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Un articolo di “Repubblica” ripropone il “caso deregulation” e impoverimento
I contrabbandieri di “sviluppo Savona”
maschera tragica della speculazione
Il miracolo degli intrecci tra rendita fondiaria, immobiliare e finanziaria.
Il ruolo di certe pagine di cronaca locale pongono altri seri interrogativi.
Le alternative
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Savona - Torniamo a
riflettere sul “caso
Savona”, partendo da una citazione tratta da un articolo di
Luciano Gallino, apparso qualche giorno fa sulle colonne di “Repubblica”:
“ L'idea che
un paese o una regione o una città possano vivere bene soltanto promuovendo il
turismo e le visite ai musei, il commercio via Internet ed i convegni, o magari
soltanto le operazioni finanziarie, lasciando ad altri la fabbricazione di tutti
i beni materiali di cui le persone hanno bisogno e utilizzano tutti i giorni, è
stata un'illusione che ci ha non poco danneggiato”. |
In soldoni è stato questo ragionamento che ha
ispirato, a
Savona, una parte di coloro che si sono opposti al processo
di deindustrializzazione e all'adozione del modello turistico – edilizio che
è stato portato avanti in questi anni dai poteri economici e politici della
Città, al di là delle appartenenze politiche.
Un processo di deindustrializzazione e la
trasformazione delle zone di maggior pregio attraverso una vera e propria
colata di cemento attuata al di fuori da qualsiasi regola programmatoria che
la recente approvazione (anch'essa “trasversale”) del
PUC da
parte del consiglio comunale non ha fatto altro che suffragare, lasciando
altri bocconi succulenti alla “deregulation”.
Il modello , appena citato, della “deregulation”
cementificatrice è stato, infatti, contrabbandato come “sviluppo”: vale la
pena ricordare, ancora, che quanti si sono opposti proprio in virtù delle
ragioni appena ricordate e così ben riassunte da
Luciano Gallino,
hanno avuto come cardine del loro agire politico l'idea che quello
“sviluppo” nascondesse semplicemente la speculazione ( è proprio questo il
motivo per il quale, torre
Fuksas o non torre
Fuksas, ci si deve opporre al porto della
Margonara;; perché si tratta di una speculazione e basta).
Ciò porta molti operatori, grandi e piccoli, singoli o associati in finanziarie ed imprese, a tenere ferma e vuota sul mercato la maggiore parte della quota disponibile: essa è destinata infatti solo a quel mercato alto e tendenzialmente “sovrano” costituito dagli agenti attratti dall'alto valore del bene costituitosi attorno alla rendita finanziaria e non attorno al valore attribuitogli dai meccanismi del mercato reale e della domanda sociale: questo spiega la grande quota di patrimonio sfitto e il mancato arresto del mercato delle vendite ad alti prezzi.
Si tratta, lo avrete capito, esattamente della
fotografia della situazione relativa alle
Torri “Bofill”,
checchè ne scrivano le pagine (speriamo a pagamento, almeno ce lo auguriamo
per gli estensori, perché sarebbe grave fare quel mestiere gratis)
pubblicate da certi quotidiani locali: è, sarà la situazione, prossima
ventura, del mastodonte “Astor” e del – futuribile - “Binario Blu” (aspettiamo i dati relativi all'ecomostro di
Via Cimarosa).
Intanto soffocata della rendita speculativa,
dall'inconsistenza economica della vicenda “crociere”, dall'assenza di una
capacità di programmazione concreta del futuro,
Savona
impoverisce come mai le era capitato in passato.
Insomma, come recita il titolo: sviluppo maschera
tragica della speculazione.
Savona, 2 Aprile 2009
Franco Astengo
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