ALBISSOLA MARINA: ALBERI, CEMENTO E AUTOMOBILI
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Taglio d’alberi e lettera alla Stampa. Una settimana fa, in una lettera alla
Stampa, denunciavo l’ennesimo, inspiegabile, aberrante taglio d’alberi
appena avvenuto ad Albissola Marina, dove, a poco più di un mese dalla
fine mandato, il Sindaco Parodi aveva voluto lasciare l’ultima sua
impronta proprio nella via dove egli stesso abita. “ Quaranta sanissimi alberi
frondosi che avevano già germogliato, ombreggiando, rinfrescando e
regalando ossigeno a un centro cittadino ormai compromesso tutto cemento
e parcheggi erano stati tagliati” in poco
più di tre ore, tra l’incredulità dei frettolosi passanti. |
Ad Albissola, la continua e vorace aggressione al
territorio, patrimonio dei cittadini tutti, non si può arrestare.
Continua inesorabile tra un rinvio a giudizio e l’altro; continua
inesorabile tra progetti di palazzine e palazzoni e quelli di
autorimesse da centosessanta box e quando non c’è più un metro quadrato
da cementificare, dal mare alla collina, si eliminano quei fastidiosi e
inutili alberi. L’arredo di Viale Liguria aveva visto, qualche anno
fa, l’eliminazione di tutti i pini marittimi per lasciare il posto ad
alberelli più discreti, dall’odore nauseabondo. Ora, in Via Rossini, nei
progetti “illuminati” dell’Amministrazione Comunale, bellissimi tigli
cinquantennali dovranno lasciare il posto ad un numero maggiore di
pali elettrici, ad inefficaci marciapiedi, visto il ridotto percorso
stradale di collegamento intervallato da numerosi portoni e ad
altri parcheggi sotto casa. Alla richiesta di chiarimenti, il capo dell’Ufficio
Tecnico, arch. Pasero, dopo aver tentato di rifilare la tipica falsa
motivazione degli alberi malati, mi rassicurava che altri alberi
sarebbero stati piantati: alberi cinesi, nani (gli stessi di Viale
Liguria dall’odore nauseabondo), che con discrezione non ombreggeranno
mai i marciapiedi e le nostre case, lasciando visibili i numerosi
squallidi prospetti, visibili testimonianze di vecchie e incompatibili
forme di urbanizzazione, mai arrestate. |
L’inevitabile e scontata risposta Non voglio privare i
lettori della significativa lettera inviata, alla stessa testata,
sull’argomento, qualche giorno dopo, da un certo signore( un cittadino?)
che alla maniera dei politici, etichettava il mio intervento come
“polemica politica e non opinione di natura
ambientale ”. E’ ancora difficile, nelle
nostre città, comprendere come la difesa del territorio e dell’ambiente,
sia POLITICA !!!!
E’ ancora difficile esigere che la difesa del
territorio e quindi della qualità della vita debba far parte dei
programmi elettorali e di quelli delle nostre Amministrazioni? Non è
questo che un cittadino si dovrebbe aspettare in maniera prioritaria? Perché chi critica le scelte disastrose e scellerate
delle nostre Amministrazioni, valutando gli interessi generali di tutto
un territorio e non solo quelli del suo orticello, deve avere chissà
quali secondi fini se non quelli di denunciarle davanti all’opinione
pubblica ? In tempi di campagna
elettorale, la scarsa lucidità intellettuale contagia, poi, anche alcuni
cittadini che spesso aspettano proprio le tornate elettorali per
ottenere questo o quel tornaconto personale e allora anche il taglio di
un alberello, che lasci il posto al parcheggio della propria macchina,
diventa un occasione da non perdere.
Il signore cita, per
avvalorare l’urgenza del taglio dei quaranta tigli, un progetto comunale
del 2004, come priorità per il rifacimento delle fognature “che
esplodono”, talmente prioritario da poter
attendere cinque anni nella totale indifferenza. L’aspetto, però, più interessante è però contenuto in
questo passaggio che riporto letteralmente: “il
rispetto dell’ambiente è connesso alla primaria esigenza dell’attività
umana: le aiuole(né esistono, né c’è lo
spazio per farne nella via in questione), i giardini,(quali
danni fanno gli alberi ai giardini privati?) l’aria, la luce e il
sole”( che incompatibilità hanno questi elementi con gli alberi?)”. “La resina gommosa dei tigli,
continua, danneggia le auto posteggiate e
gli alberi costringono gli abitanti a vivere con le finestre chiuse e
asciugare la biancheria in casa”. Non è il caso di rilevare come molte affermazioni
sembrano incomprensibili e farneticanti, solo atte a nascondere la vera
richiesta, quella di avere più parcheggi per la macchina sotto casa,
senza gommine resinose sulle adorate carrozzerie. Quella più degna del tipo di società che stiamo,
sempre più, consolidando è proprio quella relativa alla presenza
dell’albero che danneggia l’automobile. L’albero, oggetto di ossigenazione dell’aria,
dell’ombreggiamento estivo, di vita ed equilibrio nell’ecosistema,
nonché di abbellimento e di arredo, diventa un ostacolo per quel
flagello che puzza, uccide e inquina e che ci rende schiavi: l’automobile.
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Paradossalmente un cittadino
albissolese, invece di lamentare l’assenza di
zone protette da marciapiede, di piste ciclabili, e soprattutto la
regolamentazione di un traffico veicolare che indistintamente invade tutte le
strade della cittadina, paralizzandone i percorsi e aumentando l’inquinamento
atmosferico e acustico: lamenta la presenza di alberi presenti da decenni, la
cui colpa sembrerebbe quella di danneggiare la carrozzeria della sua auto.
Paradossalmente un cittadino
albissolese dichiara di dover chiudere le
finestre per la presenza di alberi e non per la moltitudine di automobili che
transitano o che stazionano proprio sotto le sue finestre.
La distorsione di flagelli.
Non sono certo gli alberi a danneggiare le nostre città, ma
attraverso l’inquinamento atmosferico, acustico, visivo e sociale è l’automobile
a fare delle nostre città un inferno. Chi può sostenere il contrario?
Purtroppo però, e soprattutto in Italia, nelle realtà
culturalmente più depresse, dal Nord al Sud, benché siano noti i danni prodotti
dall’automobile, vengono occultati da una ideologia che non vuole assolutamente
sentirne parlare.
Visto il numero crescente di auto per famiglia, si chiede un
numero maggiore di parcheggi e si pretende di averli tutti sotto casa.
Si pretende di percorrere i due chilometri che ci dividono
da Savona inesorabilmente in macchina, anche quando la spasmodica ricerca di un
posteggio potrebbe essere risparmiata dall’uso del mezzo pubblico.
L’Aurelia intasata a tutte le ore, dovrà ancora aspettare per
anni la realizzazione di nuovi caselli autostradali o quella di controverse
strade alternative, per riconquistare una dimensione umana.
Intanto il mezzo più irrazionale e aberrante condiziona
sempre più la vita anche di coloro che non lo usano. In suo onore si allargano
strade, si progettano gigantesche autorimesse, si disseminano parcheggi…si
abbattono alberi.
Raramente si parla
di danni causati dall’automobile al paesaggio, perché abbiamo fatto ormai
l’abitudine all’immagine di degrado ambientale prodotto da svincoli e rotonde,
da grovigli di automobili e di TIR, da giganteschi parcheggi nel centro
cittadino e davanti ai supermercati.
L’automobile degrada lo spazio urbano e se ne appropria a
spese dei pedoni, dei ciclisti e di chi utilizza mezzi di trasporto pubblici che
non dispongono di corsie preferenziali.
La rete stradale è occupata per il 60% di auto in sosta e in
Via Gentile gli autisti degli autobus devono attuare veri e propri slalom per
transitare tra le auto in sosta ai lati della piccola strada.
Sarà sempre più incompatibile conciliare spazi pubblici e
parcheggi con l’esigenza di avere più veicoli e di posteggiarli sotto casa, di
andare al lavoro o a fare la spesa in macchina, di accompagnare i figli a
scuola, in palestra o al campo sportivo in macchina, perché le nostre
città non sono megalopoli come quelle statunitensi con grandi spazi e densità
abitative infime rispetto alle nostre.
Sarà sempre più incompatibile la tutela della salute con
l’aumento di veicoli nella nostra cittadina. Conosciamo i dati relativi
all’inquinamento atmosferico, provenienti da centraline ARPAL che hanno
opportunamente evitato di stazionare nelle strade più trafficate di Albissola:
livelli allarmanti di anidride solforosa, ossido d’azoto, monossido di carbonio
e cardio - tossiche e cancerogene polveri sottili…altro che gommine resinose!
Tutti questi danni sono evidenti, conosciuti e misurati, ma
vengono accettati senza esigere rimedi efficaci, come se si fosse colpiti da un
male conosciuto, ma si preferisse continuare come se niente fosse ,consci che la
cura sarebbe troppo dolorosa.
Una cura che rimetterebbe in
discussione in maniera profonda il nostro stile di vita.
Se invece si vuole che la nostra città cambi volto
soprattutto sotto il profilo della vivibilità chiediamo a chi si accinge ad
amministrarla a ripensare in modo efficace a diversi flussi di trasporto e di
percorsi veicolari, atti a riorganizzare il tessuto cittadino, ormai troppo
compromesso.
Chiediamo che non sia più
permesso al singolo cittadino di chiedere, come voto di scambio, in difesa di un
altro posto per la sua automobile e della sua carrozzeria,
la demolizione di quaranta alberi patrimonio pubblico di tutti i cittadini.
ANTONIA BRIUGLIA