trasporto e di percorsi veicolari, atti a riorganizzare il tessuto cittadino, ormai troppo compromesso.

Chiediamo che non sia più permesso al singolo cittadino di chiedere, come voto di scambio, in difesa di un altro posto per la sua automobile e della sua carrozzeria, la demolizione di quaranta alberi patrimonio pubblico di tutti i cittadini.

 

                                                         ANTONIA BRIUGLIA