Nulla
da obiettare, dunque, quando le pratiche per aprire nuove
discariche avvengono alla luce del sole. Ognuno mette le carte
in tavola. Soprattutto se si parla
di discariche “non pericolose”, dei cosiddetti inerti.
Non
conosciamo tutte le carte che compongono il “dossier” discarica
di “Regione Morteo” a Campochiesa d’Albenga. Non scomodiamo e non
vogliamo mettere a rischio nessuno.
Diciamo soltanto che a
Trucioli Savonesi è arrivata una segnalazione. O meglio due.
Cittadini che hanno chiesto alle redazioni dei giornali locali
se era possibile pubblicare una notizia di cronaca, contenete
alcuni significativi passi della pratica
della prevista discarica
di Campochiesa. Da
essa emerge che il WWF
è stato finora tra i più tenaci avversari, non esistendo precise
garanzie, allo stato degli atti.
Emerge che
la società interessata a gestirla è la “Samoter
srl” della famiglia
Fazzari (nome non sconosciuto alle cronache) di
Borghetto Santo Spirito,
con sede in via Michelangelo 44; inoltre lo studio di
Robert Borra e del geometra
Renato Savigliano, di corso Europa 11, sempre a
Borghetto.
E
ancora il Laboratorio
Geotecnico Ligure snc di Filippi-Ferrero-Mirenghi, e ancora
il geologo dottor Cesare Ferrero.
I
proprietari dell’area su cui dovrebbe sorgere la discarica
risultano Chiara Della Valle, nata a Pisa, 1972 e
Emanuele Della Valle, nato a Napoli nel 1956, a seguito di eredità
di Benedetto Della Valle,
nato a Bari nel 1918.
La
richiesta di autorizzazione prevede che nell’area possano essere
ospitati, con tutte le garanzie, fino a
800 mila metri cubi
di materiale “inerte”.
La pratica è al vaglio della Regione
Liguria, della valutazione di impatto ambientale, con il
coinvolgimento diretto della
Provincia e del Comune.
Nessuno può fare il
processo alle intenzioni, biasimare questo o quello studio e
società. Ognuno opera per il ruolo che ricopre. Risponde del suo
nome e della sua serietà professionale di ieri e di oggi.
Ciò
che va rimarcato, per la cronaca, è l’assenza di informazioni
pubbliche, trattandosi di una discarica destinata al pubblico.
Resta da capire i motivi che hanno spinto il
WWF a farsi parte
diligente, con discrezione, ma fermezza. A quanto pare i
dirigenti regionali dell’associazione ambientalista hanno avuto
la brutta esperienza di una discarica analoga in quel di
Pontinvrea dove tra
le maglie dell’autorizzazione
sarebbero poi finiti anche materiali con fanghi tossici.
Mai
come in questo caso il silenzio (vedi il disinteresse dei
giornali per un specifico capitolo del caso-Albenga) non può
essere d’oro, ma alimenta sospetti, timori. L’assenza di
informazioni, insomma, non fa bene. Non è un caso che proprio a
Borghetto la comunità
tutta abbia pagato uno scotto da miliardi. Per una
discarica-killer. Ovviamente soldi dei cittadini contribuenti.
r.f.
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