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Sussulti e rimbalzi

Milena Debenedetti

Ci sarebbe tanto, troppo di cui parlare. Gli avvenimenti, le emozioni, le discussioni sono incalzanti.

Il richiamo alla criticità del cemento sarebbe fin troppo facile, in questo momento in cui siamo tutti così scossi da morti e devastazioni.

Ma se ne è già parlato così tanto, così tanto. 

Il miracolo prodotto da strilli di censura e informazione quasi completamente allineata alla mesta, retorica e paternalistica celebrazione del dolore e della solidarietà, è che ormai tutti discutono della sabbia marina, dell’Impregilo, di un ospedale che non doveva crollare e non aveva neppure le carte in regola, degli allarmi inascoltati, della prevenzione insufficiente, di quei poveri ragazzi della Casa dello Studente. Dei ritardi compiacenti nell’applicare le norme antisismiche, pur previste.  Dell’ “allegro” piano casa, stoppato momentaneamente per pudore ma che senza la tragedia sarebbe stato approvato con la benedizione delle Regioni, dopo un minimo sindacale di manfrina indignata.

Quel piano casa dei facili ampliamenti che, all’articolo 6 frettolosamente ritirato, e che ora è all’attenzione del ministro Scajola per le modifiche, prevedeva ulteriori semplificazioni e controlli a campione, proprio in materia antisismica.

Peccato che in molti abbiano letto, e riferito. Peccato che la bozza fosse già in possesso dei tecnici interessati, che hanno diffuso e trasmesso le informazioni.

Proprio ciò che si doveva ignorare, che si voleva ignorato, è di dominio pubblico. Santoro non sarà equilibrato e pacato come una Gabanelli, ma entrambi trattano argomenti scomodi, e la censura minaccia entrambi in modo equanime, per non parlare dell’ottimo Vauro e della sua vignetta, forse dura e macabra, ma così efficace a richiamare appunto le leggerezze del piano casa.

Peccato che le  pesanti intimidazioni abbiano ottenuto al contrario  un record d’ascolti della serata successiva.

Ormai, alla casta politica e agli affaristi più o meno leciti non resta che sperare nel tempo, che deposita la polvere delle macerie, che addormenta il ricordo, che distrae.

Chissà che per una volta, una sola volta, non sia così. Chissà che la nostra memoria regga più di quelle povere case.

Intanto escono voci, echi. Alcuni si spera siano solo macabra leggenda metropolitana. Certi blog dicono che molti scantinati dell’Aquila, del centro storico, erano affittati in nero a stranieri irregolari. Che sarebbero ancora là sotto, morti non rivendicati da nessuno, indegni persino di essere conteggiati.

Speriamo, speriamo con tutto il cuore che sia invenzione, esagerazione.

Le voci sull’allarme  non dato, sulla possibilità o meno di prevedere la grande scossa sulla base delle emissioni di radon del terreno, si rincorrono. Giuliani eroe inascoltato, grande scienziato, oppure cialtrone, opportunista, stregone? La verità, probabilmente, sta in mezzo a quanto strillato dai nostri isterici media. Magari la ricerca era imperfetta, magari ha azzeccato parzialmente per puro caso, ma non meritava certo una denuncia per procurato allarme, come non la meriterebbe un meteorologo che invocasse lo stato d’allerta per un fortunale, che poi non avviene.

Eppure, uno sciame sismico quale quello degli ultimi mesi, forse richiedeva attenzione e prevenzione migliore. Forse, senza immaginare improbabili evacuazioni, sarebbe bastato comunque qualche consiglio, tenete l’auto parcheggiata in luogo aperto con qualche indumento, coperta, bottiglia d’acqua nel bagagliaio. Tenete chiavi, telefonino e magari una torcia a portata di mano, anche di notte, sul comodino. Chissà. Invece di continuare a rassicurare e tranquillizzare. Forse qualche morto e ferito in meno ci sarebbe stato.

Spunta anche un telegramma mandato dal sindaco de l’Aquila dopo il 30 marzo, per chiedere misure preventive e la dichiarazione dello stato di emergenza. Inascoltato.

Intanto si continuano a chiedere soldi, raccolte, fondi di solidarietà, per spese che comunque dovrebbero essere già previste nel bilancio statale, alla voce calamità.

Il ministro Tremonti propone un 5 per mille pro terremoto. Togliendo soldi a quelle povere associazioni di volontariato che già faticano a radunarne.

Nessuno nomina l’8 per mille, proponendo di donare allo Stato. Guai! Sarebbe concorrenza sleale alla Chiesa, che fa la parte del leone di quei fondi.

Si sprecano 400 milioni di euro per un referendum posticipato, per non far arrabbiare la Lega.

Un referendum che personalmente a me non piace, almeno i punti 1 e 2. Però voglio essere libera di decidere se votare SI’ o NO. Ma votare. Un referendum su cui l’informazione è scarsissima per non dire assente.

La Lega lo dice chiaro, non volevano l’election day se no si rischiava di raggiungere il quorum. E per una volta è il premier a piegarsi al ricatto, lui che di solito mette gli altri alle corde.

Si “rischiava”. Neanche cercano pretesti o alibi, vogliono semplicemente trovare le condizioni migliori per impedire un esercizio democratico che non sta bene. Ecco come trattano noi elettori, come bambini deficienti. Del resto, hanno ragione, e noi ci meritiamo di essere trattati così. Così siamo diventati.

Quando Craxi, in occasione di un referendum, invitò i cittadini ad “andare al mare”, ebbe una bella sorpresa. Fu l’inizio della sua fine. Adesso, invece, tutti pecoroni, rassegnati, a capo chino. Assuefatti e intorpiditi.

Del resto, a proposito di Lega, la nostra informazione è così libera che nessuno dà la notizia, in rilievo sulla stampa svizzera, della segretaria del gruppo parlamentare della  Lega arrestata a Lugano con 8 Kg di cocaina, pari a 200000 dosi.  

http://www.rsi.ch/home/channels/informazione/ticinoegrigioni/2009/04/07/cocaina-agno.html

 Tolleranza zero?

Abbiamo  smarrito il senso dei nostri diritti, della nostra dignità, e ci va bene un premier che va in giro benedicente e paternalista come un sovrano,  a regalare dentiere.

E noi ringraziamolo umilmente, mi raccomando. Come se non fosse nostro sacrosanto diritto, e non concessione benevola dall'alto, avere dallo stato quella tutela e quell'aiuto che ci spetta in quanto cittadini.

Siamo servi, sudditi rincitrulliti e ossequiosi  e ci sta bene così. Se non usciamo da questo  pessimo incantesimo, ci ritroveremo piano piano privati di ogni nostro diritto, e neanche saremo in grado di ricostruire come è successo.

Col beneplacito – o al più, i deboli strilli di circostanza - di buona parte della cosiddetta opposizione.

Milena Debenedetti